l'ampia discussione aperta in questi giorni, a tutti i livelli, a seguito del disimpegno del Consiglio Regionale e dell'impegno del consiglio comunale di Potenza sul riordino delle province, deve necessariamente imporre qualche riflessione su quanto accaduto e, spero, non irrimediabilmente.
Pur ritenendo come ovvia, scontata la scelta potentina di accentrare tutto sul già capoluogo di regione, la contesto perchè è frutto di una visione limitata, egoista, arrogante e, oserei dire, separatista. Nella mia, inascoltata o forse cestinata, sollecitazione a Santarsiero, chiedevo al Sindaco di Potenza di assumersi la responsabilità, e poteva farlo, di garantire alla Basilicata l'integrità regionale. La risposta, non a me ma ai lucani, è stata la velocissima, rugbista consegna del deliberato potentino al ministro come a temere che qualcuno potesse sottrarre, furtivamente, il prezioso manoscritto.
Certamente tanto i comportamenti regionali quanto quelli potentini, confermo il mio profondo rispetto per i cittadini, fanno davvero pensare ad una bassezza del livello della politica lucana che, credo, non abbia eguali nel resto della nazione.
Quale è stato il risultato? Oggi tutti auspicano o temono la scomparsa della nostra Basilicata e l'attuazione del teorema Agnelli. Una regione, tra l'altro, fortemente rappresentata ai massimi livelli tanto nel passato che nel presente. Ottimo risultato per una regione politica che, davvero, dovrebbe fare le valigie e togliere il disturbo.
Ma mi chiedo. E' possibile che gli amici di Potenza, regionali compreso gli aventini materani e comunali, non abbiano avuto la capacità di prevedere che si andava dritti verso lo sfascio? E' possibile che amministratori di lungo corso agiscano di stomaco azzerando la ragione? Cosa si attendevano che i materani, privati di tutto, organizzassero una edizione straordinaria della Bruna? Si rendono conto, lor signori che Potenza è quella che è perchè ad arricchire, legittimare, rendere mondiale la Basilicata non è il petrolio ma la città di Matera, la sua provincia? Io non credo che sia separatista la posizione assunta da un civico movimento che guarda ad un referendum per andare verso la Puglia. Di fatto il solco è stato tracciato, in maniera profonda e, ad oggi, incolmabile dal Consiglio Comunale di Potenza e dalla Regione Basilicata, quest'ultima rea di aver scelto di non decidere e di demandare alla legge del più forte decisioni storiche che, sicuramente, meritavano ben altre attenzioni e valutazioni.
La politica potentina, il senso è molto ampio, non ha capito che, come riporterò su miei manifesti, Potenza è Potenza perchè c'è Matera, ma Matera senza Potenza è e sarà sempre Matera. La città dei Sassi, patrimonio mondiale dell'Unesco, che proprio per questo, in procinto di diventare capitale europea della cultura, doveva essere legittimata, sostenuta, lanciata dal suo capoluogo di regione e dai politici che pescano, a mani piene, nel mare del consenso popolare. E' stato un grandissimo errore, frutto di una visione miope come quella dell'amico Restaino che, oggi stesso sui giornali, ha lanciato l'accusa al PDL. Caro Erminio, rispettoso del Tuo grande acume politico, mi permetto di dirTi che il PDL, dal quale nell'occasione mi sono scartato, non può essere fondante a seconda delle convenienze della Tua maggioranza. In due anni e mezzo di legislatura, ne sono testimone, non è, non siamo mai stati ascoltati nonostante le mille e mille proposte. Il Presidente De Filippo sa quante volte, anche personalmente ed a più riprese, gli abbiamo chiesto ascolto. Mai questo è accaduto e, molto probabilmente se ci avesse ascoltato oggi le cose sarebbero state diverse. Se fosse stata accolta la mia proposta, di Matera Capoluogo con tutto il contorno con fermezza e chiarezza, avremmo avuto una regione unita e forse un PD, una politica lacerata. Sarebbe stato il male minore e tutti gli attori sarebbero entrati nella Storia, in continuità con la tradizione lucana. Altri tempi, altri uomini come il montese D'Alessio che fece Matera capoluogo non per campanilismo ma per giustizia storica. Tutto questo, però, agli uomini della sinistra poco importa. Per loro, il Partito è prima di tutto. Io, invece, appartengo ad altra cultura.
Distinti saluti, Mario Venezia
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