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sabato 14 gennaio 2012

Proposta di Legge d’Iniziativa Popolare della Cia per regolare i rapporti tra Gdo (grande distribuzione organizzata) e agricoltura


La CIA ha presentato la proposta di legge d’iniziativa popolare per regolare i rapporti tra Gdo (grande distribuzione organizzata) e agricoltura.
La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto mette in evidenza che l’eccessiva concentrazione di quote di mercato in mano a pochi gruppi della grande distribuzione organizzata sta causando restrizioni alla concorrenza, con effetti negativi sulla qualità dell'occupazione, sulla protezione ambientale e sul consumatore finale. Oggi esistono diffusi e gravi problemi che penalizzano soprattutto il mondo agricolo: le pratiche contrattuali sleali come i pagamenti tardivi, le modifiche unilaterali dei contratti, il versamento di anticipi per accedere alle trattative, le restrizioni dell'accesso al mercato, l'assenza di informazioni sulla formazione dei prezzi e la distribuzione dei margini di profitto lungo la filiera alimentare, le vendite promozionali e sottocosto.
Nelle transazioni commerciali tra agricoltori e imprese della Gdo, molti pagamenti sono effettuati più tardi rispetto a quanto concordato nel contratto, se esistente, o stabilito nelle condizioni generali e nelle buone prassi che regolano gli scambi. Questi ritardi di pagamento influiscono negativamente sulla liquidità e complicano la gestione finanziaria delle imprese agricole, compromettendo anche la loro competitività e redditività quando il creditore deve ricorrere ad un finanziamento esterno a causa dei ritardi dei pagamenti. Da qui nasce la nostra iniziativa legislativa, che si svilupperà, fin dai prossimi giorni, con la raccolta di firme su tutto il territorio nazionale. Vogliamo coinvolgere la società, i cittadini su una questione di grande importanza che non interessa soltanto gli agricoltori, ma anche i consumatori.
L’attuale situazione, d’altronde, è emblematica di uno scenario che vede proprio nell’agricoltore l’anello più debole della filiera agroalimentare. Nell’UE la quota del valore aggiunto agricolo della filiera alimentare è scesa dal 31 per cento nel 1995 all’attuale 24 per cento. E i dati per i prossimi anni mostrano una nuova diminuzione dei guadagni degli agricoltori a fronte di un aumento costante dei margini dei trasformatori, dei commercianti all'ingrosso e dei dettaglianti, nonché degli operatori economici esterni alla filiera alimentare. Non solo. Il reddito medio degli agricoltori europei è diminuito di oltre il 12 per cento nel 2009. In Italia il quadro è nettamente peggiore. Negli ultimi tre anni si è avuto un calo superiore al 25 per cento. Pertanto, le imprese agricole non traggono più un'entrata remunerativa dal loro lavoro e, ciononostante, proprio i produttori agricoli e il settore agroalimentare continuano a dover produrre alimenti nel rispetto di rigorosi standard qualitativi e a prezzi accessibili per i consumatori, in conformità con gli obiettivi stabiliti dalla Pac.
Il malfunzionamento della catena alimentare può essere efficacemente affrontato mediante interventi legislativi che, tuttavia, non sono esaustivi: per questo puntiamo principalmente su tre aspetti: il primo è la trasparenza delle relazioni contrattuali e dei meccanismi di formazione dei prezzi; il secondo è il rafforzamento delle organizzazioni economiche degli agricoltori e degli strumenti di governo dell’offerta e di gestione dei rischi di mercato (aspetto non trattato nella proposta di legge); il terzo è un quadro normativo che permetta il funzionamento di accordi di autoregolamentazione volontari.
I principi guida della nostra iniziativa riguardano la centralità del produttore agricolo e del consumatore, la libertà contrattuale, la correttezza nelle relazioni, la legalità e la responsabilità sociale; l’equa ripartizione del valore lungo l'intera filiera agroalimentare.
Con la proposta di legge, insomma, vogliamo dare risposte serie e puntuali rafforzando il ruolo dell’agricoltura e venendo incontro alle nuove esigenze dei cittadini.

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