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martedì 23 novembre 2010

Università, Pepe(Cgil): a rischio studio, ricerca e cultura

"L'inaugurazione dell'anno accademico dell’Università della Basilicata quest'anno, come mai, è per il sindacato un momento di profonda riflessione sullo stato della formazione e della cultura nella nostra regione, anche perché ricade nel trentesimo anniversario da quel fatidico 23 Novembre del 1980 che fu devastante per Basilicata e Campania". E' quanto afferma ils egretario generale della Cgil di Basilicata Antonio Pepe. "Oggi - prosegue - purtroppo, ci troviamo di fronte allo smantellamento del diritto allo studio, alla ricerca, alla cultura e riteniamo necessario non rimanere immobili di fronte a questa pericolosa situazione. Una società senza la possibilità di progredire, attraverso lo studio e la ricerca, è una società priva di consapevolezza e senza libertà. Ciò è ancora più vero per la nostra piccola università, nata nel post sisma, con lo scopo di rilanciare e sostenere lo sviluppo del territorio La scelta di coniugare ricostruzione e sviluppo fu sicuramente il frutto di una straordinaria partecipazione di tutta la società lucana e della sua articolazione sociale e politica, e della lungimiranza della classe dirigente a tutti i suoi livelli. Il rischio, sempre più evidente, che una riforma generale dell’università si possa sostanziare nella depauperazione definitiva dell’UNIBAS, deve far riflettere le istituzioni e tutte le forze sociali e politiche della regione, e stimolarle ad un impegno coerente a difesa di un insostituibile presidio di sviluppo e di difesa del futuro dei giovani. In questo senso vanno immediatamente rafforzati gli interventi finanziari per l’università, ma anche la definizione certa ed esigibile dei servizi agli studenti che effettivamente, come loro stessi hanno denunciato, versano in uno stato deplorevole. La diminuzione degli interventi a favore degli studenti e dei laureati (borse di studio), degli assegni di ricerca, delle spese per attività istituzionali post laurea (dottorati di ricerca, tirocini, eccetera), la mancanza di una politica del diritto allo studio strutturata, dimostrano quanto sia in pericolo il futuro non solo dei giovani ma dell'intero Paese, che in questo modo sarà destinato a soccombere, non potendo reggere il confronto su un mercato internazionale in cui la partita del progresso si gioca sui fattori come la conoscenza e la qualità. Stiamo assistendo ad un duro attacco da parte del Governo non solo al diritto allo studio, ma anche al mondo dei lavoratori precari della scuola, messi in pericolo dai continui ed insopportabili tagli operati in nome della crisi.

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