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venerdì 26 ottobre 2012

“La gente non ne può più. Non si tratta di un episodio isolato ma ben si di uno sciame sismico che si protrae ormai da parecchio tempo al confine tra la Calabria e la Basilicata.

“La gente non ne può più. Non si tratta di un episodio isolato ma ben si di uno sciame sismico che si protrae ormai da parecchio tempo al confine tra la Calabria e la Basilicata. Le scosse più forti sono state avvertite nel Potentino, Rotonda, Viggianello, Lauria, Latronico, Episcopia e Castelluccio. La gente e' uscita dalle case in preda al panico. C'è preoccupazione infatti per un fenomeno che da tempo va avanti”.
E’ quanto dirama l’ufficio stampa dell’UGL Basilicata.
“L’o.s. UGL è preoccupata poiché sono migliaia le scosse di terremoto registrate nell'area del Pollino. Negli ultimi mesi – prosegue la nota - lo sciame sismico s’è notevolmente intensificato, infatti circa 20 scosse superiori a magnitudo 4.5, ben 10 sono state registrate solo tra il mese di settembre ed ottobre ed in molti si chiedono cosa stia succedendo. L’UGL Basilicata propone alle autorità regionali lucane, una riflessione seria sulla possibilità di realizzare una rete sperimentale di sismografi diffusi sul territorio regionale al fine di ‘segnalare per tempo’ l’imminente arrivo di un terremoto. Una rete unica che attivi un procedimento di Early Warning, obiettivo di scongiurare perdite di vite umane, di preavvertire la popolazione, di allertare gli ospedali, di interrompere i processi industriali a rischio (come nel nostro caso può essere l’estrazione petrolifera), di interrompere il traffico ferroviario, di prevenire un possibile danno grave agli impianti industriali, di prevenire gli incendi etc. etc. Consentire alla popolazione di essere messa nelle condizioni di sentire il segnale di allerta prima del verificarsi dell’evento sismico. Attivare un sistema assai sofisticato, l’Early Warning, sarebbe di vitale importanza poiché tale sistema trova applicazione facile nel territorio lucano: esso è basato su sensori inseriti in pozzi di grande profondità in grado di far guadagnare tempo prezioso al suo sistema di allarme. In Basilicata – conclude la nota UGL – esistono pozzi profondissimi, quelli petroliferi di ricerca ed esauriti che arrivano oltre i 4.000 metri. Invece di tapparli, si pensi di utilizzarne qualcuno per un sistema di Early Warning tutto lucano che comprenda i pozzi petroliferi profondi dislocati nel territorio. Per l’UGL Basilicata, la Regione Basilicata chieda alle compagnie petrolifere che estraggono il petrolio di accollarsene l’onere come ulteriore royalty da lasciare al territorio, così ‘il petrolio’ servirà a salvare soprattutto tante vite umane”.

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