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domenica 11 novembre 2012

Manifestazione riordino province, intervento sindaco di Matera

Presidente del Consiglio Provinciale, Presidente del Consiglio Comunale di Matera, Presidente della Provincia, Colleghi Sindaci, colleghi consiglieri comunali, consiglieri provinciali … 
Consentitemi innanzitutto di rivolgere a S.E. l’Arcivescovo di Matera, Mons. Salvatore Ligorio, il saluto più affettuoso. Sono certo di interpretare i vostri sentimenti di gratitudine nei suoi confronti per aver anche a nome di tutta la conferenza episcopale ribadito la necessità di mantenere integra la Basilicata attraverso il mantenimento della provincia di Matera. Grazie Arcivescovo!
Desidero ringraziarvi tutti per aver voluto condividere questa importante riunione che rappresenta una sorta di “Stati generali” della provincia di Matera e dare a voi tutti il benvenuto nella nostra città. Benvenuti a Matera il nostro capoluogo della Provincia di Matera.
Sono qui oltre ai consiglieri comunali e provinciali tanti rappresentanti autorevoli delle istituzioni che saluto. Così come saluto le associazioni, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, culturali del volontariato. E naturalmente i tanti cittadini e cittadine che hanno sentito il dovere civico di partecipare. Grazie di vero cuore!
Saluto e ringrazio le forze dell’ordine per il lavoro che stanno compiendo anche in questa occasione.
Siamo qui tutti i rappresentanti direttamente e democraticamente eletti in modo capillare dal nostro popolo e dunque i legittimi interpreti della volontà dei cittadini.
La solenne riunione del Consiglio Provinciale di Matera e dei 31 Consigli Comunali della nostra provincia si è resa necessaria a causa della decisione assunta dal Governo di sopprimere alcune province italiane tra cui la provincia di Matera con una serie di provvedimenti in verità molto discutibili non solo nel merito ma anche nella forma. Cioè per la modalità singolare attraverso cui sono stati emanati. 
Abbiamo tutti avuto l’impressione che l’iniziativa del Governo rispondesse più alla necessità di fornire tempestivamente una qualunque risposta alle necessità di razionalizzazione della spesa in un momento molto delicato in cui il Governo è stato chiamato a mettere argine ad una crisi epocale profondissima che ha interessato e sta interessando in particolare l’Europa piuttosto che ad una esigenza di vero e proprio riordino istituzionale per offrire al Paese un progetto di riforma organico. 
Non a caso il riordino delle province prende corpo nel decreto cosiddetto della spending review, per la revisione della spesa. Non è dunque un organico progetto riformatore.
Non intendo qui criticare solo la parzialità dell’iniziativa del Governo che pure meriterebbe qualche considerazione. 
Ma devo rilevare che la serie di provvedimenti, decreti risentono di un vizio di fondo: non è stato costruito ed annunciato un progetto completo in tutte le sue parti e si è proceduto per approssimazioni successive, impedendo persino al Parlamento e naturalmente a tutti noi di poter percepire con nettezza il punto di approdo dell’intera manovra. 
Anche gli stessi lavori parlamentari hanno risentito di questo grave limite. Sembrava ad esempio che la proposta ragionevole di tutti i parlamentari lucani di mantenere almeno 2 province per ogni regione potesse alla fine essere presa in considerazione. 
Non c’è dubbio che noi siamo di fronte a problemi inediti sia dal punto di vista economico che politico.
C’è chi dice che questa crisi è persino più grave di quella del 1929. Ma soprattutto siamo di fronte ad un gravissimo problema di delegittimazione della politica a cui è possibile porre rimedio solo con provvedimenti molto forti e per certi aspetti esemplari. La politica insomma deve dare il buon esempio. E ciò che è accaduto negli ultimi mesi sicuramente non ha contribuito a far recuperare credibilità alla politica, ai suoi rappresentanti, soprattutto a quelli che siedono nelle istituzioni. 
E’ mortificante tutto ciò. E lo è soprattutto per tanti Sindaci, consiglieri comunali e provinciali che sono chiamati a fronteggiare situazioni gravissime dei bilanci, tagli che mettono in crisi gli equilibri dei conti. Impossibilitati a dare risposte alle crescenti difficoltà di tanti cittadini che perdono il lavoro o che non lo hanno mai trovato. Vecchie e nuove povertà. Disagi familiari. 
Non è giusto definire tutto CASTA! Tutte queste persone, questa parte della classe dirigente che svolge con onore e spirito di servizio il compito di amministratore contribuisce, spesso volontariamente, alla tenuta di un territorio. 
Una tenuta che è messa a dura prova dalla crisi, dalla mancanza di lavoro soprattutto per i giovani e le donne. Una tenuta che è messa in difficoltà dalla perdita di lavoro. La chiusura delle poche aziende rimaste. I problemi che si registrano anche in settori trainanti come le costruzioni che registra cifre paurose di contrazione. Una tenuta che è messa in discussione infine dai tagli agli enti locali dei trasferimenti dello Stato. Vorrei dire al Governo che la spending review, le province, i comuni l’hanno cominciata a fare molto tempo prima che questa definizione fosse inventata. E dunque alle province e ai comuni, agli enti locali nessuno può venire a fare lezioni! I Consiglieri qui presenti possono smentirmi, se vogliono! Insomma una situazione difficilmente sostenibile ed in cui comincia a scarseggiare quel fattore fondamentale in qualunque contesto: la fiducia! Ebbene, noi siamo chiamati innanzitutto a ridare fiducia a tanti cittadini che si aspettano considerazione e attenzione. A chi sostiene che stiamo organizzando fuori tempo massimo questa nostra manifestazione rispondiamo che si sbaglia: oggi è il tempo della discussione, della mobilitazione e della proposta. Oggi, dopo che il Governo ha manifestato la sua definitiva intenzione è venuto il tempo per manifestare il nostro punto di vista ed intendiamo farlo pesare in modo forte. E la classe dirigente della Basilicata, anche correggendo qualche contraddizione, deve esprimere oggi nei prossimi giorni nelle prossime settimane il suo punto di vista. Anche su questo punto vorrei chiarire a chi ha sollevato dubbi sulla capacità dei rappresentanti di questo territorio e dell’intera regione di difendere le nostre buone ragioni che si tratta di polemiche fuori luogo in considerazione proprio di ciò che ho richiamato prima, la singolarità dell’iniziativa del governo da una parte e la sua dimensione generale che ha coinvolto l’intero Paese. Come tutti sanno la stessa nostra sorte hanno avuto altre regioni, altre province, altri territori. Non è dunque un problema di chi sa difendere meglio la propria casa. Qui c’è una questione più complessa. Dobbiamo recuperare in pieno in Basilicata l’unità di tutte le forze politiche e dei loro rappresentanti istituzionali che sono certo con serietà vogliono risolvere questo problema. Abbiamo avuto qualche difficoltà e qualche contraddizione nella costruzione delle proposte e delle iniziative. Ora è il tempo dell’unità e della coesione! Ecco perché siamo qui ora. A pochi giorni dall’emanazione dell’ultimo decreto, il 5 novembre, con cui il Governo ha dichiarato definitivamente la sua intenzione. E l’intenzione del Governo è di sopprimere la provincia di Matera insieme ad altre 34 province italiane. Senza per nulla considerare la contraddittorietà di far coincidere in Basilicata come in Molise e in Umbria, lo stesso territorio con regione e provincia. La Basilicata è un territorio vastissimo, orograficamente vasto, aspro e impervio dal punto di vista della mobilità, si estende su una superficie che è grande due volte quella della Liguria con una popolazione di quattro volte inferiore. E diventa, pertanto, fondamentale, organizzare i servizi in modo articolato, con presidi statali e locali sui territori. Se le cose rimanessero così come sono state decise dal Governo, Potenza sarebbe la Provincia più grande d’Italia, con una superficie grande 10 mila chilometri quadrati determinando inevitabilmente gravi negative ricadute, non solo di natura economica, su tutta la popolazione distribuita in 131 Comuni. 
Ed è impensabile pretendere che al tempo stesso si possa presidiare il territorio, garantire il suo equilibrio in assenza delle persone. La ricchezza principale sono le persone a cui bisogna però offrire delle opportunità. Va detto forte e chiaro al Governo e al Parlamento che la cassaforte ambientale, paesaggistica, storica, architettonica, culturale e, permettetemi, energetica costituita dalla Basilicata per essere protetta ha bisogno di uomini, strutture, infrastrutture, servizi, una forte amministrazione pubblica, presìdi efficienti dello stato. E tutto questo non può costare pro-capite come in Lombardia dove vivono 10 milioni di persone! Toglietevelo dalla testa! E’ una illusione pensare che problemi di tale portata si risolvano con accorpamenti o peggio ancora smembramenti. Anche chi pensa alle cosiddette “macroregioni” probabilmente non ha fatto fino in fondo i conti con il Mezzogiorno e la sua secolare “questione”. E forse non ha fatto i conti neppure con la realtà del territorio. L'accentramento di tutte le funzioni in un solo comune capoluogo è dannoso per la Basilicata e per la stessa città di Potenza. La dislocazione delle sedi periferiche dell'amministrazione dello stato non può essere concentrata in una sola città. Tenere unito il territorio, tenere unita la Regione, tenere coesa la Basilicata, significa valorizzare Matera e Potenza, pensare al protagonismo dei territori, e aprire una relazione proficua con lo Stato per concordare come riorganizzare la sua presenza in Basilicata. I pochi spiccioli risparmiati a confronto dei disagi dei cittadini per spostarsi, a confronto di tante altre questioni legate alla soppressione di uffici governativi all'interno di questa provincia, dovrebbe portare il Governo a fare un passo indietro. Per queste ragioni chiediamo che il governo riconsideri la necessità di mantenere in Basilicata le due province. D’altra parte la soluzione adottata dal Governo non riduce in modo significativo la spesa, non migliora la qualità dei servizi per i cittadini e il loro rapporto con le istituzioni e, al contrario, promuove depauperamento e tensioni fra le comunità, alimenta spinte centrifughe. A questo proposito l’ho detto esplicitamente: non condivido questa idea di portare Matera in Puglia! E non la condivido per diverse ragioni. Innanzitutto storiche. 350 anni fa, nel 1663, Matera uscì dalla Terra d’Otranto,di cui fino ad allora fece parte, per diventare capoluogo della Basilicata e sede di Regia Udienza. Un titolo che le rimase fino al 1806 quando Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze a Potenza (corsi e ricorsi!...). Passarono oltre 100 anni perché nel 1926 gli venisse attribuito il ruolo di capoluogo di provincia recuperando appieno la sua funzione centrale e di cerniera fra la pianura che scivola verso il mare e le colline interne. In questi 85 anni la identità culturale economica e sociale di Matera e della sua provincia si è andata man mano rafforzando. Grandi trasformazioni e progressi grazie alla bonifica delle terre frutto delle grandi lotte contadine che ruppero il blocco agrario latifondista fino ad allora egemone, premessa di una trasformazione irreversibile della società economica agricola,che portò alla riforma agraria. Grandi progressi dovuti alle industrie. Alcune grandi infrastrutture. Grandi capacità di relazione con il mondo della cultura che in questa parte del territorio lucano ha trovato significativa ispirazione. La storia della nostra città e della nostra provincia è la storia di una intera Regione che nel corso di questi 350 anni ha saputo accumulare un patrimonio di idee, di cultura, di valori che non può essere spazzato via in un sol colpo. Ma c’è una ragione di carattere politico ed economico: Matera, la città soprattutto, con la sua capacità di divenire centro culturale, attrattore turistico, luogo fondamentale di iniziativa nel Mezzogiorno e punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale deve svolgere positivamente la sua funzione in rapporto al suo entroterra provinciale non solo come capoluogo burocratico ma come grande centro dove si sviluppino opportunità, occasioni per l’intero territorio. Come grande centro culturale e di servizi. Penso all’Università e all’ospedale e a tutta la struttura sanitaria. Penso alle innumerevoli attività culturali: il teatro che quest’anno già alla seconda stagione coinvolgerà un gran numero di comuni della provincia e anche pugliesi; il Conservatorio che costituisce un luogo di eccellenza al servizio di un vasto territorio; i musei; la Soprintendenza ai beni artistici ed etnoatropologici; i tanti festival della letteratura che coinvolgono scrittori e scrittrici di tutto il mondo …. Insomma la Capitale europea della cultura … Una capitale anche Per la pianura rigogliosa del Metapontino ricca di produzioni agroalimentari e grande luogo turistico, per la bellissima collina con i suoi paesaggi, i prodotti turistici ed enogastronomici, il ricco patrimonio ambientale con la Riserva regionale San Giuliano, il Bosco Pantano di Policoro, Oasi del WWF, e la Riserva naturale speciale dei Calanchi di Montalbano Jonico, il Parco naturale di Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane, il Parco archeologico storico naturale delle Chiese rupestri del Materano, ma anche per i comuni con grandi infrastrutture industriali che meritano attenzione e cura; la straordinaria ricchezza storica e culturale di tutti i 31 comuni della provincia di Matera, quelli che il Presidente Stella ama chiamare le “31 perle” sono un patrimonio della nostra bella regione che va difeso e valorizzato. L’organizzazione di tutto questo non può essere messo in crisi dall’azzeramento di un ente intermedio strategico come la Provincia di Matera. Di questo sono consapevoli anche i comuni pugliesi della Murgia e che guardano a noi con grande interesse. Quegli stessi comuni sono preoccupati del loro destino in rapporto alla città metropolitana di Bari e dunque deve partire da qui da Matera dalla Provincia di Matera una controffensiva intelligente che conquisti nuovi rapporti, nuove occasioni che fanno bene a Matera e a tutta la sua provincia e dunque alla Basilicata. Queste idee, queste intuizioni possono diventare in poco tempo progetti. E possono restituire nuove funzioni alla provincia di Matera al suo intero territorio. I piccoli numeri della nostra provincia e della nostra regione ci costringono a ragionare in grande! Ci impongono maggiore impegno e non ci consentono scorciatoie! Dunque, guai a farsi prendere la mano dalle emozioni o da illusorie derive. Della provocazione referendaria accetto il metodo. Ne è prova l’ordine del giorno che anche con il mio consenso il Consiglio Comunale di Matera ha approvato il 22 ottobre: in materie così sensibili non è pensabile che si proceda contro il parere delle comunità. La consultazione deve fornire un indirizzo preciso sulla base di una domanda precisa e ragionevole. Ieri sono andato all’incontro con il Ministro Patroni Griffi voluto dal Presidente De Filippo: Mi sono presentato con un ramoscello d’ulivo in una mano e una spada nell’altra: in una mano avevo un volume di bellissime fotografie di Matera e di alcuni paesi della nostra provincia; nell’altra avevo invece il documento, l’ordine del giorno che vi abbiamo distribuito e che i presidenti Massenzio e Chietera vi chiederanno di votare. E’ solo un pezzo di carta con su scritte alcune righe ma quello sarà il parere dei nostri consiglieri comunali provinciali che rappresentano 200.000 abitanti, 200.000 cittadini. Io penso che questo semplice pezzo di carta sia più pesante ed efficace di una spada! W la provincia di Matera W la Basilicata.

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