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sabato 11 febbraio 2012

PISTICCI: DOMENICO LAZAZZERA SCRIVE AL PRESEDENTE DE FILIPPO


Egregio Presidente,
le scrivo per invitarLa a staccare dalla faticosa e ciclica routine di impegni quotidiani, caratterizzata da incontri, riunioni, appuntamenti istituzionali, sedute di Giunta e di Consiglio, sottoscrizione di documenti ed atti e vivere una giornata diversa.
Auspico che Lei accetti la mia proposta di venire a Pisticci e passeggiare per le vie dei centri abitati del suo territorio ed anche in quei luoghi che continuano a rappresentare la speranza tradita del rilancio di una intera comunità, come la zona industriale in Val Basento, la costa jonica e l’entroterra ricco di produzioni agricole di qualità.
Le propongo, per un giorno, di vivere in maniera differente l’approccio a quella realtà di cui le scelte delle istituzioni determinano il destino. Un approccio più diretto, più umano.
Camminando potremmo riflettere, insieme, su quanto stridente appaia il contrasto tra le potenzialità di un territorio stupendo e la sua decadenza, interrogandoci sulle ragioni che continuano ad impedire la rinascita della terza comunità lucana, nonostante la ricchezza dei suoi paesaggi, l’ampiezza dei suoi spazi, la differenziazione architettonica ed urbanistica, la presenza della collina, delle pianure, del mare, della zona industriale ed il profumo della storia appassito dal cattivo odore delle discariche, traboccanti anche per quelle disinvolte ordinanze regionali  che impongono di smaltire rifiuti prodotti altrove, soffocato dal respiro silente sparso per l’aria dall’amianto, pesante eredità di un’industrializzazione che oggi ha lasciato sul campo solo disoccupazione e morte. Perché qui a Pisticci, oggi, la gente muore di cancro più che in altri territori. E non giova a questa tetra statistica sapere che i fiumi che solcano questa terra sono inquinati e privi di controllo ed i terreni continuano ad essere avvelenati. Anche quando le indagini conducono ad individuare delle precise responsabilità si forza la memoria sino a dimenticare tutto, fino al prossimo sversamento, mentre sull’altro piatto della bilancia non resta nemmeno il misero contrappeso occupazionale. La Val Basento invoca risposte al suo bisogno di futuro. Resta, intanto, priva di una bonifica necessaria. Manca un piano industriale di rilancio. Gli unici affari sono quelli legati allo smaltimento di rifiuti spesso pericolosi e nocivi per l’ambiente e per il nostro ciclo alimentare. Con attività che sfuggono al controllo. Le altre prospettive di sviluppo, invece, restano sospese, abbandonate a lungaggini ed esitazioni politiche, come l’aeroporto, per il quale si continua a perdere tempo. Realizzare un piccolo ed insufficiente ampliamento, che equivale a vincere solo la parte più semplice della sfida, sta richiedendo tempi biblici e non si scorge all’orizzonte un progetto convincente per la sua gestione. Eppure una infrastruttura del genere potrebbe essere davvero il volano dello sviluppo turistico e rappresentare una conveniente facilitazione degli scambi commerciali, soprattutto in campo agricolo.
I nostri giovani hanno ormai perso la speranza. Partono e spesso creano altrove le condizioni per vivere meglio. Partono e non ritornano se non per brevi soggiorni di vacanza e poi vanno via lasciandoci un alone di tristezza mista a rabbia, venga e guardi negli occhi stanchi di privazioni e sacrifici quei genitori a cui viene privata l’essenza stessa della vita, la gioia di veder realizzati qui nella nostra terra i loro figli, vederli maturare crescere ed affermarsi professionalmente e magari creare una famiglia e mettere al mondo dei figli per i quali continuare a vivere. Venga  a chiedere sig. Presidente a quelli che sono rimasti se sono soddisfatti della qualità della vita che scorre senza prospettive, se riescono a dare un senso ai sacrifici del loro studio o della loro formazione. Se hanno fiducia nel loro futuro e la forza di farsi una famiglia, magari grazie al petrolio che scorre a fiume nella nostra Regione. E perché, se questa è un’autentica ricchezza, ogni anno continuano ad emigrare.
Cammini con me, Presidente, nelle principali vie dei centri abitati, in cui spesso potrà scorgere senza ostacolo d’uomo l’inizio e la fine del percorso. Accade a Pisticci centro, il cuore della storia di questa comunità, un abitato che rischia di franare per l’assenza di interventi di consolidamento, che non riesce a rilanciarsi nel turismo anche per la sussistenza di un vetusto decreto di trasferimento, che scarica i suoi reflui ancora a cielo aperto e che rischia di perdere ulteriore vivacità e quel po’ di indotto e prestigio offerti dalla presenza di un tribunale a rischio chiusura e per difendere il quale la regione ha brillato per la sua assenza. Ed accade anche a Marconia, il futuro mai compiuto di questa città, dove i giovani ci sono, ma egualmente non restano e cercano occasioni altrove, dove lo sviluppo urbanistico è un caotico susseguirsi di deroghe e dinieghi in assenza di programmazione e dove viviamo il paradosso di palazzi nuovi, ma già fatiscenti con il rischio di crollare sulle teste delle persone che li abitano.
E poi mi piacerebbe anche circolare un po’ in auto, giusto per scoprire quant’è confortevole la nostra provinciale per marina di Pisticci, ampliata in maniera inorganica ed incompleta, con un manto stradale a macchia di leopardo e le uniche testimonianze di modernità, l’illuminazione a pannelli solari nei punti critici, spente da tempo e mai riparate. Un altro segnale di decadenza ed abbandono.
Lungo questo percorso visiteremo assieme quello che fu l’ospedale di Tinchi, un fiore all’occhiello per l’intero metapontino  ed oggi un ex ospedale, chiamato a pagare il prezzo di una politica che taglia alla cieca e priva il territorio della dovuta sicurezza sanitaria. A Tinchi non è più possibile nemmeno gestire l’emergenza. Tocchi con le sue mani l’assurdità di spese anche recenti per miglioramenti estetici fini a se stessi, mentre i reparti scompaiono assieme al personale sotto la scure dei trasferimenti.
Andiamo insieme a mare e riflettiamo di fronte a quel paesaggio sulle ragioni per cui il sempre disatteso piano dei lidi dovrebbe penalizzare questa porzione di costa rispetto alle altre. Discutiamo dell’eterna scommessa sul turismo come alternativa al fallimento industriale, una scommessa persa, una prospettiva che continua ad essere solo una sfuggente chimera, con la quale riescono ad arricchirsi solo i grandi gruppi imprenditoriali, mentre le ricadute sul territorio si riducono a pochi e precari posti marginali e stagionali. I piccoli operatori locali, invece, boccheggiano, asfissiati dalla burocrazia e stretti nella morsa di un tempo troppo breve per rendere profitto, in attesa, ancora, di un modello di destagionalizzazione che non si compie e mantiene i suoi contorni indefiniti-
Non sono più rosee le prospettive del comparto agricolo. Di fronte alle congiunture macroeconomiche che avviliscono i sacrifici di numerosi produttori non viene colta l’opportunità di una riconversione nel settore agro energetico che oltre a rappresentare una valida alternativa per gli agricoltori può essere motivo di crescita, come invece avviene in Puglia. Anche in questo settore sembra vana la speranza dell’attesa di tempi migliori, con le primizie del metapontino che faticano a trovare mercato e le aziende messe in ginocchio da frequenti calamità, causa anche di limiti infrastrutturali a cui si continua a non mettere mano, mentre i tempi per i risarcimenti si allungano a dismisura. E’ accaduto di recente, con l’alluvione del marzo 2011. Il ristoro delle aziende, nonostante sia trascorso un anno, resta per lo più inevaso e la vera spinta propulsiva è arrivata da comitati spontanei delle categorie, prima che dalle istituzioni.
Ci dica, Presidente, perché questa terra continua ad essere relegata all’ultimo posto nei pensieri di chi governa questa Regione. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’ha visitata? Forse è un po’ troppo per avere piena consapevolezza dei sui problemi e per riuscire a centrare i non più procrastinabili obiettivi che potrebbero permetterne il rilancio. La sensazione che Pisticci sia un angolo della Lucania troppo facilmente e troppo spesso dimenticato dalla Regione Basilicata è forte. Altrettanto il senso di scollamento tra le attenzioni dei governanti e le aspirazioni dei governati. Un sentimento di abbandono di cui potrà avere consapevolezza in prima persona, se accetterà il mio invito. Un invito a discutere, a toccare con mano esigenze ed aspirazioni di una città delusa ed anche a mettersi in discussione, in modo sereno ed onesto, mostrando, una volta tanto, il volto nuovo, più umano e sincero, della politica e degli uomini che ne sono protagonisti. In fiduciosa attesa,
                                                                                      Domenico Lazazzera
Pisticci li 10.02.2012.

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