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lunedì 11 agosto 2014

POZZI DI GAS CHE ESPLODONO E BRUCIANO E ISTITUZIONI CHE NON APPLICANO IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE.

Il Comitato Mediterraneo No Triv ha inviato ai Sindaci di Policoro, Rotondella e Nova Siri, oltre che al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, il terzo invito ad applicare il principio di precauzione perché a Policoro dove una società intende cercare ed estrarre gas in una zona a forte vocazione agricola e su una falda acquifera importante.
Non è possibile rifiutare di emettere ordinanze contingibili e urgenti per tutelare la sicurezza dei cittadini. In altre zone alcuni impianti hanno subito degli incidenti, come appunto accaduto in agro di Pisticci per i Pozzi n.25-26-e 27, dove si è verificata la dispersione di sostanze inquinanti nel suolo. In quel caso la società rassicura dell’irrilevanza dei danni perché quella zona non è densamente abitata e non ci sono falde acquifere: Pura fortuna allora? E non è questo un motivo sufficiente per considerare l’estrazione di gas non sicura in zone densamente abitate e a vocazione agricola?
Inoltre, l’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, con Guida Tecnica del 2014 ha indicato i criteri per la collocazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività.
Nella relazione, si parla d’incompatibilità di questi impianti con industrie potenzialmente pericolose e il pensiero corre subito all’Itrec di Rotondella non molto lontano da Pozzo Morano. Tale autorevole indicazione contribuisce, rafforza e sostiene la richiesta di Mediterraneo No Triv, di applicare il principio di precauzione. Inoltre, con un’inchiesta molto approfondita realizzata da Maurizio Bolognetti collaboratore di Radio radicale e Segretario Radicali Lucani e dagli archivi dei Radicali Lucani emergono anche altri elementi che devono aiutare a escludere l’attività di estrazione di gas in zone agricole e densamente abitate. In effetti, il 6 aprile del 1992 con relazione inviata all’UMNIG (Ufficio Nazionale Minerario per gli idrocarburi e la Geoterrmia) la Società Petrolifera Italiana, comunicava che a Policoro (Mt) in un fondo agricolo un pozzo di acqua distante 130 mt dal Pozzo SP1 “Policoro 1, si stavano verificando fenomeni di ribollimento. A seguito di verifica dei tecnici, emergeva che il ribollimento era dovuto a infiltrazioni di gas metano.
Questo incidente è stato immediatamente posto in relazione con quanto accaduto nell’Ottobre del 1991 al Pozzo Policoro 1, il quale era partito in eruzione incontrollata. Quali le conseguenze per la salute degli abitanti che vivono ancora in quella zona? Quali gli impatti sul territorio? Domande ancora senza risposte. Le interviste di alcuni testimoni oculari parlano di fiamme, fuoco ininterrotto per oltre venti giorni e venti notti e di bestiame morto per le esalazioni.
Quali sostanze si sono disperse nel suolo e nell’aria in tutto quel periodo?
D dopo diversi mesi dall’incidente è stato necessario chiudere con il cemento un pozzo d’acqua distante 130 mt dal pozzo incendiato per la presenza di gas nelle falde acquifere ma nessuno ha avvertito la popolazione dei pericoli nell’uso di quell’acqua.
A questo punto e’ ancora possibile negare l’applicazione del principio di precauzione a tutela della sicurezza dei cittadini?
Inoltre, il principio di precauzione legittima anche la restrizione di alcuni diritti fondamentali, come l’iniziativa economica privata per la peculiare natura di beni come la salute e l’ambiente, il cui danneggiamento non potrebbe essere adeguatamente riparato attraverso un intervento successivo.

Avv. Giovanna Bellizzi
Portavcoce Comitato Mediterraneo No triv

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