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venerdì 14 ottobre 2011

Bolognetti (RI).Caso Fenice/Arpab.Belisario più inquinante del mercurio e dell’arsenico.




Evviva, abbiamo scoperto che fare analisi sulle matrici ambientali può essere tutt’altro che noioso: basta essere dei creativi, et voilà, ci si può divertire da morire a spese dei cittadini. Che mattacchioni quelli dell’Arpa, volevano divertirsi, hanno giocato con le analisi, ma solo - sia chiaro- per vedere se qualcuno riusciva a scoprire il trucco. Che bello sapere che oltre a vigilare sulla nostra salute hanno saputo coniugare la serietà del loro impegno con innocenti scherzi da osteria. Adesso che il bubbone è esploso, è legittimo porsi una domanda: se l’Arpab ha taroccato i dati relativi alle matrici ambientali del Vulture, se l’Agenzia per la protezione ambientale è assurta nel “Caso Fenice” al ruolo di protettore della multinazionale Edf -anziché tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini lucani- che fiducia possiamo avere nelle analisi effettuate dalla stessa Agenzia nella Valle dell’Agip, sul Pertusillo, sui siti di bonifica di disinteresse nazionale di Tito e della Val Basento? E ancora, in tutta questa vicenda che ruolo ha avuto quella ASP che afferma che non è dimostrato un riflesso dell’inceritore sulla salute umana, perché nessun cittadino nel ricoverarsi o recarsi dal proprio medico condotto ha dichiarato che i suoi malanni andavano ricondotti alla presenza del termodistruttore? Eppure, lo stesso registro tumori (sia pur fermo al 2006), uno studio condotto da un serio gruppo di ricercatori milanesi(intitolato “current cancer profiles of the italian regions”), i dati Istat, qualcosa raccontano. In Basilicata, l’incidenza delle malattie tumorali cresce più che nel resto della penisola. Anche se, ed è bene ricordarlo, inquinamento fa rima anche con malattie croniche ed infiammatorie. Se qualcuno si prendesse il fastidio di andare sul sito della Commissione europea per la salute, si accorgerebbe che in Italia cresce sì l’aspettativa di vita, ma a partire dal 2003 crolla l’aspettativa di vita sana. Su questi dati potrei innestare delle riflessioni su prevenzione e cura dalle quali per il momento preferisco astenermi. 
Il neo direttore dell’Arpa, Raffaele Vita, invoca uno stop rispetto a quella che egli definisce un opera di discredito dell’Agenzia. Caro Raffaele, non ci siamo, e pur comprendendo il disagio derivante dal fatto che ti sei ritrovato tra le mani una patata bollente, ti dico che l’Arpa si è screditata da sola e recuperare credibilità sarà difficile. Noi, per esempio, abbiamo ripetutamente proposto di sottrarre la nomina dei direttori delle Arpa alla politica, o meglio alla partitocrazia, per affidare il tutto nelle mani di società specializzate nella selezione di manager, con criteri chiari e pubblici. 
E veniamo ora al capitolo forse più sconcertante di tutta questa vicenda: quello delle prese di posizione da kamasutra partitocratico che si susseguono in queste ore. Passi che il vice-presidente vicario del Parlamento Europeo intervenga a babbo morto, dopo tre anni che c’è un problema. Passi il fatto che il vice-presidente della Commissione ambiente, Salvatore Margiotta, non abbia proferito verbo, ma è davvero intollerabile l’inquinamento ambientale prodotto dalle dichiarazioni di Felice Belisario, che continua a puntare il dito contro la Prestigiacomo, invece di alzare il telefono e chiedere lumi all’assessore provinciale all’ambiente Massimo Macchia(IDV). Ecco, per certi aspetti si potrebbe dire che c’è un ceto partitocratico che ha sul nostro “ambiente” ha effetti di gran lunga più devastanti del Nickel, dell’Arsenico, del cromo e del mercurio che Fenice ha rilasciato nella falda.
Gioverà chiedere a quel sostituto procuratore che nel settembre del 2009 dichiarò di non aver sequestrato l’inceneritore per senso di responsabilità, se sia opportuno perpetuare la sua permanenza in quel di Melfi, stante i rapporti del di lui figliolo con la EDF. Sia chiaro, non ne facciamo una questione penalmente rilevante, ma appunto questione di opportunità. Forse un trasferimento sarebbe cosa buona e giusta.
Infine, ma non ultimo, ci chiediamo se qualche penna di regime, opportunamente assurta al ruolo di portavoce, non ritenga opportuno e doveroso, alla luce di quanto va emergendo,  rassegnare le dimissioni. Ancora una volta, ribadiamo ai signori del depistaggio e dei dati secretati, che tutti i cittadini sono in grado di ben comprendere e interpretare delle analisi ambientali, se li si mette nella condizione di farlo senza trucco e senza inganno.  

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