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sabato 24 maggio 2014

Bolognetti: La mia dichiarazione di Non-Voto. A futura memoria. Domani mi recherò al seggio per far verbalizzare il mio non-voto

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani.

L’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali, abbiamo incardinato una lotta per richiamare il nostro Stato al rispetto della sua propria legalità. Questa nostra lotta, come altre, è stata di fatto resa clandestina. L’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani prosegue e ad un popolo che si vuole plebe, quotidianamente convocato nella piazza Venezia mediatica, è stata ad oggi negata la possibilità di sapere perché proponiamo un provvedimento di Amnistia, che è di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato, il nostro, che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale. Tutto questo avviene in un contesto in cui è negato dibattito e conoscenza su qualsiasi tema che abbia davvero una qualche importanza per il futuro del nostro Paese, dell’Europa, di questo nostro piccolo pianeta. Il comune denominatore di questa campagna elettorale per eleggere il Parlamento Europeo è la rissa, l’insulto, e si odono gli echi di antichi retaggi che hanno appestato il XX secolo. In un documento che, manco a dirlo, è stato condannato alla clandestinità – “La Peste italiana” – abbiamo provato a raccontare la realtà di un regime dove da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale. Nella seconda edizione provvisoria de “La Peste”, non a caso, abbiamo voluto riportare la frase di un gerarca fascista, Bottai, che nel maggio del ‘45 ebbe ad affermare: “Il ritorno attuale ai partiti è una reazione momentanea, giustificabilissima. Si tratta di una rinascenza provvisoria che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo sarà qualificato antifascismo”. Come dire: dal partito unico del fascio, al fascio unico dei partiti del settantennio. In un dibattito politico, o per meglio dire partitocratico, sempre più asfittico e bizantino, di certo non è possibile far sapere al popolo sovrano che, in base a un precetto del Consiglio d'Europa, non è possibile cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni. Quattro anni fa, in occasione delle elezioni regionali, denunciavamo le “elezioni vietate” e affermavamo che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”. In quel documento scrivevamo: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale del 28/29 marzo nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”. Se qualcosa è cambiato da allora, è cambiato in peggio, come testimoniato dalle politiche 2013 e dalle regionali lucane del novembre 2014. Molto raccontano dello stato comatoso della nostra democrazia e della negazione del diritto a poter conoscere per deliberare i dati elaborati dal “Centro d’Ascolto” radicale e lo straordinario lavoro fatto da Gianni Betto. Ma - ahinoi, ahimè - anche questi preziosi documenti sono e restano clandestini, conoscenza riservata a pochi.
E certo gioverà ricordare a noi stessi e a chiunque potrà essere raggiunto da questo messaggio, che in occasione delle elezioni europee del 2009, a pochi giorni dal voto, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani nemmeno sapeva della presenza della Lista Bonino-Pannella. Il 15 maggio di quell’anno, Marco Pannella, nell’annunciare l’inizio di uno sciopero assoluto della fame e della sete nel quadro del Satyagraha per la libertà la giustizia e la pace, indirizzava una lettera aperta al Presidente della Repubblica, nella quale tra l’altro scriveva: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”. Nel settantennio partitocratico di metamorfosi del male, questo tesoro di lotta, di dialogo, di proposta e di iniziativa politica semplicemente non esiste. Il dibattito, se così vogliamo chiamarlo, lo si fa sui “costi della politica”, ma certo non sui “costi dell’antidemocrazia” e non sulla “strage di legalità che si fa strage di popoli”. Verrebbe da dire che fino a quando il tempio della democrazia continuerà ad essere occupato da scribi e farisei, non ci saranno elezioni ma solo partite truccate. Nel 1930, Ernesto Rossi, in una lettera inviata dal carcere di Bergamo, scriveva: “Ho sempre seguito la strada che mi indicava la mia coscienza, e veramente non ho nulla da rimproverarmi. Per questo, nonostante le giornate mi sembrino lunghe e le notti senza fine, sono in completa armonia con me stesso: è questo l’essenziale”. Ecco, anch’io voglio e devo seguire la mia coscienza, ed è per queste ragioni che domani mi recherò al seggio di queste ennesime elezioni farsa per far vernalizzare le ragioni del mio non- voto e magari per affermare che in queste sedicenti elezioni di tutto si è parlato tranne che del "sogno" che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e che è di Marco Pannella e certamente nostro. Il “sogno” di noi federalisti europei, che abbiamo deciso di non avallare con la nostra presenza questa farsa antidemocratica, che qualcuno chiama elezioni. Mi recherò al seggio per far verbalizzare che noi vorremmo una patria Europea contro l'Europa delle patrie e che occorre lottare per arginare il risorgere di ideologie che hanno appestato il XX secolo. Mentre si discute di processi sommari in piazzali Loreto virtuali e di tutto si parla tranne che dell' "I have a dream" di Altiero, Ernesto, Eugenio, Marco, il topolino de "La Peste" di Orano è diventato una zoccola. Antidemocrazia, "democrazia reale", totale assenza di contenuti e di dibattito, in una gigantesca, triste e ridicola rissa che qualcuno vorrebbe spacciare per elezioni democratiche.
Auguri a noi tutti...ne abbiamo davvero bisogno.

P.S.
Chiederò al Presidente di seggio di poter allegare alla mia dichiarazione una copia del Manifesto di Ventotene. Parafrasando Sciascia: a futura memoria, se la memoria avrà un futuro.

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