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Presidente del Consiglio dei Ministri
Dott. Matteo Renzi
Palazzo Chigi
ROMA
Potenza, 21 agosto 2014
Egregio Presidente,
è da Lucano, prima ancora che da esponente politico e consigliere regionale della mia
Regione, la Basilicata, che Le scrivo.
Apprendo dagli organi di stampa della possibile soppressione della Corte d’Appello di
Potenza; notizia avvalorata anche da alcune pagine web del sito del Ministero della Giustizia
(http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_7_5.wp?previsiousPage=mg_14_7) delle quali
sarà sicuramente a conoscenza.
Prima di addentrarmi nel merito della questione, mi permetto di fare alcune considerazioni.
La Basilicata ha una popolazione di circa 580.000 abitanti, ha 131 Comuni e due Province:
Potenza, che è anche il capoluogo di Regione, e Matera. Non è mia intenzione racchiudere la
descrizione di una Terra che per me è la più bella d’Italia (mi permetta un po’ di
campanilismo) in questi pochi dati; ma questi numeri, che a Lei possono anche sembrare
piccoli, per noi Lucani sono grandi, perché rappresentano la storia tre volte millenaria di un
Popolo che ha una sua identità che affonda dunque le radici nei primordi della civiltà
occidentale; una storia importante e una identità forte.
Le dico queste cose perché, da Lucano, la percezione che si ha è quella che il Governo
nazionale si dimentica spesso che la Basilicata è una Regione che ha delle tradizioni, delle
specificità e delle esigenze sue proprie. Non è solo una Terra da sfruttare per il petrolio,
con pesanti conseguenze negative sia per l’ambiente che per la salute dei cittadini, e da
smembrare per andare incontro alla spending review, in spregio del sentimento di
appartenenza del popolo e violentando tradizioni e cultura.
E vengo, quindi, al motivo di questa mia, raccogliendo l’invito della consultazione pubblica
fatto sul sito del Ministero della Giustizia.
Dal sito del predetto Ministero, come accennato, si comprende che è ferma volontà del
Governo di procedere alla razionalizzazione della geografia giudiziaria, iniziata con i D.Lgs.
n. 155 e 156 del 2012, attraverso “la distribuzione sul territorio delle corti di appello anche
mediante la loro riduzione ed accorpamento” e delle relative Procure generali e al
perfezionamento di quella dei tribunali ordinari abbandonando “criteri come quelli che
hanno imposto di mantenere almeno tre tribunali per ogni distretto di corte di appello, o che
non hanno consentito la soppressione dei tribunali con sede nei capoluoghi di provincia, a
prescindere dalla conformità agli standard minimi di efficienza individuati all’esito dell’analisi
compiuta in sede ministeriale” “al fine di giovarsi delle economie di scala che ne
conseguiranno e, più in generale, di realizzare coerenti politiche di impiego delle risorse
disponibili”.
Quanto alla eventualità che vengano ridefiniti i criteri per un’ulteriore soppressione dei
circondari di Tribunale, eliminando anche Tribunali con sede nei capoluoghi di provincia,
vorrei ricordarLe che la Lucania, come altre Regioni d’Italia, ha già pagato il suo prezzo
sull’altare del contenimento dei costi, con scarsi risultati in termini economici, attraverso la
soppressione del Tribunale di Melfi e della sezione distaccata di Pisticci.
Per quanto riguarda la paventata soppressione della Corte d’Appello di Potenza, mi permetta
di fare alcune considerazioni di ordine politico e pratico.
Sopprimere la Corte d’Appello di Potenza significherebbe accorparla alla Corte di Salerno o
a quella di Bari; o cosa peggiore, affidare, per contiguità territoriale, il circondario del
Tribunale di Matera alla Corte d’Appello di Bari e quello di Potenza alla Corte di Salerno. Ma
i benefici in termini di contenimento della spesa sarebbero minimi (come quelli ottenuti con
la soppressione del Tribunale di Melfi e della sezione distaccata di Pisticci): i dipendenti,
come si legge anche dal sito del Ministero, andrebbero in forze alle Corti d’Appello o alle
Procure a cui saranno trasferite le funzioni degli uffici soppressi; e chi pagherà i trasferimenti
dei cancellieri e dei magistrati, oltre che della utenza intera della giustizia, una popolazione di
parti interessate, consulenti, avvocati, testimoni? Quindi dove sarebbe il risparmio in termini
generali? Ad un presunto , e solo presunto, risparmio statale, conseguirebbe un aumento dei
costi e dei disagi per una popolazione intera, col risultato, non di risparmiare in termini
oggettivi, ma soltanto di riversare il costo sui cittadini, già gravati per non dire vessati dalla
più alta tassazione del mondo.
Spero, poi, che voglia considerare, nel caso della Lucania, la morfologia prevalentemente
montuosa della regione e la situazione infrastrutturale della viabilità, che definire disastrosa è
poca cosa. La Basilicata, inoltre, incastonata com’è nel cuore del Sud, tra la Calabria, la
Puglia e la Campania, a fatica riesce a contenere la penetrazione della malavita organizzata; e
se oggi il fenomeno mafioso è ancora marginale è perché il nostro Popolo riesce a fare muro
anche grazie alla presenza dei presidi giurisdizionali.
Non Le sembra, infine, che giustificare tutto con le economie di scala sia riduttivo della
funzione giudiziaria, del ruolo della Magistratura e degli operatori del diritto? Amministrare
la Giustizia non può essere paragonato all’amministrazione di un’azienda. Un Tribunale non
è un impianto di produzione. Un processo non è un qualsiasi prodotto commerciale. Nel
campo del diritto e dei diritti non si riduce “il costo unitario al crescere della quantità
prodotta”, per dirlo in termini economici. La Giustizia ha sì necessità di riforma, ma non
certo quella attuata attraverso la soppressione dei presidi territoriali attraverso i quali viene
amministrata.
Mi rendo conto che le esigenze di contenere la spesa pubblica, derivanti anche dai vincoli
europei, sono cogenti. Ma la spending review sarebbe lodevole e credibile solo se
coinvolgesse quei settori della P.A. che rappresentano autentici carrozzoni che poco hanno a
che fare con i reali problemi dei cittadini e che, quindi, possono definirsi giustamente inutili.
Sopprimere presidi di Giustizia, quali le Corti d’Appello sono per i territori, non rappresenta,
per i cittadini in primis e per gli operatori tutti del diritto in secundis, la migliore scelta.
Anche perché, per riprendere uno slogan del Suo partito “non ce lo chiede l’Europa’.
Mi rivolgo a Lei e Le chiedo, quindi, di voler considerare queste mie riflessioni. Sia ben
chiaro che, però, in caso dovesse verificarsi quanto paventato, il Popolo lucano non
assisterebbe passivamente ad ulteriori di sopraffazioni e spoliazioni: il nostro Popolo, gentile
e pacifico, saprebbe difendere le sue buone ragioni remis et velis ad unguem.
Con la speranza che Voglia considerare l’estrema delicatezza della questione e con la fiducia
che Faccia prevalere le ragioni del buon governo, oltre che il rispetto per la cultura di un
popolo, che, in termini di diritto, ha dato tanto al nostro Paese,
distinti saluti.
Gianni Rosa
Consigliere Regionale della Basilicata
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
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