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domenica 20 giugno 2010

MARCONIA: PRESENTATA AL CECAM LA PRIMA RACCOLTA DI LIRICHE DELLA POETESSA. LE SEMPLICI PAROLE DI GRAZIA GIANNACE

Nel suo primo significativo impatto con il mondo della poesia, Grazia Giannace si distingue per il linguaggio semplice, spontaneo, genuino, ed che anche nella sua classicità di impianto è sempre ben delineato nei versi. Uno stile che si evolve naturalmente nei suoi componimenti, dove il filo conduttore della trama poetica è tessuto attraverso i sentimenti, le forze della natura, i paesaggi, creature viventi e palpabili che diventano protagonisti di rilevo e non semplici comprimari. Ecco perché l’universo poetico di Grazia Giannace è ricco e variegato, quando dà spazio e forza a tutto ed a tutti, dal Basento, alla campagna, ai frutti, al giardino, alla terra ed ai suoi silenzi. Seppure al suo esordio dopo un lungo tirocinio, la poetessa mostra una maturità ed un buon equilibrio fra linguaggio letterario e linguaggio parlato, che provoca un effetto, anche estetico, di grande suggestione. Gli elementi fonoprosodici abbondano e creano rimandi continui di senso, con frequenti riferimenti a elementi letterari. Nella sua silloge “Le mie parole. Semplici”, l'autrice privilegia tematiche solo apparentemente diversificate ma in realtà legate dal filo conduttore unico dell’amore per la sua terra, la casa, la famiglia, gli affetti, vivamente preoccupata anche per il futuro della sua terra, come è evidente in “Pisticci 1688”, che rievoca la Notte di S. Apollonia, un messaggio sottinteso a vigilare affinchè tali tragedie non si abbiano più a ripetersi. E’ dunque una poetica quella di Grazia Giannace che si delinea su un progetto mirante a costruire una stabilità nel tempo, nel quale tutto l'essere comunichi, senza perdere di vista il dialogo. Lo si nota, chiaro e palese in quella lirica unica che è “Identificazione in cui l’analisi introspettiva e l’indagine psicologica raggiungono i vertici più sublimi. In questo intreccio tra stile e comunicazione, un ruolo importante è svolto dalle raffigurazioni e dai disegni che fanno parte integrante dell’opera. Una presenza non autoritaria ma che traspare velata, soffusa, pregna di messaggi; non un semplice corollario o elemento decorativo, ma un vero commento che arricchisce i temi di altre riflessioni. Un binomio, quello tra arte e poesia, tanto antico quanto l’uomo ma che in questa raccolta assume una dimensione più marcata. Non monadi isolate, che si invece si integrano e si soccorrono, rendendo più completa e plausibile l’opera. Al punto che sorge spontaneo un quesito inquietante, se Grazia Giannace sia più pittrice che poetessa o ambedue le cose e perché avverte la necessità di integrare i temi della sua ispirazione ricorrendo ad altre arti. Noi riteniamo che avvalendosi di questa tecnica, che pure non è nuova, ma che qui assume una caratteristica diversa, Grazia Giannace si dimostra già autrice completa oggi, degna di rappresentare la poesia. I suoi quadri sembrano esprimersi in versi e parlare e le sue liriche sono veramente quadri d’autore, dei tableaux viventi. Ecco perché la poesia di Grazia si eleva per stile, per eleganza e “grazia”. L’opera è stata presentata al Cecam di Marconia, alla presenza di un numeroso e qualificato pubblico, con i saluti del presidente Giovanni Di Lena e relazioni di Dino D’Angella, Pietro Varuolo e Giuseppe Coniglio.

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