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giovedì 28 marzo 2013

GRANDE SATYAGRAHA.

Appello/Ragioni/Obiettivi 
Il Testo dell’appello 

Dopo aver con puntuali azioni nonviolente e iniziative parlamentari incoraggiato lo Stato a rispettare la sua propria legalità, gli impegni presi, la parola data, con questa ennesima iniziativa nonviolenta prendiamo atto che ormai ci troviamo di fronte a una definitiva, letale cementificazione della condizione di flagranza criminale del Regime italiano contro Stato di Diritto e Diritti Umani, principi e obblighi non solamente prevalenti ma perentoriamente costitutivi della Costituzione italiana.
Ci troviamo ormai di fronte alla politica propria di un Regime divenuto da tempo assolutamente opposto a ogni dialogo democratico specie se volto al rispetto dei Diritti e dei valori umani, della Costituzione e dei Patti e delle Convenzioni internazionali che sono anche formalmente integrati nella Costituzione stessa.
Occorre prendere coscienza di questa ormai ultra-stabilita, tutelata e conservata situazione gravemente patologica con il suo corollario di usuali riconosciute ammissioni.
Anche quando da massime istituzioni esalano lamenti, deplorazioni e confessioni, le conseguenze che puntualmente ne vengono tratte sono quelle della mancata loro difesa e puntuale attuazione di necessarie conseguenti disposizioni. 
Persino di fronte a decisioni formalmente prese, come ad esempio quella del 2 agosto scorso dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con la quale si ORDINA al servizio pubblico, alla Rai S.p.A. “di assicurare la trattazione delle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella sul sovraffollamento delle carceri in programmi di approfondimento che, per congrua durata e orario di programmazione, risultano maggiormente idonei a concorrere adeguatamente alla formazione di un’opinione pubblica consapevole su temi di attualità di rilevante interesse politico e sociale, entro il termine di quattro mesi a decorrere dal mese di settembre 2012”, decisioni e ORDINI come questo si sono vissuti e manifestati come lettera morta. All’ORDINE del 2 agosto 2012 – così come a tutte le ingiunzioni precedenti – la RAI non ha dato alcun seguito, nel silenzio complice dell’Autorità stessa, con l’ormai ostentata complicità di ipocrite lagnanze compensative, da Parlamento, Governi, massime magistrature “Repubblicane” e, soprattutto, dal massiccio Regime dei media. 
Sicché anche quando personalità dei Governi, del Parlamento o di Istituzioni apicali dello Stato – come nei casi del Primo Presidente della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti – assumono pubblicamente e ufficialmente posizioni tanto dure quanto puntuali sullo stato della Giustizia nel nostro paese, queste non fanno altro che comprovare che tali posizioni coincidono perfettamente con analisi e giudizi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, il quale, ancora nel 2005, con il Rapporto del Commissario per i diritti umani Alvaro Gil-Robles, denunciava il fatto che “in base alle informazioni fornite dal Procuratore generale presso la Corte di Cassazione [...] circa il 30% della popolazione italiana [era] in attesa di una decisione giudiziaria”; e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa aggiungeva che “i ritardi della giustizia in Italia sono causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sin dal 1980” e che tali ritardi “costituiscono un pericolo effettivo per il rispetto dello stato di diritto in Italia”. 
Tali analisi e giudizi sono stati confermati il 19 settembre 2012 da Nils Muiznieks, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa che, pubblicando un rapporto basato sui dati raccolti nel corso della sua visita in Italia nel mese di luglio, ha affermato che “l’eccessiva lunghezza dei processi è un problema di lunga durata in Italia, che si ripercuote sull’economia nazionale. È tempo di trovare soluzioni durevoli, che siano sostenute da tutti i soggetti interessati. In tempi di crisi economica questo dato dovrebbe essere un incentivo per trovare delle soluzioni atte a invertire la rotta”. 
Per questo oggi riteniamo che la antica, costante lotta del movimento Radicale debba di nuovo fornire il suo contributo massimo di urgenza e di obiettivi anche a tutte le altre forze – politiche, sociali, religiose, istituzionali che siano – che, nella congiuntura connotata purtroppo dall’indubbio ormai riaffermarsi della metamorfosi del Male, ideologicamente continuano a denunciare come tale quel Male mentre in realtà si affermano e ne sono di fatto gli eredi, di nuovo rischiando di distruggere e dominare il paese, radicalmente contro la Legge e contro la Democrazia, contro Giustizia Libertà e Amnistia. 
Di conseguenza, il persistere senza eccezioni della realtà istituzionale e sociale dello Stato italiano – che ha accettato e adottato una flagranza anti-costituzionale, di totale illegalità – aggrava l’opera e la natura anti-democratica dello Stato connotandolo come Potere Assoluto, di fatto, di negazione del Diritto e della Democrazia, contro il popolo e il territorio italiani; ormai metamorfosi vincente dei mali dittatoriali eliminati, battuti nel passato, che fossero essi nazisti, fascisti o comunisti o ancora di altra natura. Tutto ciò in spregio dei patti costitutivi della stessa ONU, dell’Unione Europea e della Repubblica italiana. 
Dinanzi alla perfino ostentata, provocatoria, arrogante, volgare, violenta imposizione della flagranza criminale di questo Stato italiano, si continua e ci si accinge a comunque imporre de facto Disordine Costituito con ferite e costi sempre più onerosi e conclusivi. In particolare, per quel che riguarda il carico sempre più pesante dell’ormai strutturale non ragionevole durata dei tempi dell’amministrazione della giustizia e della sua conseguenza diretta, quella di una condizione penitenziaria stabilizzatasi con gli esecrati connotati della Shoah o dei Gulag.
Di fronte all’indegna, apparente buona coscienza a buonissimo mercato con cui sono state da tempo raccolte da parte di massimi responsabili costituzionali e istituzionali italiani dichiarazioni dolenti, lottiamo affinché non siano usati in tale modo infame anche auspici e solidarietà manifeste e inequivoche che in particolare in questi giorni vengono dai massimi vertici religiosi della Chiesa cattolica e che vanno in direzione opposta a quella dello Stato italiano, malgrado, contro, il patto concordatario con proclamato obiettivo costitutivo il “bene del Paese”.
Lottiamo oggi per riuscire ad assicurare anche al nostro paese questo Satyagraha, che è necessario si riveli davvero Grande, in appoggio e rafforzamento dei 5 giorni di sciopero della fame già in corso grazie alla ammirevole risposta civile, democratica e nonviolenta della intera comunità penitenziaria, erede ormai delle Resistenze vincenti anti-totalitarie, anti-fasciste, anti-naziste e anti-comuniste, in particolare nel nostro paese.
Quindi Satyagraha a tempo indeterminato fino ai suesposti e confermati obiettivi di Riformare e, così, sostituire realtà e politiche sin qui “nazionali” o “internazionali” con la ri-nascita, la affermazione degli obiettivi e di una rivoluzione nonviolenta, quella profetizzata nel 1941 col Manifesto di Ventotene dai carcerati Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
Obiettivo di questo Grande Satyagraha è interrompere la flagranza di reato di uno Stato condannato duemila volte dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per l’irragionevole durata dei processi, e perché sia immediatamente recepito l’ultimatum della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che l’8 gennaio scorso ha imposto all’Italia, come obbligo violato ormai da decenni, di rimuovere, entro un anno, le cause strutturali del sovraffollamento e di trattamenti disumani e degradanti nelle carceri. 

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