“Ci sono problemi specifici di categorie professionali che attraverso competenze, passione e impegno sono essenziali per il rilancio del Paese e ci sono poi questioni che riguardano la condizione dei giovani professionisti che vivono in modo precario la professione e devono scommettere di più su specializzazione e formazione. Ritengo che gli Ordini professionali – sottolinea Benedetto – debbano avere una funzione sociale e che il nuovo Parlamento ha molto da lavorare per riformare norme che regolamentano l’attività professionale, a partire dalla riforma del sistema degli Ordini, oltre a quelle di natura fiscale e previdenziale. Sono provvedimenti importanti da assumere, come nuovo Parlamento, nella piena condivisione degli Ordini e delle associazioni professionali. Il punto delicato è come far coincidere il processo di liberalizzazione, che rischia di tradursi semplicemente in una sorta di sistema “tariffe discount”, con garanzie e tutele di categorie professionali sulle quali da tempo si scaricano gli effetti della crisi ancora più marcate per le categorie tecniche, dei servizi e consulenza ad imprese, della giustizia”. Benedetto evidenzia che come testimonia il “manifesto per un welfare delle professioni italiane” è cresciuta la proposta delle categorie professionali al servizio dei cittadini. La politica deve però fare di più per ridurre condizionamenti nelle carriere come negli incarichi della Pubblica Amministrazione e dare concreto riconoscimento alla meritocrazia e alle condizioni per nuove opportunità ai giovani professionisti.
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