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giovedì 29 maggio 2014

Non solo 80 euro. I sindacati siglano l'accordo per la detassazione del salario di produttività. La priorità è rilanciare i consumi.

Falotico: in Basilicata scenario post guerra, puntare su infrastrutture, innovazione e capitale umano.

Nelle buste paga dei lavoratori dipendenti non ci saranno solo i famosi 80 euro del governo ma a breve anche i risparmi di imposta dovuti alla detassazione del salario di produttività nelle aziende dove si applica la contrattazione di secondo livello. Nei giorni scorsi, a Roma, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato l'accordo in attuazione del Dpcm del 19 febbraio 2014. Ora manca solo l'intesa territoriale tra le parti sociali per rendere pienamente operativa la detassazione anche nelle aziende lucane. Per il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, “la detassazione del salario di produttività in una congiuntura che i recenti dati sul Pil confermano con un preoccupante segno meno, pur non essendo la panacea di ogni male, è un risultato importante che può contribuire al rilancio dei consumi interni e far uscire il paese dalla cappa della depressione economica”. Il segretario della Cisl lucana si dice “fortemente preoccupato dai recenti dati snocciolati da Unioncamere. Dal 2008 abbiamo perso in Basilicata qualcosa come 13,6 punti di prodotto interno lordo; una vera e propria debacle che ha fatto sprofondare decine di miglia di famiglie nel baratro della disoccupazione e della sfiducia. In uno scenario post guerra come è quello attuale – continua Falotico – non c'è altra ricetta che alleggerire e di molto il carico fiscale che grava sulle famiglie a reddito fisso. Il provvedimento del governo sugli 80 euro va nella giusta direzione perché inverte la tendenza del fisco, ma occorre allargare la platea dei beneficiari ai pensionati e agli incapienti”. Per il segretario della Cisl “la ripresa dei consumi è una condizione necessaria ma non sufficiente per rimettere in moto il paese. Regioni come la Basilicata che hanno visto scomparire intere filiere produttive devono recuperare una nuova vocazione industriale nei settori a più elevato valore aggiunto. Per questo occorre canalizzare la tante risorse a disposizione su tre capitoli strategici, infrastrutture, innovazione e capitale umano, e valorizzare al massimo la presenza di importanti player multinazionali, come Fiat Crrysler, Eni e Total, per attrarre nuovi investimenti e creare buoni posti di lavoro”. “Il prossimo summit tra governo e giunta regionale sul tema del petrolio – conclude Falotico – può rappresentare una straordinaria opportunità per fare della Basilicata il motore di una nuova stagione di sviluppo del Mezzogiorno, come è già accaduto negli anni '90, ma occorre capacità di selezionare gli obiettivi strategici, forzando se necessario campanilismi e rendite di posizione; un approccio orientato ai risultati per evitare gli sprechi e gli sperperi che hanno a lungo caratterizzato l'impiego delle risorse pubbliche, in particolar modo quelle comunitarie e quelle rivenienti dalle estrazioni petrolifere; infine la messa in rete di dipartimenti universitari e centri di ricerca per fare delle Basilicata un luogo in cui si produce conoscenza e innovazione, in particolare nei settori della difesa ambientale e della green economy”.

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