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mercoledì 18 gennaio 2012

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del tabaccaio che ha subito, di recente, un tentativo di rapina a Salandra.


E’ successo. E’ successo che son riusciti ad entrare in un locale come il mio e a cui si è gelato il sangue nel constatare di essere stato derubato. Cosa comune in grossi centri. Ma in un piccolo sperduto paese della collina materana, senza strade di sbocco, con una qualità della vita accettabile e senza aver mai avuto problemi di criminalità, l’impatto psicologico ed emotivo è devastante. La prassi è la solita, di rito: rilievi delle forze dell’ordine, domande, denuncia, ecc.. Dopodichè, lettera morta e calma apparente fino al prossimo furto. Scopri il furto o il tentativo di furto, chiami il 112, descrivi la situazione e ti dicono “attenda, le passo Tricarico” (la sede del Nucleo Radiomobile di zona, n.d.r.). A questo si aggiunge la beffa del non poter bloccare la riscossione di biglietti gratta e vinci che sono refurtiva perché i poderosi sistemi computerizzati di Lotterie Nazionali srl non prevedono questa ipotesi. Strano, ti bloccano ogni operazione per una minima mancanza ma consentono ai ladri di poter riscuotere il loro bottino indisturbati in tutta la penisola. Siamo senza difesa, senza protezione, lo smantellamento delle forze dell’ ordine mediante continui tagli e riduzioni di organico suggerisce ormai che l’apparato investigativo-inquirente è alla canna del gas, uffici di tribunale che non hanno manco la carta per le fotocopie, auto di servizio che circolano senza aver fatto il tagliando, pattugliamenti ridotti al minimo per risparmiare benzina. Qualcosa che è partito da lontano. La Basilicata collinare, quella dei piccoli paesini tranquilli, la pseudo- isola felice si scopre terra di conquista dei nuovi barbari, fertile terreno di mietitura per i balordi senza scrupoli che sanno di poter agire con rischi minimi. Siamo gente di montagna, o meglio, di alta collina isolata, non avvezza all’ansia da invasione barbarica, e che ha sempre guardato alle auto di forestieri come una piacevole nota di diversità. Ora non è più possibile. Il sospetto è giusto che si faccia strada, l’identificazione e memorizzazione targa del “forestiero” sarà prassi per chi è stato, a vario titolo, colpito da questi predoni di vite. Affiancheremo le forze dell’ordine, benché menomate dall’assenza di mezzi, nell’attività di ricostruzione e monitoraggio. Segnaleremo targhe e movimenti sospetti in ore e luoghi inusuali. Guarderemo con occhio sospettoso ad ogni minima novità, ad ogni nuova faccia venuta qui in ore serali o notturne, ad ogni macchina di cui non conosci il proprietario (perché qui ci si conosce tutti, è questo il bello/brutto della situazione). Proviamo ad essere noi gli occhi di uno Stato inesistente. Facciamo una sorta di trapianto di cornee all’occhio cecato dello Stato, quello bendato dalle esigenze di bilancio, e caviamocela da soli, con la solidarietà che unisce – purtroppo - solo a cose fatte. Possiamo e dobbiamo farcela. Ad ognuno il suo compito, tranne che per lo Stato, troppo impegnato a suicidare le aspettative del popolo che avrebbe dovuto rappresentare e difendere.

Antonio Dipersia 

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