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mercoledì 21 marzo 2012

"seconda marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà

20-03-2012

Pasqua, 8 aprile 2012

Noi sottoscritti cittadini,
riprendendo gli stessi obiettivi della “Marcia di Natale 2005 per l’amnistia, la giustizia e la libertà”, promuoviamo la SECONDA MARCIA invitando tutti i convocatori di allora a manifestare e manifestarsi perché oggi la situazione è palesemente più grave non solo per le condizioni delle carceri (oggi in Italia ci sono 7.000 detenuti in più che nel 2005), ma anche per l’immane numero degli oltre dieci milioni di procedimenti penali e civili pendenti che portano il nostro Paese ad essere costantemente sanzionato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa secondo il quale l’irragionevole durata dei processi costituisce un “grave il pericolo per lo stato di diritto” che si materializza nella “negazione dei diritti sanciti dalla Convenzione”.

“Noi vogliamo servire lo Stato, non essere complici di violenza e illegalità contro la Giustizia e lo Stato stesso”, affermano i Direttori penitenziari. E noi tutti, promotori della “Seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà” diciamo senza inimicizia e senza ostilità nei confronti di alcuno che intendiamo offrire come forza supplementare quella che devono avere in primo luogo tutti i responsabili istituzionali. Per questo, con il nostro impegno, intendiamo dar seguito alle parole che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciò il 28 luglio 2011 in occasione del Convegno “GIUSTIZIA! IN NOME DELLA LEGGE E DEL POPOLO SOVRANO”, svoltosi presso la Sala Zuccari del Senato. Parole che vogliamo qui ricordare e che per noi costituiscono, tanto sono pregnanti, l’essenza stessa della prossima Marcia di Pasqua:
“una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile”.

Occorre “mettere a fuoco il punto critico insostenibile cui è giunta la questione, sotto il profilo della giustizia ritardata e negata, o deviata da conflitti fatali tra politica e magistratura, e sotto il profilo dei principi costituzionali e dei diritti umani negati per le persone ristrette in carcere”.

Occorre sottolineare “il peso gravemente negativo di oscillanti e incerte scelte politiche e legislative. Oscillanti e incerte tra tendenziale, in principio, depenalizzazione e "depenitenziarizzazione", e ciclica ripenalizzazione con crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preventiva. Di qui una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a togliersi la vita - di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo, per non parlare dell'estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari”.

“Evidente in generale è l'abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. E' una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita, e dalla quale non si può distogliere lo sguardo”;

“c'è un'emergenza assillante, dalle imprevedibili e al limite ingovernabili ricadute, che va affrontata senza trascurare i rimedi già prospettati e in parte messi in atto, ma esaminando ancora con la massima attenzione ogni altro possibile intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria.”

“Sappiamo che la politica, quale si esprime nel confronto pubblico e nella vita istituzionale, appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise. Ma non sono proprio scelte di questa natura che ogni giorno di più si impongono, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano non solo nel campo cui si riferisce questo Convegno ma in altri non meno fondamentali? Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta, non foss'altro per istinto di sopravvivenza nazionale? Ci si rifletta seriamente, e presto, da ogni parte.”

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