Nelle scorse ore: “Marco Pannella ha iniziato dalla mezzanotte di ieri 20 marzo uno sciopero della fame per incoraggiare e rafforzare lo “Stato” a rispettare la sua propria legalità, gli impegni presi, la parola data. Una forma di dialogo per trasmettere – attraverso il proprio indebolimento fisico - energia e forza alle istituzioni affinché facciano ciò che devono per rispettare le leggi, i propri annunci, le proprie dichiarazioni”. Gioverà ricordare che “entro dieci mesi – due sono già passati invano – l’Italia deve aver rimosso le cause strutturali che determinano i trattamenti disumani e degradanti negli istituti penitenziari, così come ha richiesto l’8 gennaio scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Chi individua – come Marco Pannella e i radicali – nell'amnistia l’unica riforma immediatamente disponibile per rimuovere quelle cause e per determinare le condizioni per la riforma della giustizia oggi annientata da milioni di procedimenti penali e cause civili pendenti, cerca di parlare con il metodo della nonviolenza a chi – magari pur volendolo – non è riuscito finora a creare le condizioni per il rientro rapido nella legalità costituzionale italiana ed europea”. Con Marco Pannella continuiamo a ritenere, anzi ne siamo fermamente convinti, che l’amnistia sia l’unica riforma immediatamente disponibile in grado di rimuovere le cause che fanno del nostro Stato, sul piano tecnico giuridico, un delinquente professionale pluricondannato, da oltre 30 anni, dalla Corte di Giustizia Europea per la non ragionevole durata dei processi. Noi torniamo a rivolgerci alle massime cariche istituzionali lucane, ad iniziare dal Presidente Vito De Filippo, alla Cei lucana e a Monsignor Agostino Superbo, affinché - e nuovamente - levino forte la loro voce a sostegno del diritto e dei diritti negati. Occorre ora, subito, ieri, interrompere la flagranza di reato in atto che si è fatta strage di vite, interrompere la strage di legalità che ha per inevitabile corollario la strage di popoli; occorre richiamare “Cesare”, il nostro Stato, al rispetto della sua propria legalità, affinché con il diritto e i diritti negati vivano e tornino a vivere nelle nostre patrie galere l’articolo 27 del dettato costituzionale, la voce dei Beccaria e dei Voltaire, le Convenzioni Internazionali a tutela dei diritti umani, che pure abbiamo ratificato e assorbito nel nostro ordinamento.
“Dalla mezzanotte di domenica 24 gennaio decine di persone e tra queste Rita Bernardini e il Presidente d’onore del PRNTT Sergio Stanzani hanno intrapreso uno sciopero della fame di 5 giorni. L’iniziativa punta a coinvolgere tutto quel mondo penitenziario – dai detenuti e i loro familiari, a chi dentro il carcere ci lavora o fa volontariato – oggi vittima della sopraffazione della legge da parte di quelle istituzioni che, invece, sono chiamate per prime a farla vivere e rispettare”. Imbracciamo una volta di più le “armi” della nonviolenza “per arrivare al cuore dello Stato. Saranno cinque giorni di iniziativa nonviolenta che si concluderanno alla mezzanotte di venerdì 29 marzo, così da essere uniti, nell'ultimo giorno, a tutta la comunità cristiana che prevede proprio il digiuno nella ritualità del giorno che ricorda la passione di Gesù”. Personalmente e per ragioni di salute, ho aderito all’iniziativa per la sola giornata del venerdì santo. Nel reiterare l’appello a tutti gli uomini di buona volontà, esprimo l’auspicio che la Pasqua di resurrezione sia anche Pasqua di resurrezione del diritto e dei diritti da troppo tempo negati e calpestati in questo paese. Chiudo manifestando - e ci tengo molto - il mio sostegno all’iniziativa indetta dall’Agesci e intitolata “Calvario dei poveri cristi”, che vuole essere un momento di riflessione quanto mai indispensabile sulla realtà carceraria.
Nessun commento:
Posta un commento