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giovedì 28 marzo 2013

Il desiderabile ed il possibile.

Ritengo che la maturità politica di una istanza nella volontà di volere raggiungere un obiettivo si debba leggere anche nella sua capacità di “stare nella realtà” quando, non possedendosi quei numeri adatti alla piena soddisfazione dell’istanza stessa, sia una visione dell’obiettivo imperniata sul dialogo con gli altri numeri a guidare verso il traguardo, in una ottica dinamica del possibile rispetto al desiderabile. E nel caso della mozione presentata ed approvata ieri in Consiglio Regionale sulla questione Fenice, ma nello specifico – occorre ricordare – su quali avrebbero dovuto essere le prese d’atto sull’ottima e dettagliata relazione della Commissione presieduta da Pagliuca proprio in ordine a potestà legislative esprimibili dal Consiglio Regionale stesso attraverso la Giunta Regionale (tale è infatti il senso tecnico di una mozione, un impegno al fare), al desiderabile, la chiusura cioè di quell’impianto inquinante, ci si è approssimati, a modesto avviso di chi scrive, attraverso il possibile, dotandosi quindi di una volontà prodromica ben chiara rispetto agli strumenti occorrenti per potere arrivare alla chiusura dell’impianto. 
Strumenti che se i proponenti di mozione concorrente individuavano in atti monocratici di chiusura che avrebbero originato per certo contenziosi amministrativi nelle more dei quali all’impianto, per la prassi corrente, sarebbe stato comunque possibile continuare a funzionare, ed altri in alquanto strumentali e ingenue richieste di “tribunali politici” su cui far cassa di consensi, in una richiesta di cui però sarebbe folle negare l’esigenza sia in sede di lettura storica che politica, il Consiglio in una buona pagina della propria esperienza amministrativo-legislativa ha preferito impostare una mozione intelligente che non deve però rimanere sulla carta delle intenzioni, ma tramutarsi in brevissimo termine in atti concreti.
Mozione intelligente che pone, ad iniziare da una riforma dell’ARPAB già in itinere legislativo, ma di cui si ribadisce l’urgenza, proseguendo per ciò che in seguito il presidente De Filippo ha definito come un “meccanismo semaforico” teso ad individuare (e vedremo come) soglie di attenzione ai parametri inquinanti inferiori rispetto a quelli previsti dalla legge – e come altre volte abbiamo detto, possibili solo per siti specifici a legislazione corrente - prevedendosi automatismi di procedure per arrivare ad arresti degli impianti in caso di superamenti degli stessi limiti, continuando per la concessione subordinata ad opere di bonifica a cura di Fenice oltre il perimetro del plesso dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, e terminando in quell’indicazione chiara del nuovo piano regionale dei rifiuti fondato sul rispetto della gerarchia di trattamento dei rifiuti che già da sola confina Fenice nell’inutilità, una volta raggiunti i limiti di riduzione dei rifiuti, riciclo, raccolta differenziata, recupero di materiali delle Direttive Europee, legge che vogliamo ricordare è già in calendario consiliare nella nostra proposta di legge alla firma di quattro consiglieri regionali e di cui auspichiamo una rapidissima approvazione per cominciare a sottrarre cibo a quell’impianto che si nutre prima ancora che dei rifiuti di approssimazione, ritardi, zone d’ombra che la nostra gestione dei rifiuti ha prodotto finora.
Non dimenticando che saranno però gli atti specifici sul tema dei rifiuti speciali, purtroppo sottratti alla potestà legislativa regionale, a determinare la vita residua di Fenice e del gravissimo inquinamento sin qui prodotto, riteniamo che la mozione approvata ieri sia stato il primo passo concreto ad invertire una tendenza che sarebbe poco intelligente non avvertire come segnale di cambiamento, forse più indotto da paure di “scollarsi” elettoralmente dalla gente che da auto-maturazione delle idee, ma pur di quella inversione di tendenza che abbiamo sempre chiesto si tratta, e stupido sarebbe non considerarla tale in giudizi che francamente si sente ormai esigenza che fossero più aderenti alla realtà di conoscenze legislative che spesso mancano in chi determina la pubblica opinione in “lucan-grillismi à la pagé”. 
Se quindi avremmo tutti desiderato la chiusura sic et simpliciter di Fenice, abbiamo però cominciato a delimitare il recinto stretto nel quale il destino di Fenice è comunque segnato. E controlleremo, ovvio.

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