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domenica 18 novembre 2012

NO, alle trivellazioni nel Mar Jonio !

Il circolo Legambiente di Policoro ritiene assurdo concedere ancora concessioni per piattaformi petrolifere in mare. Tutti siamo d’accordo nel dire che la nostra regione ha due risorse economiche importanti: turismo e agricoltura. Il nostro turismo è legato molto al Mar Jonio, pertanto, è necessario salvaguardarlo dagli assalti di chi vuole trasformarlo in un mare di guai per la flora e la fauna presente e per le popolazioni locali. Quindi, ognuno nel proprio ruolo deve potersi impegnare a far sentire la propria voce per non rischiare di trovarci, come sempre, con un pugno di mosche in mano. A tal proposito, vogliamo rendere noto, una dichiarazione fatta dal vice presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, il quale ha preso parte a Venezia, il 9 novembre 2012, alla Conferenza internazionale delle Regioni adriatiche e ioniche, sulla "Salvaguardia delle coste delle Regioni del Mare Mediterraneo dall'estrazione di idrocarburi in mare", ha sottolineato che : «Cresce il protagonismo dei territori e delle istituzioni locali contro l'arrivo di nuove piattaforme petrolifere in mare. E’ emersa la necessità che il nostro Paese esca dal petrolio e dalle fonti fossili, come auspicato da tanti anni dalla nostra associazione, per arrivare a un sistema energetico basato su risparmio, efficienza e produzione di energia da fonti rinnovabili. Contrariamente a quanto previsto dalla Strategia energetica nazionale in discussione in queste settimane, che riapre con forza la strada alla ricerca e l'estrazione di idrocarburi in Italia, ponendo per il contributo dell'estrazione dal mare e da terra un obiettivo di crescita dal 7 al 14% del fabbisogno energetico. Una scelta assolutamente insensata, anche perché le ultime stime del ministero dello Sviluppo economico stimano nei nostri fondali marini la presenza di 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe, che stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi. Il settore, insomma, è destinato a esaurirsi in pochi anni.

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