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martedì 15 novembre 2011

“GREEN ECONOMY”: BENEDETTO, INCORAGGIARE E PROMUOVERE “RIVOLUZIONE VERDE”


“Poco meno di 3.200 imprese lucane dei comparti industria e servizi e con almeno un dipendente, quindi circa una su quattro del totale delle imprese della regione, hanno investito nel 2008-2010 e/o investiranno nel 2011 in prodotti e tecnologie “green”: il dato che emerge nel Rapporto GreenItaly 2011-Symbola e Unioncamere è sicuramente incoraggiante”. E’ quanto afferma il presidente del Gruppo IdV in Consiglio Regionale Nicola Benedetto, sottolineando che “la green economy non è un settore legato esclusivamente ai comparti tradizionalmente ambientali – come per esempio il risparmio energetico, le fonti rinnovabili o il riciclo dei rifiuti – ma un vero e proprio “filo verde”, che attraversa e innova anche i settori più maturi della nostra economia, perché la peculiarità della green economy italiana sta proprio nella riconversione in chiave ecosostenibile dei comparti tradizionali dell’industria italiana di punta. E per incoraggiare il processo della “rivoluzione verde” anche nella nostra regione dove, non va sottovalutato, le imprese di “green economy” rappresentano meno dell’1 per cento del totale nazionale, già da tempo – evidenzia il capogruppo di IdV – ho lanciato l’idea progettuale che ho definito “quadrato verde” per interventi produttivi eco-sostenibili nell’area del Metapontino che tengano conto innanzitutto delle vocazioni naturali (agricoltura e turismo, su tutte).
Solo qualche settimana fa – continua – il Pianeta ha superato quota 7 miliardi di abitanti. Ciò sollecita più che mai la riflessione sulle possibili vie da seguire per realizzare una necessaria, non rinviabile convivenza tra processi antropici ed equilibrio degli ecosistemi e – in tale direzione - la pianificazione per uno sviluppo sostenibile a livello globale che ponga tra le sue priorità la tutela ambientale, oltre a politiche di equità sociale - è senz’altro una delle principali chiavi d'azione per affrontare le sfide dei prossimi trent'anni.
Questo a partire dall'elaborazione di modelli di sviluppo a minore impatto ambientale, ma anche – aggiunge - puntando su politiche in grado di perseguire una concreta sostenibilità sociale degli interventi, garantendo dunque condizioni di benessere umano (salute, sicurezza, capacità di partecipazione) equamente distribuite per classi e per genere. In sintesi, il modello di sviluppo sostenibile cui dobbiamo tendere si incardina necessariamente su un principio etico e politico, che implica che le dinamiche economiche e sociali siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e con la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera da garantire i bisogni delle future generazioni; un modello di sviluppo la cui concreta possibilità di attuazione dipenderà anche dalla nostra capacità di governance di componenti diverse e tuttavia concorrenti ed interconesse di ogni dinamica di sviluppo:economia, società, ambiente. Ed è un modello di eco-sviluppo della Basilicata che dobbiamo oggi contribuire a costruire per la Basilicata di domani, perché le soluzioni che stiamo individuando su Fenice, Centro Oli, nuova Arpab, ecc. – continua Benedetto - sono sicuramente positive ma se non sorrette da una nuova politica che guardi al territorio e alle sue risorse nella globalità saranno utili solo ad affrontare le attuali emergenze.
Abbiamo bisogno di un progetto che affronti nella sua interezza il tema dell’ambiente (dallo smaltimento dei rifiuti all’inquinamento elettromagnetico, sino all’informazione territoriale), sfuggendo alla tentazione di considerare la protezione ambientale come una politica settoriale, integrando viceversa la dimensione ambientale in ogni processo di formazione delle decisioni, puntando decisamente sulla tutela del territorio, delle attività produttive e della salute, valorizzando il “cuore verde” della Basilicata”.

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