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martedì 8 novembre 2011

Benedetto (Idv): ''Dove sono finiti i fondi del piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico?''


Mentre a Matera si vivono ore di angoscia per la sorte delle due persone disperse a seguito del maltempo di ieri, le parole pronunciate dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che confermano quanto purtroppo temevamo, sui fondi del piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico 2009, misteriosamente dissolti, drammatizzano ulteriormente una situazione che è già gravissima. Il valore totale degli accordi di programma sottoscritti con le Regioni per la difesa del suolo ammonta a circa 2.155 milioni di euro, di cui 800 milioni sono risorse Fas statali previste dalla legge finanziaria del 2010, 400 milioni provenienti dal bilancio del ministero e 954 milioni da risorse regionali. Dove sono finiti? Con il dibattito della scorsa settimana in Consiglio sulle emergenze ambientali è stato ribadito, unanimemente, che la tutela del territorio è innanzitutto una questione culturale e bisogna essere consapevoli del fatto che il dissesto idrogeologico ha un costo enorme. L’alto prezzo di vite umane pagato a Genova ed in altre parti del Paese in pochissimi giorni ci richiama alla mente, oltre alle immagini fotografiche di oggi sui giornali sull’emergenza determinata a Matera, le immagini delle alluvioni nel Metapontino dei primi di marzo. Le iniziative di protesta dei cittadini, degli agricoltori e del Comitato Terre Joniche, sino a promuovere l’ ‘alluvione tour’, perché lo Stato faccia sentire la sua presenza e quindi il Governo mantenga fede ai suoi adempimenti hanno pertanto un più forte significato in quanto reclamano la dovuta attenzione politica ed istituzionale rispetto al diffuso dissesto del suolo. I tagli operati dal Governo con le continue manovre finanziarie hanno colpito anche tutti i piani di risanamento del territorio che, forse, avrebbero potuto evitare tragedie come quelle di cui siamo costretti ad occuparci da settimane. Una colpevole responsabilità, dunque, che nel Metapontino ha assunto gli aspetti della discriminazione rispetto ad altre aree del Paese colpite da eventi alluvionali. L’alternativa alle proteste, alle mobilitazioni popolari e alle iniziative politico-istituzionali per mettere in guardia dal rischio di nuove esondazioni lungo le aree attraversate da quasi tutti i fiumi lucani è quella di incrociare le dita, cosa che possiamo anche fare, ma che non mette le nostre popolazioni al riparo sia della vita che di attività produttive e beni materiali. Secondo l’Ispra, negli ultimi 80 anni sono stati registrati 5.400 alluvioni e 11 mila frane, che hanno colpito 70 mila persone e causato 15 miliardi di euro di danni negli ultimi 20 anni. Non bastanoa far comprendere la gravità della situazione?
Nicola Benedetto - Consigliere regionale Idv

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