Tale situazione impose un ripensamento complessivo dell’apparato produttivo localizzato in Pisticci Scalo e a seguito di intese raggiunte tra Istituzioni, Parti Sociali ed ENI fu redatto un “Progetto per la reindustrializzazione e la realizzazione di un Parco Tecnologico nell’Area della Valbasento” la cui realizzazione avrebbe mitigato fortemente gli effetti della crisi del settore chimico sui livelli occupazionali esistenti all’epoca in Valbasento. Per il finanziamento e la realizzazione del suddetto Progetto fu stipulato nel dicembre 1987, ai sensi dell’Art. 7 della L. 64/’86 un Accordo di Programma tra: Ministero per il Mezzoggiorno, Mistero dell’Industria, Regione Basilicata, Consorzio Industriale ed ENI.
In sintesi l’Accordo di programma prevedeva:
Reindustrializzazione dell’Area della Valbasento attraverso il processo di ristrutturazione delle attività chimiche esistenti (all’epoca) ed attraverso l’insediamento di nuove attività produttive promosse dall’ENI.
Approntamento dell’Area Attrezzata a Pisticci Scalo attraverso la ristrutturazione delle opere infrastrutturali già di proprietà del Consorzio Industriale, l’acquisizione e ristrutturazione di impianti ed infrastrutture a rete di proprietà ENI nonché attraverso la realizzazione di nuovi impianti di servizio/opere infrastrutturali da finanziare con le risorse rese disponibili dall’Accordo di Programma.
La costituzione della Società di gestione dei servizi (Tecnoparco Valbasento s.p.a.) a cui conferire la gestione degli impianti di servizi e delle infrastrutture dell’Area Attrezzata.
A settembre del 1990, diventava operativa la Società Tecnoparpo Valbasento s.p.a. che inizialmente serviva solo le aziende insediate nell’Area Attrezzata riuscendo, con difficoltà, a chiudere i bilanci in sostanziale pareggio.
Nei primi anni dell’anno 2000 l’apparato produttivo localizzato in Valbasento, insediatosi a seguito dell’attuazione del progetto di riconversione Industriale di cui all’Accordo di Programma Valbasento, subiva un ulteriore duro colpo a seguito di una incipiente crisi che si sarebbe protratta fino ai nostri giorni provocando la chiusura di tutti gli impianti del gruppo Snia e di altre medio piccole attività produttive nate a seguito del noto progetto di Riconversione Industriale.
Apparve chiaro a quel punto che le opzioni per Tecnoparco erano solo due:
Continuare a servire solo l’Apparato produttivo insediato nell’Area Attrezzata maturando perdite consistenti a seguito della esiguità dell’utenza;
Compiere ogni sforzo possibile, finalizzato a conquistare mercati esterni all’Area Attrezzata di Pisticci Scalo nel settore dell’Energia e dell’Ambiente.
La Società Tecnoparco, scelse la seconda via, nonostante richiedesse investimenti consistenti sia nel settore dell’Ambiente che nel settore dell’Energia, i cui impianti sono stati implementati quasi esclusivamente con risorse proprie della stessa Tecnoparco s.p.a. , per un importo complessivo di circa € 41.500.000.
Una scelta diversa da quella operata all’epoca, avrebbe inesorabilmente comportato nel tempo la chiusura di Tecnoparco, con conseguenze devastanti sull’intero apparato produttivo locale, il quale ha da sempre utilizzato, fra l’altro, l’energia, il vapore e il trattamento scarichi forniti e prodotti dalla stessa Tecnoparco.
Eventuali forniture alternative per le aziende insediate nell’Area Attrezzata, non erano e non sono di facile realizzazione, in quanto richiedono consistenti investimenti da parte delle aziende stesse, sia nel caso dell’energia elettrica che del vapore; per il trattamento dei reflui prodotti, invece, appare assolutamente non perseguibile dalle stesse aziende insediate nell’Area di Pisticci Scalo, l’allestimento di un diverso modello di gestione rispetto a quello attuale.
Non è da trascurare, infatti, la necessità di disporre di una quantità minima di refluo affinché l’impianto di trattamento possa essere regolarmente esercito, sia dal punto di vista tecnico che economico.
Anche per questo Tecnoparco ha dovuto reperire altri reflui da trattare nel proprio impianto per continuare a mantenere sostenibili i costi di trattamento soprattutto dei reflui condottati provenienti dalle attività industriali dell’area e di quelli di provenienza locale.
Tra i reflui reperibili sul mercato specifico, quelli certamente più gestibili sono quelli rivenienti dalle perforazioni petrolifere per le seguenti ragioni:
Qualità del refluo pressoché costante e conseguente possibilità di adeguare il processo dell’impianto alla qualità del mix di refluo prevalente;
Possibilità di progettare e realizzare interventi mirati, tesi a mitigare l’impatto ambientale del trattamento reflui;
A tale proposito la Società Tecnoparco, anche su impulso del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e dell’ARPAB, ha progettato ed in gran parte già realizzato i seguenti interventi di mitigazione ambientale producendo significativi effetti nell’Area Attrezzata e nelle zone limitrofe:
Coperture delle vasche di stoccaggio e trattamento;
Realizzazione di scrubber idonei al trattamento delle sostanze volatili;
Inoltre Tecnoparco ha elaborato un protocollo di monitoraggio delle sostanze odorigene che è stato trasmesso alla Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente ed all’ARPAB.
Dal canto suo l’ARPAB ha condotto nell’area di Pisticci Scalo una campagna di monitoraggio della qualità dell’area; i dati oggettivi ottenuti dal monitoraggio hanno permesso di identificare analiticamente la tipologia di sostanze aereodisperse nell’area industriale di Pisticci Scalo ed in quella Residenziale limitrofa e di individuare le concentrazioni alle quali esse sono rinvenibili.
I dati rilevati sono di gran lunga inferiori ai valori soglia previsti dalle norme per cui non vi sono assolutamente situazioni di rischio per la salute.
Anche dal punto di vista degli odori i dati rilevati sono tutti assai inferiori ai limiti pubblicati sul manuale APAT 19/2003 “Metodi di misura delle emissioni olfattive”.
Arrivati a questo punto della trattazione, si capisce bene come per meglio interpretare alcune considerazioni fondamentali sull’argomento, non si poteva prescindere da quanto è accaduto negli ultimi 20 anni in Valbasento a seguito della riconversione industriale di cui si è detto.
E’ ormai inconfutabile che la chiave di volta perché il sistema produttivo locale si rigenerasse attraverso la creazione di medie/ piccole attività produttive è stata l’organizzazione che fu data, con la stipula dell’Accordo di Programma, alla gestione dei servizi e quindi alla costituzione di Tecnoparco Valbasento s.p.a.
Le Imprese che decidono di insediarsi in Valbasento devono avere la possibilità di concentrarsi sul prodotto acquistando a sportello tutti quei servizi necessari alla produzione senza impegnare proprie risorse per costruire e gestire impianti di servizio e distribuzione delle utilities.
Questa è stata la intuizione fondamentale che ha determinato la sopravvivenza dell’apparato industriale localizzato nell’Area Attrezzata di Pisticci Scalo.
Nelle Aree in cui ciò non è avvenuto, il processo di riconversione, pur promosso dall’ENI, non è mai riuscito a decollare: valgano per tutti gli esempi di Manfredonia-Monte S’Angelo, Crotone, Ottana, Gela, Brindisi ecc.
A questo punto è legittimo chiedersi: quanto le comunità locali intendono difendere un progetto che si è rivelato di successo?
Certo occorre che le Istituzioni locali attivino un dialogo ancora più serrato sia con le altre Istituzioni delocalizzate come la Prefettura di Matera che dovrà farsi garante delle istanze dei cittadini della Valbasento, organizzando e conducendo un tavolo permanente di concertazione teso a progettare, dirimere e risolvere eventualmente le azioni che si andranno ad individuare per la risoluzione del problema Ambiente/lavoro, che con le aziende localizzate nell’Area Attrezzata di Pisticci Scalo ed in particolare con Tecnoparco, affinché incrementino ulteriormente la loro sensibilità verso l’Ambiente investendo in tecnologie innovative ed in ulteriori sistemi di presidio e controllo; presidi e controlli, rimanendo sul tema Ambiente, che vanno estesi in un certo qual modo anche ai sistemi depurativi dei vari centri urbani e alle diverse aziende agricole e zootecniche che si affacciano sul Basento; detto questo, sia chiaro che l’abbandono di un sistema di infrastrutture e servizi creato e consolidato negli ultimi 20 anni nell’Area Attrezzata di Pisticci Scalo sarebbe deleterio e certamente rappresenterebbe la fine di quell’Apparato produttivo oggi esistente, che occupa non meno di mille addetti, che inesorabilmente sarebbe destinato ad estinguersi.
Amare e difendere la propria terra non significa non continuare a valorizzare il proprio territorio. In una realtà come la nostra dove il turismo non è esploso avendo ancora auspicabili ampi margini di crescita, dove l’agricoltura purtroppo ed ancora, non si presenta come quella forza trainante dell’intera economia locale, dove il terziario in generale obiettivamente stenta a decollare, cercare di salvaguardare forse l’unica realtà che in concreto ha prodotto ed ha contribuito a creare ricchezza per decenni nel nostro territorio, non mi pare una scelta priva di senso.
Ovviamente, questo, nel rispetto delle regole del gioco, ossia nel rispetto (e lo ribadisco) di una magari diversa e maggiore sensibilità in generale verso la salvaguardia di quel tema a noi tutti tanto caro, ossia la tutela dell’Ambiente.
Il Comune di Pisticci fino a non molti anni fa era, IN MANIERA OSSIMOROSA, invidiato ed ammirato da quasi tutte le altre realtà comunali e non, sia provinciali che regionali. Essere ed appartenere ad una comunità come la nostra era motivo di vanto, era un vero e proprio motivo di orgoglio. Pisticci aveva una realtà nel settore secondario che riusciva a valorizzare anche la ricchezza di altri settori produttivi, faceva da traino a tutto il benessere in generale del territorio. Cancellare con un colpo di spugna il settore industriale dal nostro territorio sarebbe una mossa quanto meno azzardata. Far ripartire un’economia locale prescindendo totalmente dall’unica realtà certa, seppur ridimensionata, senza avere delle concrete alternative su cui poggiare l’intero sistema, sarebbe davvero un’arma a doppio taglio. Arma a doppio taglio sarebbe anche non continuare a valorizzare o peggio denigrare le altre ricchezze del territorio, come il turismo o la stessa agricoltura, collegandole impropriamente ai problemi della “realtà industriale” del nostro territorio. Da qui l’auspicio riferito a tutte le forze in campo (nessun escluso) di fare uno sforzo congiunto nel remare tutti insieme in un'unica direzione, attraverso anche il dialogo e la concertazione, per la salvaguardia, la tutela e la rivalorizzazione della nostra terra, del nostro ambiente, della nostra economia e del nostro territorio in generale. Dialogo e concertazione, che in base ad un’analisi più attenta ed accurata, soprattutto dal punto di vista della salvaguardia ambientale, bisogna estenderli non solo alle diverse parti interessate e ai diversi Comuni della provincia di Matera bagnati dal Basento ma anche e soprattutto alla provincia di Potenza, la quale è tutt’altro che estranea al problema.
Questi sono i temi che seriamente devono oggi impegnare una Comunità che abbia davvero voglia di crescere cercando di consolidare quello che di positivo è stato creato nel tempo e spingere tutti ad un maggiore sviluppo dell’area con un occhio sempre attento e vigile alla salvaguardia dell’ambiente che lo circonda.
Cordialità.
Avv. Rocco Fuina
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