BELISARIO: ‘Vengo anch’io. No, tu no’.
Vengo anch’io. No, tu no’. Per provare a mettere a fuoco le strategie del Pd si può scomodare un vecchio successo di Enzo Jannacci, sperando di non fare troppo torto a una grandissima canzone. Perché da settimane, se non mesi, lo stato maggiore democratico continua a lanciare messaggi d’apertura a destra ricevendo però sempre in risposta chiari e decisi rifiuti da Udc e Fli. Insomma, pare proprio che da quella parte nessuno voglia il Pd.
Eppure Bersani, D’Alema, Franceschini insistono, trascurando aprioristicamente, chissà poi perché, la possibilità di costruire una alleanza coesa di centrosinistra in grado di proporsi come alternativa credibile non solo all’attuale destra berlusconiana ma anche al nascente, e ancora fragile, Terzo Polo. Io ci credo, sono convinto che una coalizione che comprenda Pd, IdV, Sel e, magari, anche una lista civica in cui si ritrovino figure di spicco della società civile, possa presentarsi agli elettori con la forza necessaria per vincere.
I numeri degli ultimi sondaggi dicono che si può fare, eppure il Pd non sembra crederci. Anzi, corteggia insistentemente Casini fino quasi ad accettare l’eventualità di entrare in società con l’Udc come socio di minoranza, nonostante il Pd sia dato a oltre il 24% e l’Udc intorno al 6%, e strizza l’occhio a Fini, che pure ha i suoi bei problemi a far nascere il suo partito. Tutto ciò non considerando poi il dato politico inequivocabile che l’elettorato di Casini e di Fini è un elettorato di destra, che non si riconosce più nel berlusconismo e quindi nel Pdl, ma che non intende comunque mischiarsi in nessun modo con la sinistra.
A me tutto questo è talmente chiaro da sembrare ovvio, ma evidentemente per altri non è così. L’Italia dei Valori va comunque avanti con l’orgoglio di sempre e si prepara alla battaglia referendaria, che è l’unico strumento per disarcionare il governo: contro il legittimo impedimento, il nucleare e la privatizzazione dell’acqua. Ma, nonostante la nostra generosa disponibilità, dal Pd continua un silenzio, un po’ snob, certamente inspiegabile, che non aiuta a costruire una credibile e necessaria alternativa che dia speranza ad un Paese in grossa difficoltà economica, sociale, etica. Forse ha proprio ragione Benigni, “dov’è la vittoria” sembra scritto dal Pd.
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