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martedì 30 novembre 2010

Inquinamento Iesce e Gravina - lettera aperta Trekking Falco Naumanni Matera

Egregi Assessori comunali Giuseppe Falcone e Cornelio Bergantino,

nell’estate del 2008, quindi due anni fa, indignati per lo stato di degrado in cui versava il torrente Jesce e il torrente Gravina all’interno di un’area protetta, Parco della Murgia Materana, gli escursionisti dell’associazione Trekking Falco Naumanni raccolsero le firme di mille cittadini per chiedere a Regione, Provincia , Comune, Ente Parco, ARPAB, di intervenire per rimuovere le cause dell’inquinamento e risolvere un problema che si trascinava già da diversi anni.

Il caso, a cui si sono interessati anche altre associazioni locali e privati cittadini, è stato ripetutamente trattato sulla stampa locale per sollecitare l’intervento degli enti pubblici preposti alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica e sembrava che finalmente la complessa macchina istituzionale, come un pesante carrozzone che cerchi di uscire dal labirinto in cui è impantanato, avesse cominciato a muoversi, annunciando promettenti propositi ed una serie di riunioni per concertare le necessarie intese tra i tanti attori coinvolti nella vicenda.

In effetti, le misere acque scure ricoperte di schiuma dei nostri due torrenti provengono dalla vicina e confinante Puglia e ciò complica le cose perché vuol dire coinvolgere anche gli enti locali di quella Regione per trovare una soluzione al problema.

Il depuratore di Altamura, donde arriva lo Jesce, sembra che non funzioni e lungo il percorso del torrente si sospettano scarichi di acque reflue illegali.

Ma neanche noi materani siamo esenti da colpe: il depuratore di Matera in località Pantano è tuttora sotto sequestro dopo che furono appurate dai Carabinieri violazioni alla normativa in materia ambientale. Lavori di sistemazione parziale sono iniziati ma il malfunzionamento è ancora evidente se è vero che di tanto in tanto tracce di schiuma sono segnalate anche sotto le chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, cioè nel tratto della Gravina a monte della confluenza dello Jesce.

Il sistema fognario che serve i Sassi è vecchio e presenta delle falle. In almeno due punti, all’altezza di Santa Barbara e di via Santo Stefano, le abitazioni dei Sassi scaricano le acque reflue direttamente nella Gravina, creando “graziose” cascate artificiali che si possono ammirare passeggiando sull’altra sponda della Gravina, dalla chiesa rupestre di Madonna delle Croci e da Murgecchia.

All’inizio del 2010, durante una riunione presieduta dall’allora assessore regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico, venne dato incarico all’Arpab di condurre una campagna di monitoraggio lungo l’intero corso del torrente. Poi ci sono state le elezioni, l’assessore è cambiato e non se ne è saputo più niente.

Camminando lungo i sentieri che si affacciano sulle spettacolari forre dello Jesce e della Gravina si possono regolarmente contemplare i cuscini di soffice schiuma intrappolati tra le anse percorse dalle acque, con buona pace di tutte le lodevoli dichiarazioni di intenti fin qui fatte dai nostri amministratori. Le acque che scorrono sotto l’affaccio dei Sassi continuano ad essere putride come il problema che le affligge.

Ci chiediamo a questo punto se manca la volontà di risolverlo oppure il problema è di dimensioni e difficoltà tali da collocarsi, pur con tutti gli sforzi che siamo in grado di produrre, al di sopra delle nostre capacità di trovarvi soluzione.

Matera si candida, per la sua storia e perché sede dei Sassi patrimonio mondiale dell’umanità, capitale europea della cultura. Ci chiediamo, allora se l’ambiente faccia parte della cultura o non c’entra niente, se vogliamo accogliere i visitatori dei Sassi perché ci prendano a modello virtuoso e poi spiegare loro che l’ambiente per noi fa eccezione, che abbiamo sì creato un parco storico naturale protetto, ma quello è un discorso a parte, non va considerato se è inquinato e non siamo capaci di porvi rimedio.

Ci rivolgiamo quindi a Voi, in qualità di amministratori dell’ambiente e della cultura a Matera, per chiedere di smuovere le acque torbide dello Jesce e della Gravina, di assumere l’iniziativa di riavviare un tavolo istituzionale sul problema e di risponderci se potranno mai tornare ad essere chiare e vive, in misura accettabile almeno come quando Matera era additata a vergogna nazionale.

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