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domenica 22 aprile 2012

ENEA TRISAIA : RICONVERSIONE O CHIUSURA?

I fondi della ricerca si assottigliano e i dipendenti del centro Enea si riducono negli anni e quelli dei servizi si vedono ridurre di giorno in giorno le ore lavorative al punto da non riuscire con simili stipendi a tirare avanti. In considerazione di questo trend negativo sui fondi stanziati per la ricerca e il personale che opera nel centro Enea della Trisaia , Noscorie Trisaia è ormai da anni che chiede una riconversione produttiva del centro di ricerca. Non solo per evitare altri depositi di scorie ma per rendere produttiva un’area già negata in passato allo sviluppo urbanistico di Rotondella e che ora sarebbe negata anche per far lavorare le maestranze. A queste maestranze ovviamente va tutta la ns. solidarietà, situazione comune in questo periodo di recessione per tanti lavoratori. In mancanza di nuovi fondi per la ricerca il centro rischia la effettiva chiusura. Rilanciamo pertanto le nostre vecchie proposte ancora valide e non prese in considerazione dalle istituzioni, Regione in testa. Parliamo di una riconversione produttiva delle decine di ettari del centro, in ottica di sviluppo equosolidale ed equo sostenibile per attività produttive legate alla ricerca. In effetti, la ricerca Enea per sommi capi ha riguardato la grossa industria e mai le piccole medie imprese o economie locali. Perciò sarebbe ora di utilizzare i know- how della ricerca per sviluppare un incubatore d’imprese soprattutto sul territorio, da quello sulle energie rinnovabili, all’agricoltura e all’agroalimentare. Ora queste estensioni di ettari per l’Enea sono solo un costo di gestione, mentre avevamo già presentato al comune di Rotondella osservazioni al regolamento urbanistico per un recupero degli stessi.
Non solo ,avevamo proposto di utilizzare i tecnici del centro e i laboratori per realizzare una facoltà universitaria per formare personale e tecnici sempre nel campo delle energie rinnovabili e ambientali .La Regione Basilicata finanzia invece una università lucana che sforma laureati sui vari corsi di studio che sistematicamente a fine corso emigrano. Con l’aggravante che l’università lucana è finanziata con le royalites del petrolio, ossia distruggiamo acqua e agricoltura per scolarizzare giovani emigranti.

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