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martedì 18 dicembre 2012

Legambiente presenta Pendolaria 2012

Trasporto pendolare 2,9 milioni di cittadini di serie B, meno risorse da Stato e Regioni, tagli e futuro incerto A Potenza manifestazione davanti alla Stazione Centrale 
“Servono treni nuovi e più numerosi. 
Per ridurre inquinamento e congestione puntare a 5 milioni di pendolari al 2020” 
C’era anche Legambiente Basilicata – con un’iniziativa che si è svolta a Potenza davanti alla Stazione Centrale – tra i volontari di Legambiente che hanno manifestato oggi insieme ai pendolari di Roma, Padova, Foligno, Pinerolo, Napoli, Viareggio, Lucca, Pistoia, Prato, Firenze, Bologna, Genova, Ancona e Caltagirone. Quattordici appuntamenti in altrettante stazioni d’Italia, dal Veneto alla Sicilia, per sottoporre all’attenzione del governo la situazione di degrado in cui versa il trasporto pendolare: lo stato di abbandono di molte stazioni, la vetustà dei treni, la soppressione delle corse e persino di intere linee (12 in Piemonte!), i ritardi e il conseguente sovraffollamento, l’incertezza dei finanziamenti e del futuro di un settore che interessa quasi tre milioni di cittadini. 
La tratta Potenza – Salerno secondo l’ultimo rapporto “Pendolaria 2012” è infatti tra le dieci tratte peggiori d’Italia. Nel resto della regione le cose non vanno meglio. Potenza – Foggia è un’altra tratta che subisce continui ritardi a causa di guasti e vagoni obsoleti. La soppressione dei treni sulla Sibari – Taranto penalizza tutta la costa Jonica, compresa quella lucana, già mortificata con un solo treno al giorno tra Metaponto e Reggio Calabria (e un cambio a Catanzaro Lido) e dalla chiusura di biglietterie di stazioni importanti come Sibari e Crotone. 
Il contesto nazionale
Sono 2 milioni 903 mila le persone che, nel nostro paese, ogni mattina prendono il treno per andare a lavorare o a studiare. Passeggeri inesistenti, però, nel dibattito pubblico, come mette in evidenza Legambiente nel suo rapporto Pendolaria 2012. Cittadini di serie B per la politica nazionale dei trasporti, che da oltre dieci anni premia la strada a danno della ferrovia come ben dimostra la suddivisione dei finanziamenti della Legge Obiettivo 2002-2012: 71% delle risorse per strade e autostrade, 15% per le ferrovie e 14% per le reti metropolitane. Anche quest’anno, alla crescita costante del numero di pendolari in Italia governo e amministrazioni regionali hanno risposto con tagli ai servizi, aumenti del costo dei biglietti in tutte le regioni e incertezze sugli investimenti, con effetti rilevanti sulla qualità del servizio.
Il funzionamento del servizio ferroviario regionale è garantito da finanziamenti statali e regionali. A livello statale nel triennio 2010-2012 la media delle risorse stanziate è diminuita del 22% rispetto al 2007-2009. Il 2009 è, infatti, l’ultimo anno in cui sono state destinati fondi sufficienti a garantire un servizio decoroso. Nel 2011 i tagli effettuati dal governo Berlusconi nei confronti delle regioni hanno comportato una riduzione del 50,7% delle risorse. Il Governo Monti ha coperto in parte il deficit, ma per i prossimi anni le risorse a disposizione non bastano a garantire il servizio attuale ne a permettere investimenti in nuovi treni.
Da oltre dieci anni gli investimenti statali e regionali premiano la strada a danno della ferrovia. Sull’autotrasporto dal 2000 al 2011 sono piovuti a livello nazionale quasi 5 miliardi di euro (4.924,7 milioni) a cui vanno sommati 400 milioni di euro già stanziati per il 2013. Impressionante lo strabismo nel premiare i cantieri delle grandi opere a scapito della mobilità urbana e pendolare che ha accomunato in questi anni i ministri Lunardi, Di Pietro, Matteoli e Passera.
Stessa musica sul fronte delle Regioni dove si destinano ai nuovi progetti autostradali miliardi di euro: strade e autostrade rappresentano il 60% degli stanziamenti complessivi, mentre la somma di ferrovie e metropolitane arriva al 40%. 
Alle regioni spetta il compito di definire il contratto di servizio con i gestori dei treni e individuare nel proprio bilancio i capitoli di spesa per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio e per il materiale rotabile (i treni nuovi o riqualificati). Quest’anno si “salva” solo la Provincia di Bolzano - che arriva al 2,4% del proprio bilancio e ha realizzato un ambizioso e frequentatissimo progetto di linee regionali - tutte le altre Regioni hanno investito per i pendolari meno dell'1%. Le peggiori sono Veneto, Lazio, Campania e Piemonte che malgrado l’alto numero di pendolari non arrivano allo 0,3%.
La Basilicata
La Basilicata in questa classifica si posiziona al settimo posto con il suo 0,46% di spesa ma è la prima nel sud Italia. Un buon risultato. L’investimento riguarda il materiale rotabile e i servizi. Nel complesso però le spese per i pendolari sono tra le più basse in Italia (53 milioni di euro), di cui 12,3 milioni derivanti dal contratto di servizio con le Fal.
Da sottolineare la scelta di destinare dei fondi FAS per ammodernare le infrastrutture ferroviarie. Anche la Basilicata nel 2012 ha deciso di stanziare 14 milioni di euro da destinare ad interventi infrastrutturali sulle linee gestite da Ferrovie Appulo Lucane.
C’è poi un fattore di cui tener conto. E cioè il numero di passeggeri al giorno rispetto ai chilometri percorsi dalla rete ferroviaria locale: 7.700 viaggiatori su 464 chilometri per 4.040 abbonamenti. Un cane che si morde la coda. Meno gente prende il treno più i numeri si riducono e le corse vengono soppresse. Più aumentano i disservizi più la gente è poco invogliata a usare questo mezzo di locomozione. Basti pensare che in Basilicata per muoversi tra i due capoluoghi di Provincia, Potenza e Matera, con Trenitalia sono necessari 2 cambi (a Foggia e Bari) ed un tempo di percorrenza che sfiora le 7 ore, per una distanza di circa 100 km, a una media oraria di 14,5 km/h. 
Una soluzione potrebbe essere il Contratto di servizio condiviso, ovvero contratti di servizi interregionali. Un impegno che dovrebbero assumere urgentemente le Regioni per quei treni che effettuano il servizio in territori limitrofi ma appartenenti ad amministrazioni diverse. Sono sempre di più infatti i casi di treni non adeguatamente finanziati perché non rientrano in Contratti di Servizio “condivisi”. E’ il caso dello spezzettamento dei treni regionali tra Roma e Napoli a Formia, della linea Adriatica dove potrebbero trovare un accordo conveniente Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo, ma ancora più importante e di attualità è il caso di Calabria, Basilicata e Puglia, che sulla linea Jonica si sono viste sottrarre il 100% del servizio ferroviario (per la tratta Sibari-Taranto) proprio per la mancanza di finanziamenti e di accordi interregionali. 
Le proposte
Per i prossimi anni, la prima sfida consiste nell’individuare nuove risorse per migliorare il servizio; la seconda nel promuovere innovazione nell’organizzazione del settore garantendo i diritti dei cittadini nell’ambito del processo di liberalizzazione. Secondo Legambiente, per cambiare scenario occorre partire da una domanda molto semplice: che cosa chiedono i pendolari? Chiare e unanimi le risposte: più treni, treni nuovi, treni più veloci sulle linee pendolari. E poi ascolto e confronto, perché come dimostrano le migliori esperienze europee, la partecipazione è un fattore importante per migliorare il servizio e fidelizzare i viaggiatori.

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