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sabato 3 luglio 2010

OSPEDALE DI CASTELLANETA

abbandonato e terra di conquista

a repentaglio la vita dei pazienti

Il Patronato Inac della Cia evidenzia che l'Ospedale di Castellaneta è in uno stato di totale abbandono. A nulla sono finora valsi appelli, raccolte di firme, denunce sui giornali e pressanti inviti.

La marginalizzazione della struttura determina il continuo svuotamento di professionalità e competenze; infatti un numero consistente di medici è stato finora costretto alla migrazione presso altre strutture.

L'Ospedale di Castellaneta è forse inteso come “terra di conquista”, o concessione appetita e disponibile per “paracadutaggi” esterni (preferibilmente dalla provincia di Bari, terra di provenienza del direttore generale)? É questa la logica sottesa al recentissimo trasferimento del primario di cardiologia, dott. Antonio Scarcia?

Problemi annosi continuano, a distanza di lungo tempo, a rimanere irrisolti ed anzi si aggravano.

Una struttura ospedaliera, quella di Castellaneta, al servizio di un bacino di utenza superiore a 100 mila abitanti, continua a non disporre di una moderna TAC e di una Risonanza Magnetica adeguata ai bisogni. I pazienti vengono così sballottati per tutta la provincia, fino a Grottaglie, e prossimamente forse anche fino a Manduria?

La vita dei pazienti sottoposti ad interventi delicati e di urgenza è messa continuamente a repentaglio dalla perdurante mancata attivazione della Rianimazione (struttura sigillata e non ancora utilizzata da anni), su cui si registra un impenetrabile mutismo da parte della direzione generale della ASL (compensato però da improvvisi ed inopinati atti d'imperio, come il recentissimo trasferimento del primario di cardiologia).

Nel mentre si negano finanche elementari attrezzature ai reparti e al pronto soccorso, si sperperano e si consente che si dilapidino fior di quattrini per assecondare le manie di ostentazione di grandezza (leggi installazione di parquet) di qualche “paracadutato” sindacale con responsabilità amministrative.

Tra il personale sembra regnare un clima di timore reverenziale nei confronti dei massimi responsabili, che sarebbero tesi a opacizzare le inerzie e le inadeguatezze attraverso “consigli” ad evitare la divulgazione di notizie “dannose” per l'immagine.

Altro che goffi tentativi di mettere la sordina ai problemi, gravi e reali, che affliggono la struttura. Il termometro vero è la percezione quotidiana di pazienti, operatori e cittadini: una senzazione di rabbia e inquietudine per l'abbandono dell'ospedale.

É giunta l'ora di dare risposte, chiare e risolutrici. É giunta l'ora di rendere conto dell'operato, dei soldi pubblici utilizzati e del merito delle scelte (adottate o ignorate, tentando di sedare e sopire, come consigliava il conte zio nei “Promessi Sposi”).

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