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venerdì 30 marzo 2012

Sull’Imu agricola serve una sostanziale revisione Il Governo rispetti gli impegni presi con le organizzazioni di categoria


In merito alle indiscrezioni sui possibili interventi di modifica dell’Imu agricola da inserire nel decreto sulle semplificazioni fiscali, la Cia Confederazione Italiana Agricoltori evidenzia che non c’è traccia della sostanziale revisione dell’applicazione dell’imposta chiesta a gran voce da tutto il mondo agricolo.
La previsione di un’irrisoria riduzione dell’aliquota sui fabbricati strumentali dallo 0,2 % allo 0,175 % - accompagnata da un assoggettamento a imposta dei fondi situati in zone collinari nella misura del 60%, che fino a ora erano esenti - non può certo risolvere i problemi del settore, penalizzato da una tassazione ingiusta che graverebbe su strumenti di lavoro.
Da mesi le organizzazioni di categoria hanno dimostrato massima collaborazione con il Governo nei lavori svolti durante il tavolo fiscale che si sono peraltro conclusi con precisi impegni da parte dell’esecutivo. Impegni che, evidentemente, non sono neanche lontanamente rispettati da questi interventi e che, peraltro, non considerano minimamente le posizioni espresse dal Parlamento.
Le contro-stime presentate dalle organizzazioni di categoria sull’impatto dell’Imu sull’agricoltura dimostrano un gettito ben maggiore di quello quantificato dal Ministero dell'Economia e Finanze. Ma, nell’assenza di dati certi sul numero dei fabbricati rurali, abbiamo richiesto, con grande senso di responsabilità, di rimandare le valutazioni di merito sull’eventuale tassazione dei fabbricati rurali all’anno 2013; entro tale data, infatti, tutti i fabbricati rurali dovranno essere censiti nel catasto fabbricati. Inoltre, ha aggiunto il presidente nazionale Politi della Cia, abbiamo chiesto la reintroduzione delle regole previste dall’Ici per la determinazione di una base imponibile agevolata sui terreni posseduti e condotti da CD e IAP iscritti alla previdenza agricola e abbiamo suggerito l’introduzione di una maggiore differenziazione dei moltiplicatori in grado di ridurre l’Imu per i soggetti che operano professionalmente nel settore agricolo.
Purtroppo nessuna di queste richieste, da quanto si apprende, sembra sia stata presa in considerazione. E la situazione che si è venuta a creare preoccupa notevolmente il settore agricolo ed è necessaria una risposta del Governo. In tal senso è da valutare positivamente l’iniziativa della senatrice Maria Teresa Bertuzzi, che ha presentato un emendamento con il quale è stato richiesto il rinvio della tassazione Imu al 2013 per i fabbricati strumentali (in modo tale da poter determinare con certezza le aliquote da applicare) assicurando comunque per il 2012 un gettito Imu sulla base di tariffe forfettarie ma con la garanzia di sostenibilità e perequazione.
Insomma, se le modifiche che si intendono apportare all’Imu agricola si fermano alla mini-riduzione per i capannoni agricoli e alle misure per le zone montane e collinari, noi ci dichiariamo profondamente delusi dal comportamento del Governo che in tale clima di incertezza di stima del gettito, invece di accogliere le nostre responsabili proposte di rinvio a un futuro peraltro imminente, continua ad accanirsi sul mondo agricolo minimizzando il gettito atteso da questo settore. Peraltro, sulla base di stime che per evidenza dei fatti sono basate su semplici ipotesi e assunzioni. Ecco perché, se le indiscrezioni degli organi di stampa si rivelassero le uniche correzioni che il Governo è disposto a concedere al settore primario in materia di Imu, noi ci riserviamo di mettere in atto nuove mobilitazioni di concerto con le altre organizzazioni di categoria.

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