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venerdì 24 febbraio 2012

Fima: agricoltura bene comune, ma occorre piu’ politica.


Ritornare ad un mercato orientato alla società. Questo il messaggio che Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli ha lanciato a Matera durante l’ acceso dibattito con i vari movimenti provenienti da diverse parti d’Italia, alla presenza del nuovo Assessore Regionale all’ Agricoltura Mastrosimone e del Consigliere Regionale Falotico, per superare l’ emergenza e guardare al settore agricolo con una prospettiva diversa che unisca e dia nuove speranze agli agricoltori italiani. “Bisogna impegnare la Commissione politiche agricole nazionali - hanno evidenziato i due esponenti regionali - affinche’ vi sia maggiore consapevolezza del Governo nel recepire le rivendicazioni dei movimenti agricoli”. Il futuro dell’ agricoltura italiana dipenderà molto dalla capacità e volontà che il Governo Monti saprà dimostrare anche in ambito comunitario. “L’ Europa deve fare di piu’ - ha dichiarato Saverio De Bonis, coordinatore della Fima nella relazione introduttiva concordando con il Ministro Catania - perche’ gli agricoltori chiedono di non disattendere i trattati istitutivi dell’ Unione europea che proprio sull’ agricoltura hanno sperimentato la politica comune prevedendo, innanzitutto, di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola europea, attraverso il miglioramento del loro reddito”. Un reddito che, al contrario, in Italia peggiora a seguito anche di un baratto sleale. Nei vari interventi e’ stato evidenziato come sia necessario far capire agli industriali italiani e agli altri partner europei, oltreche’ a tutti gli europarlamentari distratti, di destra e di sinistra, che, barattare le materie prime agricole europee per favorire altri scambi commerciali, in nome della crescita di paesi che vivono in condizioni di maggiore difficoltà, espone al rischio di creare situazioni di nuova povertà, mettendo a repentaglio la salute dei consumatori europei. Occorrono, dunque, giuste compensazioni per gli agricoltori italiani che non possono avallare questo baratto con una riduzione dei loro redditi del 35 per cento negli ultimi dieci anni rispetto a tutti gli altri partner europei e che oggi manifestano un disagio crescente. La Pac, insomma, da noi ha funzionato poco e male. “I riflessi positivi di un’ agricoltura nazionale fortemente tutelata, oltreche’ sull’ indotto - ha aggiunto il coordinatore Fima - si riflettono sui bilanci sanitari e ambientali dello Stato, su quelli comunali, dunque, sulla crescita complessiva del Paese e sulla qualita’ di vita dei suoi abitanti”. “Noi non siamo protezionisti - ha concluso De Bonis nella sua relazione - ma di fronte all’ apertura delle frontiere e’ impensabile poter competere sul piano dei costi di produzione di fronte al nord-africa, che non ha i nostri standard di sicurezza. E’ piu’ ragionevole prevedere una compensazione da far pagare direttamente all’ export europeo con una tassa di scopo che non gravi sui bilanci pubblici italiani e comunitari, e che ci consenta di salvaguardare il territorio, le nostre eccellenze e i nostri consumi”. “C’e’ un ritorno verso l’ agricoltura nei Paesi europei che soffrono, come noi, di una crisi strutturale dell’ economia, ma la politica, europea e nazionale, deve fare di piu’ per affermare l’ idea di agricoltura come bene comune - ha evidenziato Don Basilio Gavazzeni - soffermandosi sull’ importanza di affermare la centralità dell’ uomo e della terra perche’ i segnali di allarme travalicano ormai i legittimi interessi di categoria”. “Il governo Monti - ha evidenziato in chiusura Paolo Rubino del Tavolo Verde Puglia e Basilicata - non porta nessuna responsabilità diretta per le condizioni che hanno provocato il disagio nel mondo agricolo, va detto però che nessuna delle misure adottate sinora apporta agli agricoltori il minimo sollievo, mentre servono politiche atte a frenare anche la finanza internazionale, e con essa la volatilita’ dei prezzi, ad esempio, attraverso il ripristino della regolamentazione del mercato delle merci agricole”. 

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