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domenica 18 novembre 2012

Sulla Val Basento il nulla è “on line”.

Dopo aver dimostrato che la politica è davvero pronta al dialogo con i cittadini, spostando data e luogo di una conferenza che avrebbe dovuto tenersi proprio in Val Basento, finalmente lo show si è tenuto in quell’atmosfera irreale che è degli eventi al chiuso e chiusi al pubblico, ma è lo spettacolo andato in scena, il backstage di una tragicommedia filodrammatica più che un evento di programmazione per la zona più devastata della nostra regione, non ha soddisfatto. Una tragicommedia poiché era l’elemento di una tragedia non compresa dagli attori il motivo d’essere di un evento comico nella autoreferenza più banale e ripetitiva dove era persino il tormentone (figura dialettica ripetuta all’inverosimile, fino a costituire motivo di risata) dello sviluppo ad apparire vuoto, abitato dal nulla programmatico.
Ad ascoltare infatti gli interventi introduttivi degli assessori Viti, Pittella e Mazzocco la sensazione di un evento inutile è apparsa chiara, sintomatica di una carenza di progettualità reale ed ancora più strana è apparsa allora quella paura (definiamola con il suo nome) non di confronto, ma di presenza stessa dell’elemento popolazione all’ascolto di quell’ossessivo ricorrere al “verbo” della chimica verde come panacea di un male che ha le sue ragioni, i suoi tempi ed i suoi colpevoli proprio nella monocultura produttiva che fece pensare alla valle come luogo adatto alla chimica pesante e che oggi trasla a mantra in una idea di chimica che la parola verde non rende per questo meno aggressiva.
a stiamo allora ai fatti. Se la Val Basento è Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche ambientali è questa che dovrebbe essere al momento l’attività primaria, anche nei suoi risvolti occupazionali, non il pensiero di attività industriali che a dire dell’assessore Mazzocco “partirebbero appena bonificate delle singole porzioni d’area”, suggerendo così l’idea di una guarigione da una malattia solo per essere in grado di poterne prendere un’altra. Parlare infatti di reindustrializzazione ed indicarne gli sviluppi ancor prima di aver chiarito dimensioni e natura di una bonifica che viste le cifre in ballo (22 milioni) non sarà che parziale, sembra preludere ad altre volontà che non siano quelle di restituire una terra ad un soddisfacente livello di salubrità e così i suoi abitanti ad una dignitosa aspettativa sanitaria. Il decorso infausto della malattia Val Basento ha una sua eziologia riconoscibile in condizioni del tutto particolari di habitat politico che l’ha favorita negli anni, condizioni che alla data attuale persistono (in contemporanea presso il Tribunale di Potenza s’apre la seconda udienza del processo Arpab), sia nella effettività di controlli ambientali (appunto l’Arpab), sia sanitari (ancora non possediamo un reale e funzionante registro tumori), sia persino nelle possibilità infrastrutturali che dovrebbero rendere l’area attrattiva agli investimenti (8 milioni per la pista Mattei a poco servono in mancanza di asset di volo, la Basentana è largamente deficitaria, la ferrovia del tutto abbandonata e mancante di un collegamento con Matera), insomma siamo in presenza di un cimitero industriale in cui il coniglio di una “chimica verde” sembra estratto da un cilindro forgiato su misura. Risulta infatti del tutto strano che nella relazione dell’assessore Pittella si accenni a manifestazioni di interesse di aziende del settore presentate con nome e cognome e che l’indicazione programmatica di sviluppo della chimica verde sembri seguire proprio le manifestazioni d’interesse, generando dubbi se non sia stata la manifestazione d’interesse a creare la programmazione invece che il contrario. E ci sovvengono allora le roboanti parole dell’assessore Viti che nella scorsa giunta (ci onora infatti della sua presenza assessorile già da qualche anno) che di punto in bianco proprio per la Val Basento parlò dell’interesse di Amadori ad un salumificio e così di una programmazione che sarebbe dovuta andare verso il “maialificio”. Pure coincidenze reiteratesi o mancanza di idee che si formano al momento? In realtà poi oltre alla chimica verde si parla di energia e trattamento dei rifiuti e ben si comprende che la chimica verde è il mantello à la pàge, tanto elegante a pronunciarsi, di attività d’altro genere e che si finalizzarebbero sia nelle bio-masse per produzione energetica (e ben sappiamo le correlazioni con il mondo dei rifiuti proprio di queste centrali), sia nell’indotto del deposito sotterraneo di gas a cui la regione ha già dato la propria intesa. Nulla di nuovo, quindi - arriva qualche papa straniero - ma fare finta di programmare darà modo di spostar risorse, creare interessi, consolidare alleanze tra territorio (voti in cambio di promesse generiche di occupazione ed appalti a ditte locali) e politica (il trait d’union con imprenditori foraggiati all’investimento in loco con molti milioni pubblici).
Una messa cantata in un’altra lingua per una liturgia ormai vecchia e ripetitiva e dove la bonifica sarà la consueta scusa per rinnovare l’antico patto tra denari e politica, spostando la polvere sotto i tappeti, mentre una ed una soltanto dovrebbe esser la voce di una politica lucana attenta, bonificare per ridare dignità ambientale e sanitaria ad un territorio martoriato e lasciare alle popolazioni la scelta del futuro, stante l’incapacità della politica stessa, più volte dimostrata, di riuscire a programmarne uno che abbia un senso ed una chance di sopravvivere, Val d’Agri/Valle dell’energia, Eni piacente, docet. Popolazione che a decidere del futuro non è stata ammessa se non nello spettacolo del nulla “on line” e del peggior cicisbeismo narcisista di conferenze convocate ad hoc per ribadir se stessi e poco altro.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana

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