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martedì 3 aprile 2012

INCHIESTA BANCAROTTA CIT: BENEDETTO, NECESSARIA UN’INIZIATIVA DELLA REGIONE


“Più che aggiungere al danno la beffa, se le richieste dell’ex a.d. della CIT, la compagnia italiana del turismo protagonista di un clamoroso crac tra i 500 e i 600 milioni di euro nel 2005, Arcangelo Taddeo, nei confronti del Comune di Scanzano Jonico fossero accolte saremmo di fronte alla premiazione dei furbi e al trionfo della illegalità”. A sostenerlo è il presidente del gruppo IdV in Regione Nicola Benedetto ricordando che “dalle indagini della magistratura milanese sono emersi particolari anche sull’impiego di 19 milioni di euro che la CIT ha ricevuto dallo Stato per la realizzazione proprio del villaggio turistico di Scanzano Jonico per la cui “parcella” professionale Taddeo ha il coraggio di rivendicare ben 4 milioni di euro”.
Benedetto evidenzia che “il sen. Elio Lannutti di IdV è ancora in attesa di una risposta ad una sua interrogazione del 2 febbraio scorso al Ministro per lo Sviluppo Economico Passera per sapere se risulti al Governo quali siano stati i controlli dei Ministeri vigilanti per impedire una gestione sciagurata ed un saccheggio sistematico di pubbliche risorse da parte degli amministratori della Cit; come sia stato possibile che la compagnia italiana del turismo, sia stata utilizzata come un bancomat da 11 persone, compreso l’ex amministratore Taddeo, per fare la bella vita a spese dello Stato e dei contribuenti”.
“I milioni di euro erogati dallo Stato per il rilancio turistico della Basilicata e della Campania – sottolinea il capogruppo di IdV - sono stati dissipati in gioielli, auto di lusso, affitto di appartamenti con vista sulla Basilica di San Pietro. Ciliegina sulla torta: mentre i sospirati progetti languivano e centinaia di persone restavano senza stipendio, venivano spesi 19 mila euro per pagare un consulente incaricato di scegliere i regali di Natale. O venivano scialacquati 11 mila euro per una stilografica. Il decreto con cui il gip di Milano Donatella Banci ha disposto il rinvio a giudizio per 11 manager della Cit, la storica compagnia italiana del turismo fondata nel ’27 da Benito Mussolini, è impietoso: spiega come in pochi anni una società che godeva di illimitati appoggi politici e bancari sia affondata in un gorgo debitorio perché i suoi amministratori l’hanno usata semplicemente come bancomat per garantirsi un tenore di vita da nababbi. “E tutto questo quando la società era già in stato di insolvenza” sottolinea il magistrato.
In attesa che il Ministro Passera fornisca le delucidazioni richieste dal sen. Lannutti, ritengo che sia dovuta da parte dell’Assessore alle Attività Produttive e Turismo Pittella mostrare grande attenzione sugli sviluppi dell’inchiesta perché la Regione è fortemente interessata a come sono state impiegate ingenti risorse finanziarie statali in investimenti turistici che avrebbero dovuto promuovere il territorio e che sono diventati strumenti oltre che per dilapidare aiuti pubblici anche per favorire grandi gruppi turistici internazionali senza alcun ritorno per l’imprenditoria locale, per l’economia e l’occupazione del Metapontino. Non è un caso dunque – dice Benedetto – che ancora oggi il sistema dei villaggi del Metapontino produca ricchezza solo alle società che li hanno ricevuti in gestione senza alcun rischio economico societario, confermando che il modello del villaggio sullo Ionio lucano, come del resto accade dappertutto, non è certamente il più efficace per garantire crescita dell’impresa e occupazione locale. Si tratta infine di non lasciare soli gli amministratori comunali di Scanzano Jonico che hanno ereditato il “contenzioso Taddeo” che potrebbe avere conseguenze disastrose sino a provocare il dissesto finanziario del Comune”.   

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