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giovedì 22 dicembre 2011

Economia lucana a crescita zero nel 2011. Debole la domanda interna, contenuta la propensione all’export. Le due province soffrono in egual maniera



Nell’anno in corso l’economia lucana dovrebbe chiudersi con una crescita prossima allo zero (0,2%). Ad evidenziarlo è la nota congiunturale elaborata dal Centro Studi Unioncamere Basilicata relativa al terzo trimestre 2011, diffusa e pubblicata sul sito www.bas.camcom.it

“Rispetto al resto del Paese, che come è noto vive un momento di grande difficoltà, la nostra regione sconta sia una marcata debolezza della domanda interna, soprattutto nella componente dei consumi delle famiglie (pressoché fermi nel 2011), sia un minore apporto della domanda estera, per effetto di una contenuta propensione all’export del sistema produttivo regionale”, spiega il presidente di Unioncamere Basilicata, Angelo Tortorelli -. Ma il rallentamento generale vede purtroppo in grande difficoltà l’intero Mezzogiorno, su cui si registra una sostanziale stagnazione (+0,1%). Ciò evidenzia la necessità di risposte certe sull’immediato (penso all’allungamento dei termini di pagamento e al peggioramento delle condizioni di accesso al credito) ma anche di una pianificazione strategica a lungo termine, per evitare che localismi, frammentazione degli interventi e sovrapposizioni nelle competenze dei vari enti pubblici indeboliscano ulteriormente il territorio”.
I dati dell’industria manifatturiera
Nel periodo luglio-settembre, la produzione industriale in Basilicata ha accusato una flessione tendenziale del 4%, dopo una prima metà del 2011 in cui il trend recessivo aveva mostrato un certo rallentamento. Dal punto di vista settoriale, soltanto l’industria delle macchine elettriche ed elettroniche ha fatto registrare un incremento della produzione nel periodo luglio/settembre (+2,8%). Nel tessile/abbigliamento, dove il prolungato trend recessivo sembrava essersi esaurito nel corso della prima metà dell’anno (-0,1%), si è invece registrata una nuova pesante caduta dell’attività produttiva (-14,2%), che ha interessato quasi il 90% delle imprese del settore. Molto negative, e in forte peggioramento rispetto alla prima parte del 2011, anche le performance delle industrie del legno/mobile (-7,9%) e dei metalli (-4,1%); decisamente al di sotto della media, invece, la flessione dei livelli produttivi nell’industria della chimica e materie plastiche (-1,7%).
A livello territoriale, il bilancio dell’attività industriale nei primi 9 mesi dell’anno fa segnare un -3,7% nella provincia di Matera e un -2,6% in quella di Potenza, sebbene nell’ultimo trimestre l’intensità della flessione produttiva sia risultata pressoché analoga nelle due aree.

Rallenta l’export
Per il secondo trimestre consecutivo l’export regionale ha accusato una netta flessione; tuttavia, grazie al forte rimbalzo registrato nel I trimestre, il bilancio dei primi 9 mesi dell’anno è di segno lievemente positivo. Con riferimento ai principali settori di esportazione, flessioni molto consistenti hanno riguardato l’industria dell’auto, il cui fatturato estero si è ridotto del 23,4% nel III trimestre (il peggior risultato dall’inizio della crisi). Bilancio ampiamente negativo anche per l’industria chimica e delle materie plastiche (-25,5%, pari a 11 milioni di euro in meno), per l’industria del mobile (-5,5%) e per l’industria meccanica (-6,8%) dove i volumi di export erano notevolmente aumentati nel corso della prima metà dell’anno. In contro-tendenza, invece, il comparto agroalimentare (+16,1%), che ha recuperato le perdite accusate nel II trimestre (-12,1%), e quello dei prodotti energetici (+25,4%), il cui trend è soggetto a forti oscillazioni, che riflettono anche gli andamenti delle quotazioni petrolifere sui mercati internazionali.

Commercio in rosso
E’ peggiorata ulteriormente la dinamica del commercio nel III trimestre 2011, con un calo delle vendite al dettaglio che ha raggiunto il 5,0%, dopo aver sfiorato il 3% nel trimestre precedente. Più contenuta, ma analogamente rilevante, la contrazione registrata a livello meridionale e nazionale (rispettivamente, -3,8 e -3,1%). La crisi dei consumi, alimentata anche – nel periodo più recente - dalla risalita dell’inflazione e dalla conseguente compressione del potere d’acquisto delle famiglie, sta mettendo a dura prova, quindi, la tenuta economica del comparto, che da lungo tempo ormai chiude i conti in rosso. Preoccupa, in particolare, l’accelerazione dei prezzi dei generi alimentari, considerata la loro rilevanza nel paniere di spesa delle famiglie: a novembre, i rincari sono stati, in media, del 4,7% e hanno interessato soprattutto la frutta, i prodotti lattiero-caseari e quelli della filiera cerealicola.

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