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domenica 1 maggio 2011


ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHEOLOGI - ANA  www.archeologi.org 
1° maggio degli archeologi: riflessioni su professione e professionalità 

A  più  di  due  anni  dall’approvazione  del  regolamento  della  cd.  legge sull’archeologia  preventiva,  l'Associazione  Nazionale  Archeologi  registra come  l’attività  professionale  in  ambito  archeologico  continui  ad  essere viziata  dall'assenza  di  riconoscimento  professionale.  Ciò  favorisce  la diffusione  di  cattive  pratiche  e  di  frequenti  anomalie  sul  mercato del lavoro. Si segnalano casi in cui nell'archeologia preventiva  -anche in conseguenza del  fatto  che,  in  alcune  regioni,  il  reclutamento  degli  archeologi  e 
l’affidamento degli incarichi professionali si basano su criteri discrezionali, se  non  addirittura  clientelari-  alcuni  colleghi,  proponendo  tariffe  molto  basse,  ottengono  un  notevole numero di relazioni Viarch. Questo avviene perché la competizione tra professionisti è oggi priva di regole, basata      sul      ribasso      delle      tariffe      piuttosto      che      sulla      qualificazione      degli      esecutori. L’assenza,  inoltre,  di  parametri  retributivi  univoci  per  l’attività  di  archeologo  genera  una  contrattazione individuale  dei  compensi  professionali,  che,  talvolta,  va  a  scapito  della  qualità  degli  interventi  e  della professionalità degli esecutori. L'attuale quadro di confusione e l'assenza di regole legittimano sempre più pratiche di concorrenza sleale, se  non  di  vera  e  propria  scorrettezza  professionale.  Pratiche  che  penalizzano  proprio  i  professionisti  più qualificati e competenti. E'  evidente,  peraltro,  che  finché  non  maturerà  negli  stessi  archeologi  una  coscienza  professionale,  che 
spinga  ad  attribuire  adeguato  valore  alle  proprie  prestazioni,  rimarrà  vano  ogni  tentativo  di  giungere  al riconoscimento e alla regolamentazione della professione. 
Al momento, tale situazione è aggravata dall'incapacità delle istituzioni preposte alla tutela, sia per carenza di organico che per la grave lacuna legislativa in merito alle sanzioni commutabili in caso di inosservanza o scorretta  applicazione  della  legge,  di  esercitare  il  controllo  sugli  interventi  e  sugli  esecutori  nonché  dalla scarsa  attenzione  prestata  al  fenomeno  da  parte  di  chi  dovrebbe  vigilare  sulle  pratiche  del  mercato  del lavoro. In  assenza  di  regole  legislative,  nonché  di  organi  istituzionali  in  grado  di  vincolare  lo  svolgimento dell'attività  professionale  al  rispetto  di  regole  deontologiche,  l'Associazione  Nazionale  Archeologi,  nel sottolineare che denigrare la reputazione professionale di un collega è espressione d’ignoranza, non può far altro che condannare i sistemi di affermazione personale non basata sulle effettive competenze e capacità, ma  sull'assenza  di  trasparenza  e  sulla  scorrettezza,  e  ribadire  i  principi  affermati  nel  proprio  Codice Deontologico, al cui rispetto sono vincolati tutti i soci, ma che si auspica vengano adottati anche da tutti gli altri archeologi italiani. 
Il  rispetto  di  una  Deontologia  professionale  è,  infatti,  prima  ancora  che  verso  l'Associazione,  un  atto doveroso nei confronti di se stessi, dei propri colleghi, dei committenti, delle istituzioni e della collettività titolare del patrimonio culturale, ma anche una premessa imprescindibile per qualsiasi rivendicazione della categoria. Non  sarà,  infatti,  possibile  ottenere  in  Italia  alcuna  forma  di  riconoscimento  e  regolamentazione  della professione di archeologo finché gli stessi archeologi non sapranno per primi rispettare e far rispettare il lavoro proprio e dei propri colleghi. 

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