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lunedì 23 gennaio 2012

SPUNTI PER UN LIBERO DIBATTITO POLITICO SUL FUTURO DEL PDL IN BASILICATA


Il numero elevato delle iscrizioni al PDL di Matera e provincia (circa 3.200), la partecipazione affollata ai due incontri pre-congressuali tenuti nella prima metà del mese di gennaio a Matera costituiscono un segno indiscusso di vitalità del nostro partito che riflette la medesima condizione a livello nazionale con il milione e passa di tessere sottoscritte a fine ottobre 2011.
In questi tempi di impopolarità della politica, si registra ancora una forte voglia di partecipazione, si riscontra ancora una grande attenzione alla politica e il conseguente desiderio che essa si caratterizzi come “buona politica”, come strumento di governo efficace ed effettivo delle comunità. Questo autentico popolo che ci segue con attenzione esige risposte chiare, congruenti e trasparenti. Esso è più unito ed omogeneo delle sue classi dirigenti e mostra, a dispetto dei risultati non sempre esaltanti conseguiti sinora e del clima da “antipolitica” odierno, evidente speranza di cambiamento e di ribaltamento degli equilibri politici nella nostra regione. Abbiamo il dovere, dobbiamo avvertire il senso di responsabilità di non deludere questa gente, questo popolo; di dare loro le risposte che si attendono, di gratificare le loro speranze, di avviare un radicale cambiamento.

IL PROGETTO E LA META
E’ ovvio e del tutto naturale che in occasione di un appuntamento congressuale ci si ponga il problema di elaborare un modello rinnovato di partito ma il partito è uno strumento, rappresenta comunque un mezzo e prima di ipotizzarne una forma o un modello sarebbe necessario sapere se vi è un progetto da realizzare, una meta cui tendere, un approdo verso cui salpare.
Il programma elettorale delle passate elezioni regionali, a nostro avviso, disegna un progetto realmente alternativo e di segno opposto rispetto alle logiche usate dal centrosinistra lucano in questi 15 anni di gestione del potere. Sui grandi temi (il petrolio, la formazione, l’agricoltura) vi sono espresse ed approfondite posizioni valide, utili a cambiare registro nel governo della nostra regione, posizioni contrapposte e realmente alternative se paragonate alle politiche che i vari governatorati Di Nardo, Bubbico e De Filippo hanno messo in campo in questi tre lustri con i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti.
Solo per fare un esempio, sostenere,, come si fa in quel documento programmatico, di voler ribaltare la logica di impiego delle royalties petrolifere per avviarne un uso globale e complessivo per grandi progetti di sviluppo delle nostre infrastrutture (rotabile di collegamento trasversale delle tre fondo valli, piattaforma logistica per l’agricoltura, ampliamento della Pista Mattei) e per progetti di incentivazione per un vero piano di rilancio industriale partendo dalle poche e vitali aziende che “eroicamente” ancora resistono nelle degradate zone industriali lucane, rappresenta veramente una politica di segno diverso nella storia di questi ultimi anni. Il problema è che questa è la meta, ma bisogna vedere se abbiamo una rotta per perseguire il raggiungimento di questa meta e se abbiamo un “vascello” per “solcare questa rotta.

LA ROTTA
Opposizione tout court oppure proposizione? Protesta o proposta? Denuncia o anche prospettazione di soluzioni concrete e fattibili? Chiarire le condizioni in cui si possono relazionare i suddetti termini vuol dire anche avere la possibilità di disegnare una rotta valida. Noi crediamo che i due termini di opposizione e proposizione, di protesta e proposta non siano dialetticamente contrapposti e irriconducibili ad una sintesi proficua ed efficace. Un partito che, come il PDL lucano, si attesta su percentuali del 25-28% e rappresenta la seconda formazione politica della Basilicata non può fare opposizione parolaia e sterile, non può non porsi il problema di prospettarsi all’opinione pubblica lucana nella forma di un partito di governo, che ha la testa sulle spalle ed aspira responsabilmente a costruire l’alternativa di governo al centrosinistra.
Per converso, un partito che, nonostante i suoi consensi, è comunque all’opposizione non può consentire che il proprio senso di responsabilità e la caratura da partito di governo vengano scambiate per compromessi di basso profilo e tendenza all’inciucio. Vi è il dovere di rendere con chiarezza all’opinione pubblica che si è alternativi al centrosinistra, che non se ne condividono le politiche e che si opera fattivamente per vincere le elezioni ed andare al governo della regione.
I due termini di opposizione e proposizione sono riconducibili a sintesi, sono conciliabili: è proprio il senso di responsabilità di chi vuol essere forza di governo che ci deve spingere a contrastare rigorosamente le politiche che non condividiamo e che riteniamo dannose per la Basilicata.
Non è materia di scandalo se, stando al Governo Nazionale, ci si adoperi per far giungere risorse alla Basilicata nonostante essa sia governata dal centrosinistra, però sulle politiche che si adottano sul piano regionale, con l’utilizzo dei fondi europei, con le riforme istituzionali di riordino degli enti sub regionali, il contrasto deve essere forte, l’opposizione deve essere rigorosissima. Abbiamo necessità di comunicare con chiarezza e limpidezza, ad alta definizione, il tracciato di questa rotta.

IL VASCELLO
Partito modello ‘900 o partito sussidiario? Partito iperstrutturato oppure partito agile e dinamico? E’ impensabile restaurare una forma-partito che appartiene al tempo che fu e ad un contesto politico oramai superato. Sarebbe chiaramente un errore ed antistorico ritenere che si possa ritornare al partito da sistema proporzionale che sceglieva i sindaci, gli assessori, che aveva persino il potere di scegliere la cartolibreria presso la quale comprare una risma di carta per gli uffici comunali. Del resto anche il partito così detto “leggero”, costruito intorno al leader, come dimostra lo stesso incarico affidato ad Angelino Alfano ha dimostrato di essere inadeguato rispetto a ciò che i tempi e le situazioni politiche odierne esigono.
Quale partito “nuovo”, quale vascello, bisogna attrezzare? Crediamo che il principio di sussidiarietà che vorremmo applicato alla struttura sociale possa anche applicarsi ad una nuova forma-partito. Un partito sussidiario che interviene ed incide laddove gli eletti, a i vari livelli, non sono sufficienti a loro stessi, un partito che integri, sostenga e consigli l’attività degli eletti è alla portata della classe dirigente lucana e può esercitare una funzione davvero incidente ed incisiva nello scacchiere politico lucano.
Per fare degli esempi concreti, temi grossi come la soppressione degli enti sub regionali (vedi caso ARBEA), o l’ approvazione delle finanziarie regionali siano temi che vanno oltre l’interesse del solo gruppo consiliare, interessano tutti i cittadini, il partito deve affiancare gli eletti, confrontarsi con essi e fornire ragguagli, orientamenti, indicazioni, facendo da cerniera tra lo spaccato sociale che il partito rappresenta e gli eletti che hanno ricevuto il mandato popolare. Se, per il caso – ARBEA, si fosse usata questa metodologia forse non si sarebbe avuto quell’esito che si è avuto. Il partito può assolvere anche alla funzione importantissima di sostenere l’azione degli eletti con mirate e studiate mobilitazioni popolari su temi decisivi per le sorti della nostra regione. Sul caso “Fenice” per i grandi livelli di coinvolgimento che aveva il centro-sinistra lucano doveva essere presa in esame l’eventualità di organizzare una grande manifestazione popolare.
E’ così che si rompe anche la cappa di piombo nella quale il silenzio degli organi di stampa regionali al servizio del governo regionale (perché prendono la pubblicità dalle aziende e dagli enti pubblici governati dai manager messi dal centrosinistra) ci ha rinchiuso. E’ così che si può incentivare l’opinione pubblica lucana ad occuparsi di noi. Ciò che fece Berlusconi con la manifestazione del 2 dicembre 2006 in opposizione alla finanziaria di Prodi è riproducibile, con le dovute proporzioni, in Basilicata all’emergere di grandi questioni di stretta dipendenza del governo “De Filippo & Co.”
Sul piano propositivo il Popolo della Libertà lucano deve fungere da cerniera tra le realtà imprenditoriali non assistite, che non drenano clientelarmente risorse dalla Regione, e ce ne sono, e i nostri eletti con iniziative mirate, per esempio sentire queste categorie sulla bozza di finanziaria predisposta dalla Giunta Regionale prima che si vada in consiglio e farsi portavoce delle loro istanze più positive in materia di energia, di infrastrutture, di politiche di incentivazione, di credito ed altro.
Un partito siffatto non ha bisogno di strutture pachidermiche ed estremamente burocratizzate, può avere e sostenere un profilo snello e sobrio, pur evitando il rischio della volatilità e della “virtualità”.
Per restare nella metafora della “rotta” e del “vascello” vi è necessità però di un equipaggio che, pur differenziato nei ruoli, delle funzioni e nei compiti cui assolvere, in dipendenza anche della differente estrazione e radice cultural – politica, segua una solo rotta e persegua il raggiungimento di un’unica meta, Vi è necessità di un equipaggio che sia unito. Che non si tratti però di unità di facciata, di una sorta di unanimismo che cela compromessi di basso profilo per perpetrare rendite di posizione nemmeno conquistate sul campo. Che si tratti di unità vera, scaturente da un confronto serio,rigoroso ma costruttivo e propositivo tra i vari gruppi dirigenti del PDL materano. A tal fine sarebbe utile e proficuo da subito, prima che si delineino schieramenti interni di comodo, costituire un tavolo di confronto per cercare di elaborare un documento unitario da sottoporre al vaglio del congresso. Non si tratta di preconfezionare una soluzione da portare all’assise per la sola e semplice ratifica. Va elaborato una sorta di canovaccio unitario, base solida per stimolare e orientare l’assemblea congressuale a cogliere nell’unità un valore aggiunto e non un compromesso di una ristretta cerchia di potere. Il congresso poi potrà definire nei dettagli e nell’esecutività con ordini del giorno i lineamenti di fondo di questo canovaccio. Sul piano dell’organigramma, crediamo che il regolamento congressuale con la possibilità dell’espressione di preferenze contenga ampi margini per rassicurare l’assemblea congressuale circa la sua essenziale funzione di interloquire e di incidere nella definizione della linea politica nei prossimi anni. Questo è il senso del titolo del nostro documento: “Unità nella Chiarezza”.
E’ altresì essenziale per raggiungere questa unità, mettere da parte le vecchie divisioni in “ex AN”, “Ex DC” ed “ex Forza Italia”; tre anni di decantazione dal 29 marzo del 2009 sono più che sufficienti per smaltire tali residui. Si pensi che ben oltre il 30% dell’elettorato è nato dopo il 1990 e quindi non conosce, se non per sentito dire o per nostalgico sentito rievocare, i simboli della Fiamma e dello scudo crociato; questa fetta di elettorato è ovviamente destinata a cresce in termini percentuali. Possiamo immaginare di poter colloquiare con questo elettorato conservando come incrostazioni mentali, come una sorta di zavorra, queste distinzioni che oramai appartengono al secolo e al millennio passato?
SOLO SE AVREMO SUFFICIENTE SENSO DI RESPONSABILITA’ E MATURITA’ PER FARE QUESTO SALTO DI QUALITA’ POTREMO CONCRETIZZARE LA SPERANZA DI COSTRUIRE ALMENO LE PREMESSE PER UN CAMBIO DI GUARDIA AL GOVERNO REGIONALE, ALTRIMENTI DOVREMO RASSEGNARCI AD ANDARE AVANTI PER RENDITE DI POSIZIONE. IL RISCHIO E’ QUELLO DI AVVIARCI LUNGO LA CHINA DI UNA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA PER GARANTIRCI RESIDUALI POSTAZIONI PERSONALI IN UN PERENNE SGOMITARE CHE NON SERVE AL PDL, CHE NON SERVE ALLA BASILICATA.

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