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martedì 18 dicembre 2012

Riserva Naturale Orientata S. Giuliano, critiche gratuite

In recenti, reiterati, articoli di stampa riguardante l’Oasi di S. Giuliano, sono state riportate una serie di inesattezze e non verità. Notizie distorte che hanno ingenerato una disinformazione dannosa per la reputazione dell’Ente e lesiva nei confronti del diritto alla informazione dei cittadini. Al centro della strumentalizzazione “le disastrose condizioni in cui versa l’Oasi”. Premesso come il termine Oasi non abbia alcuna valenza tecnico giuridica nell’ambito della terminologia relativa alle aree protette, sarebbe utile capire quali sarebbero le condizioni a cui gli articoli fanno riferimento. Stiamo parlando del livello vegetazionale? Di quello idrologico, di quello pedologico o faunistico? O ancora dell’abbandono dei rifiuti? 
Ma andiamo con ordine. A livello vegetazionale la Provincia ogni anno effettua, nei limiti delle proprie competenze, degli interventi di miglioramento e rinaturalizzazione del soprassuolo (si ricorda che la copertura forestale presente è di origine artificiale).
A livello pedologico le aree naturali o naturaliformi non sono oggetto di attività agricole. Le aree agricole rientranti nel perimetro sono infatti rappresentate prevalentemente da seminativi o da aree a riposo colturale quindi non ci spieghiamo questa grande mole di prodotti chimici impiegati. 
Faunisticamente parlando si parla di bracconaggio, un problema che investe, purtroppo, la stragrande maggioranza delle aree protette, compresa quella di S. Giuliano. Piaga che nulla ha a che vedere, naturalmente, con l’abbattimento controllato dei cinghiali che invece è un intervento approvato dall’ISPRA e dalla Regione Basilicata. 
Riguardo alla pulizia dell’area giova ricordare come ai sensi della L.R. istitutiva della Riserva n.39/2000 i Comuni interessati “...curano l’asportazione dei rifiuti, ai sensi dell’art.17 del Decreto Legislativo 22/97, e concorrono nella sorveglianza con i propri agenti di polizia urbana, lungo le strade ed in ogni altro luogo pubblico all’interno della riserva, secondo il dettato delle vigenti disposizioni di legge in materia”.
Riguardo al generale stato di incuria segnalato, a parte la possibile presenza di rifiuti (la cui rimozione come precedentemente accennato è a carico dei Comuni interessati), è da addebitare alle risultanze di un comportamento poco civile di alcuni cittadini. Certamente lo stato ecologico generale della Riserva non è in abbandono dal momento che la Provincia, per quanto di propria competenza, ogni anno, come anche per quello in corso, interviene nell’ambito della riserva con azioni di miglioramento forestale e si attiva per il reperimento di fondi per implementare le attività di fruizione e tutela.
In questi anni la Riserva è stata valorizzata dalla Provincia attraverso numerosi progetti: la realizzazione stessa del centro visite, il progetto europeo Life Rapaci che ha consentito la realizzazione di uno dei centri di recupero dell’avifauna strutturalmente più completi a livello regionale, senza contare altri interventi di minore entità (cartellonistica didattica, ecc.). 
Il centro visite della Riserva, infine, è stato dato in gestione ad una associazione naturalistica a seguito di regolare gara e l’area della Riserva non è interessata da alcuna “trivellazione”.
Il tutto in un quadro di totale assenza di trasferimenti di fondi da parte della Regione che ha completamente delegato la gestione dell’area protetta.
La critica è sempre ben accetta se costruttiva, ben argomentata e rispettosa. Altrimenti si entra, appunto, nel campo gratuità.

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