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venerdì 20 aprile 2012

Alla base vi è una crisi di democrazia


La fine in Italia della democrazia rappresentativa, ad opera di una partitocrazia vorace che ha portato la nazione sull’orlo del fallimento, non trova sbocco in quella che, ai sensi di una corretta interpretazione evolutiva della Costituzione, dovrebbe invece trovare soluzione dando voce al Popolo sovrano in una nuova forma applicata di democrazia: quella partecipativa. Solo gli effetti di un coinvolgimento partecipativo dell’intera società potrebbe infatti caratterizzare quella rinascita tanto agognata per la nostra democrazia, rapida, credibile, rinvigorita, ma soprattutto legittimata.
Questa impressione risulta essere percepita non solo da un numero sempre maggiore di autorevoli politologi, studiosi, politici illuminati, ma anche dai nostri stessi Rappresentanti istituzionali che, in tale direzione, ricevono sempre più spesso consigli e segnalazioni anche da parte di Organismi governativi e di mercato internazionali. Il segnale di inizio verso una nuova fase di apertura partecipativa da parte delle Istituzioni e della Politica nei confronti della Società italiana, non può più esimersi però dal coinvolgere anche le frazioni astensionistiche dell’elettorato, che solo per malafede vengono erroneamente e impropriamente comprese nell’antipolitica. Gli astensionisti in Italia, comprendenti chi in maniera sempre più numerosa sta decidendo di non recarsi più a votare, oppure deciderà di esprimere scheda bianca o nulla, stanno superando abbondantemente la soglia fatidica del 50 per cento, e questo trend, se non si prendono concreti provvedimenti di apertura nei loro confronti, è irrimediabilmente destinato ad aumentare ed esporrà questa già malandata democrazia a un’enormità di gravi e ulteriori rischi. A fronte di questa inaspettata involuzione, i mass media nazionali sono ancora arroccati, nonostante la critica feroce che proprio loro in questi ultimi tempi stanno rivolgendo quotidianamente al sistema partitocratico italiano, su posizioni di “chiusura e censura”. Sembrano anch’essi disorientati in maniera uguale agli stessi partiti politici che essi pongono sul banco degli imputati, e non colgono le richieste di coinvolgimento analitico e risolutivo che il popolo astensionista, compreso il movimento CVDP, sta da diverso tempo loro inviando. Forse non hanno capito che la censura pianificata nei confronti degli astensionisti, retaggio di una consuetudine oscurantista e fascistoide, voluta dai partiti e che ha caratterizzato il sistema dell’informazione della Prima e Seconda Repubblica italiana, finirà per compromettere sul nascere anche le più basilari aspettative che il Popolo ripone in questa nascente Terza Repubblica. Segnali importanti di apertura stanno però giungendo da un valido Istituto di Ricerca, la Tecné srl diretta da Carlo Buttaroni, che sta evidenziando nelle intenzioni di voto degli italiani i rapporti percentuali anche “assoluti” e non solo “relativi” delle intenzioni sondate. Questa semplice opera di evidenziazione fà sì che i cittadini abbiano una visione attendibile e realistica del peso che i partiti, per i principi del pluralismo, devono avere all’interno di una democrazia. Manomettere questi dati, evidenziando solo ciò che finora ha fatto comodo ai partiti, oltre a calpestare la prima sovranità che è quella del Popolo finirà per innescare irrimediabilmente vortici sempre più degenerativi, antidemocratici e insalubri per l’intera società.


la CVDP - Commissione di Vigilanza
per la Democrazia Partecipativa
(movimento astensionista politico per
il rilancio della sovranità popolare)

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