ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHEOLOGI - ANA www.archeologi.org
1° maggio degli archeologi: riflessioni su professione e professionalità
A più di due anni dall’approvazione del regolamento della cd. legge sull’archeologia preventiva, l'Associazione Nazionale Archeologi registra come l’attività professionale in ambito archeologico continui ad essere viziata dall'assenza di riconoscimento professionale. Ciò favorisce la diffusione di cattive pratiche e di frequenti anomalie sul mercato del lavoro. Si segnalano casi in cui nell'archeologia preventiva -anche in conseguenza del fatto che, in alcune regioni, il reclutamento degli archeologi e
l’affidamento degli incarichi professionali si basano su criteri discrezionali, se non addirittura clientelari- alcuni colleghi, proponendo tariffe molto basse, ottengono un notevole numero di relazioni Viarch. Questo avviene perché la competizione tra professionisti è oggi priva di regole, basata sul ribasso delle tariffe piuttosto che sulla qualificazione degli esecutori. L’assenza, inoltre, di parametri retributivi univoci per l’attività di archeologo genera una contrattazione individuale dei compensi professionali, che, talvolta, va a scapito della qualità degli interventi e della professionalità degli esecutori. L'attuale quadro di confusione e l'assenza di regole legittimano sempre più pratiche di concorrenza sleale, se non di vera e propria scorrettezza professionale. Pratiche che penalizzano proprio i professionisti più qualificati e competenti. E' evidente, peraltro, che finché non maturerà negli stessi archeologi una coscienza professionale, che
spinga ad attribuire adeguato valore alle proprie prestazioni, rimarrà vano ogni tentativo di giungere al riconoscimento e alla regolamentazione della professione.
Al momento, tale situazione è aggravata dall'incapacità delle istituzioni preposte alla tutela, sia per carenza di organico che per la grave lacuna legislativa in merito alle sanzioni commutabili in caso di inosservanza o scorretta applicazione della legge, di esercitare il controllo sugli interventi e sugli esecutori nonché dalla scarsa attenzione prestata al fenomeno da parte di chi dovrebbe vigilare sulle pratiche del mercato del lavoro. In assenza di regole legislative, nonché di organi istituzionali in grado di vincolare lo svolgimento dell'attività professionale al rispetto di regole deontologiche, l'Associazione Nazionale Archeologi, nel sottolineare che denigrare la reputazione professionale di un collega è espressione d’ignoranza, non può far altro che condannare i sistemi di affermazione personale non basata sulle effettive competenze e capacità, ma sull'assenza di trasparenza e sulla scorrettezza, e ribadire i principi affermati nel proprio Codice Deontologico, al cui rispetto sono vincolati tutti i soci, ma che si auspica vengano adottati anche da tutti gli altri archeologi italiani.
Il rispetto di una Deontologia professionale è, infatti, prima ancora che verso l'Associazione, un atto doveroso nei confronti di se stessi, dei propri colleghi, dei committenti, delle istituzioni e della collettività titolare del patrimonio culturale, ma anche una premessa imprescindibile per qualsiasi rivendicazione della categoria. Non sarà, infatti, possibile ottenere in Italia alcuna forma di riconoscimento e regolamentazione della professione di archeologo finché gli stessi archeologi non sapranno per primi rispettare e far rispettare il lavoro proprio e dei propri colleghi.
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