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lunedì 4 marzo 2013

I nodi da sciogliere qui...o altrimenti il diluvio.

Pensare che il gran ribaltamento degli assetti politici nazionali non possa avere conseguenze nella nostra regione sarebbe l’errore più grave in cui incorrerebbe il presidente De Filippo nel momento in cui, dovendo necessariamente varare una nuova Giunta Regionale come conseguenza di alcuni mutati equilibri nella precedente, dovesse misurare con qualche bilancino conservativo di consensi la domanda sostanziale sulla natura stessa di una nuova giunta regionale.
Nuova giunta che, ovviamente non potrà non tenere conto che dietro l’avanzata apparentemente travolgente di un nuovo soggetto politico, più che il progetto di questo, è stata la rabbia popolare il vero movente finale che ha spinto necessità ineludibili di cambiamento, che andavano registrate prima, verso di chi proponeva la rottura come soluzione ai mali di un sistema giudicato incapace di emendarsi, piuttosto che chi in qualche modo di presentava come alfiere di un tutt’apposto che non trova più ragione di esistere, e da tempo, come puntualmente ricordiamo noi di Comunità Lucana.
La caduta dei consensi del centrosinistra in Basilicata nasce da domande a cui mai nessuno finora si è dato pena di rispondere, a partire dal lavoro e da tenute del nostro sistema economico troppo vincolate alla presenza di soggetti esterni poco legati al territorio ed alle sue potenzialità, si da non potersi intravedere che passività istituzionale rispetto alle scelte aziendali e ben poca attitudine alle forme micro-aziendali di auto-impiego, per finire alla coesione sociale messa a dura prova proprio dalla crisi e del cui disagio non è più pensabile farsi carico attraverso deviazioni dell’assistenza in partite economiche che dovrebbero essere invece di investimento (forestazione, formazione, aiuti al mondo agricolo, Vie Blu e via scorrendo la lunga lista degli interventi utilizzati più per drenare il consenso delle categorie più svantaggiate che per offrire loro opportunità di rilancio professionale), dal blocco bancario che strangola le imprese locali nell’accesso al credito in un’incapacità pubblica di “pensare sistema” piuttosto che continuare a postare dispendiosi “inviti” agli istituti di credito, alle tante, troppe domande ambientali a cui finora non si è voluto dar in alcun modo risposta se non nel trincerarsi in una melma acquitrinosa e maleodorante, e potremmo continuare molto a lungo.
E’ mancata quindi più la visione globale di cosa avrebbe potuto essere la nostra terra – e glisso su tante indicazioni energetico-olgettine che pur ci si è sperticati per anni a decantare come modello – nell’aggravante sostanziale di non essere mai riusciti a tenere a freno gli interessi dei clan politici e di aver così sprecato risorse nell’appagamento di appetiti baronali e di corte, ma a voler riprendere il complesso delle nostre comunicazioni stampa diverremmo inutilmente ripetitivi nell’indicare mali che ci sono chiari da sempre, ma sui quali mai alcuna discussione si è aperta serenamente come pur da anni invochiamo inascoltati, pur se in qualche modo ascoltati.
Oggi ogni serenità del confronto, pur finora negato, è messa a dura prova dall’evolversi dei fatti e dei loro protagonisti, e crediamo che ancora una volta, per l’ennesima volta, sia necessaria invitare chi legittimamente governa la regione ad un’operazione verità sui mali di questa terra per impedire più che rabbiose derive, la perdita della speranza che qualcosa possa mai più cambiare in regione, che è, a nostro avviso, il principale dei motivi per cui il Presidente De Filippo, il suo partito, la sua eterea ormai maggioranza e le opposizioni perdono consensi da un barile finora a tenuta stagna.
La verità, Presidente, è sempre fatta di nodi da sciogliere e dita abili e forti per dipanarli in quello che è l’unico modo consentito di scioglierli in democrazia, la sincerità nell’ammettere che si è sbagliato molto a lungo e la volontà di non perseguire ancora nell’errore, così che nella composizione di una nuova Giunta Regionale, è solo l’afflato di verità ormai non più celabili che deve guidarla negli inevitabili forse equilibri necessari alla politica, ma nella necessità di scegliere di conseguenza esperienze personali spendili per testimoniare quelle stesse verità nel governo della regione, per ciò che resta del mandato, anche tenacemente fuori da quegli stessi equilibri. C’è un programma, quello di Comunità Lucana, lo faccia suo per ciò che riterrà praticabile alla sua sensibilità istituzionale per il bene reale di questa che è la nostra terra, poiché crediamo contenga alcune risposte concrete, o altrimenti il diluvio. 

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana

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