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lunedì 19 novembre 2012

Carceri, Radicali: Da oggi 4 giorni di mobilitazione nonviolenta dentro e fuori le carceri per diritto di voto dei detenuti e Amnistia subito!

Quattro giorni di sciopero della fame, battitura e silenzio per il diritto di voto dei detenuti e per l’amnistia. E’ la mobilitazione nonviolenta lanciata da Marco Pannella e dal Partito Radicale che coinvolgerà l’intera comunità penitenziaria, con l’obiettivo di garantire la possibilità, ai tantissimi reclusi che ancora li conservano, di esercitare i propri diritti in vista delle prossime scadenze elettorali. E per ribadire con forza la necessità di un’amnistia – abbinata a un provvedimento di indulto – per uscire subito dall’illegalità gravissima nella quale versa la giustizia italiana e la sua appendice carceraria. 
Da lunedì 19 novembre avrà inizio dentro e fuori le carceri uno sciopero della fame, che i detenuti accompagneranno ogni sera con una battitura delle sbarre, dalle 20 alle 20.15, seguita da 45 minuti di silenzio. L’iniziativa proseguirà fino a giovedì e gli ultimi due giorni, il 21 e il 22 novembre, saranno anche di sostegno all’astensione dalle udienze promossa in tutta Italia dall'Unione delle Camere Penali. 
Una nuova grande mobilitazione, dunque, che ancora una volta vedrà la partecipazione dei detenuti con i loro familiari, di direttori, associazioni, sindacati, volontari, cappellani, nel solco della battaglia di civiltà di Marco Pannella, per ripristinare - a partire dalle carceri, moderne catacombe del diritto e della democrazia – giustizia e legalità nel nostro Paese. Obiettivo per il quale i Radicali lottano senza sosta con le armi della nonviolenza e che vede oggi la deputata Radicale Rita Bernardini e la segretaria del Detenuto Ignoto Irene Testa condurre dal 24 ottobre uno sciopero della fame, inframmezzato da intere giornate di sciopero della sete, e diversi dirigenti e militanti radicali in digiuno - tra cui il segretario di Radicali Lucani Maurizio Bolognetti e il direttore di Notizie Radicali Valter Vecellio - in risposta alla resa di uno Stato che rispetto ai propri cittadini si trova ogni giorno di più in condizione di flagranza di reato. 
Tra le prime adesioni, quelle delle associazioni Antigone e A Buon Diritto, del segretario nazionale dell'Osapp Leo Beneduci, di Francesco Ceraudo, presidente dei medici penitenziari, di Don Antonio Mazzi, e del cappellano e del sacerdote del Carcere di Rebibbia, Don Sandro Spriano e Don Marco Di Benedetto. 
N.B. E’ possibile comunicare la propria adesione all’iniziativa collegandosi con il sito www.radicalparty.org 
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani(in sciopero della fame dalla mezzanotte del 24 ottobre) 
La denuncia dei sindacati di Polizia penitenziaria sulle condizioni igienico-sanitarie del carcere di Potenza ci mostra una volta di più il volto di una realtà, quella delle nostre patrie galere, assurta a luogo di tortura senza torturatori, perché ad essere torturata è l’intera comunità penitenziaria con detenuti e agenti abbandonati nello stesso inferno. Circa tre secoli fa, Cesare Beccaria ebbe a scrivere che “ogni pena per essere giusta deve essere pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti e dettata dalle leggi”. 
Nella detenzione made in Italy di “dettato dalle leggi” non c’è niente. Nelle galere italiane l’art. 27 della Costituzione viene quotidianamente violato nonostante la buona volontà e l’impegno di chi è costretto a lavorare in condizioni indecenti. Non a caso, in questi anni, abbiamo dovuto registrare oltre alle centinaia di suicidi di detenuti, anche le decine di suicidi di Agenti di Polizia Penitenziaria. Nelle carceri italiane, putrido percolato di quella bancarotta della giustizia che da oltre trent’anni ci procura condanne da parte della Corte di Giustizia Europea, si è persa traccia e memoria di Cesare Beccaria. Non a caso continuiamo a ripetere che l’Amnistia che invochiamo è innanzitutto un’ amnistia per una Repubblica che continua a comportarsi da delinquente professionale, violando la Costituzione e le Convenzioni a tutela dei diritti dell’uomo. Laddove, gioverà ripeterlo, il nostro Paese non rispetta il principio sancito dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo che parla di ragionevole durata dei processi.

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