La
comunità parrocchiale dei santi Luca e Giuliano in Grottole, guidata
dal suo parroco, don Michele Francabandiera, si prepara ad
accogliere, domenica 15, l’arrivo di mons. Salvatore Ligorio,
arcivescovo della diocesi di Matera – Irsina, che darà il via
all’apertura della visita pastorale del prelato all’interno della
stessa. A dare il benvenuto al pastore saranno le autorità
religiose, civili e militari cittadine, oltre ad un’ampia presenza
di fedeli laici.
Una
visita pastorale che segue, cronologicamente, quella tenutasi oltre
un decennio fa da mons. Antonio Ciliberti, che vuole rappresentare il
nastro di partenza di una nuova evangelizzazione.
Un
forte momento che interesserà trasversalmente sia la comunità dei
fedeli, sia quanti si professano laici, poiché la Croce di Cristo è
comunque il simbolo di un uomo coerente, che ha annunciato la verità
morendo anche per questa.
Una
settimana intensa di preghiera, in cui la parrocchia grottolese,
guidata dal suo arcivescovo, sarà intenta a far arrivare il
messaggio evangelico e di speranza a tutti, in cui grandi e piccini
potranno relazionarsi con il pastore che, ancora oggi, è segno e
testimonianza degli apostoli di Cristo.
Nelle
giornate di permanenza a Grottole, mons. Ligorio incontrerà la
pubblica amministrazione locale, le forze armate, le associazioni
cristiane e laiche, il mondo della scuola, le attività produttive, i
lavoratori, gli operatori pastorali, il “cortile dei gentili”, i
giovani, le famiglie ed anche quanti si trovano in situazioni
familiari non in comunione con i canoni della santa romana chiesa.
Già
domenica sera, dopo la santa messa di apertura della visita,
celebrata in chiesa madre e presieduta dall’arcivescovo, ci sarà
il primo incontro ufficiale con la cittadinanza, con un’assemblea
aperta a tutti in chiesa madre, dove ci sarà la possibilità di
avere un primo contatto ufficiale con il prelato.
Al
termine dell’incontro, il pastore si recherà nei luoghi di ritrovo
dei giovani, per cercare di dare subito un forte segnale di vicinanza
spirituale e personale alle nuove generazioni, da parte della Chiesa
di oggi e di domani.
Il
parroco, don Michele Francabandiera, ha definito questo periodo come
“sette giorni di inteso cammino, fatto di dialogo, confronto ed
approfondimento, in cui tutti devono sentirsi chiamati, prima come
cristiani e poi come uomini”.
