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mercoledì 1 febbraio 2012

Vivi per essere meraviglia! (W. S.)


Il manifesto della IV Edizione della 6 Ore dei Templari è ormai nella sua versione definitiva. Una versione pulita ed essenziale che, senza fronzoli, punta dritto al nocciolo comunicativo.
Da qui al 5 maggio, è l’icona che accompagnerà l’insieme degli stakeholders (come si dice oggi!) che ruotano intorno alla manifestazione: i proponenti, i sostenitori, gli organizzatori, i partecipanti podisti e la realtà sociale che accoglie. Il manifesto, come le mille altre cose di cui è fatto un evento, ha una funzione informativa, ma serve a dare una motivazione in più a chi è già convinto di essere parte interessata, vuol fornirne alcune a chi ancora non lo è.
La premessa di fatto della 6 Ore è che la gara si svolge intorno al borgo badiale di Banzi che costituisce il centro del piccolo paese. E allora, l’idea grafica di fondo è una  curva spezzata che si fa e percorso di gara e abbozzo di una abbazia. Una associazione che ci è apparsa subito come qualcosa di più della pur non banale coincidenza tra una gara podistica e la location che la ospita. Lo sfondo è un cielo grigio futurista che vien fuori da intersezioni di semipiani e che disegnano, anch’essi, percorsi ad altre quote.  Il cielo, inoltre, viene delimitato da un barra (un orizzonte?) di un colore che ricorda le nostre ciliege maggioline. Il tutto suggellato da una un aforisma di William Shakespear (Vivi per essere meraviglia!) che conferma che non di sola suggestione religiosa si tratta ma di qualcosa di ancora più generale.
Ma di quale meraviglia vogliamo parlare e respirare? Della meraviglia dell’Assoluto? In una gara podistica evocarla non sarebbe proprio un delitto, sia per i traguardi che si vogliono e che si possono raggiungere sia per i tanti record che si conseguono. No, ciò di cui vogliamo parlare è qualcosa di più semplice e che non è riservata a pochi, ma che è alla portata di tutti. Non è la meraviglia dell’assoluto ma la meraviglia del relativo: quella che è prossima a noi stessi. Tante sono le immagini possiamo evocare di questa manifestazione che ci hanno consentito di superare quel gap esistente tra noi e ciò che ci sta intorno (la prossimita, appunto). Io ne ho in mente una, nitida, ripresa da una fotografia o, forse, da un video amatoriale: un ragazzino che corre e si affianca al podista inglese Richard Whitehead per chiedergli qualcosa e Richard rallenta per dargli la risposta.

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