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venerdì 4 luglio 2014

MOTIVATO RICORSO IN CASSAZIONE DELL'AVV. ON. NICOLA CADALDO

SAVERIO RIVIEZZI ESTRANEO ALL'OMICIDIO GIANFREDI-SANTARSIERO?

PISTICCI - Saverio Riviezzi, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Salerno con Alessandro D’Amato, Antonio Cossidente, Giovanni Luigi Cosentino e Carmine Campanella, a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere del GIP presso il Tribunale di Salerno, difeso dall'avv. Roberto Cataldo su delega dell'avv. on. Nicola Cataldo, non faceva parte del gruppo dei mandanti e nemmeno degli esecutori materiali del delitto commesso a Potenza il 29 aprile 1997 ai danni dei coniugi Gianfredi, e che tanto clamore ha suscitato nell'opinione pubblica. Nel motivato ricorso in Cassazione in cui si chiede l'annullamento dell'ordinanza emessa dal Tribunale di Salerno, Sez. Riesame, la difesa sostiene che non esiste il concorso morale di cui ha parlato il Tribunale e che risulta dagli atti e soprattutto dalle dichiarazioni collaborative di uno dei capi dei Basilischi, Antonio Cossidente, che l'idea di uccidere i coniugi Gianfredi era stata progettata dallo stesso Cossidente, con l'adesione e l'assenso di Giovanni Luigi Cosentino. Circa la posizione di Cosentino, il Tribunale aveva osservato che la lettura delle dichiarazioni rese da Cossidente, gli esiti del confronto tra i due, il sostegno a dette dichiarazioni emergenti dalle propalazioni di D’Amato, che ha dichiarato di esserne venuto a conoscenza da altri soggetti oltre a Cossidente, ovvero Riviezzi, Nolè e soprattutto Lisanti Claudio, nel frattempo deceduto, con conseguente assenza di ogni profilo di circolarità della chiamata, la sua complessiva inattendibilità, quale collaboratore di giustizia, emergente in atti, consentono di ritenere altamente probabile che costui, ancora posto in una posizione di supremazia nell’ambito dell’emergente can dei Basilischi, abbia dato un mandato omicidiario a Cossidente Antonio, in uscita dal carcere per fine pena dopo un periodo di comune detenzione, per strutturare, compattare e favorire a decisiva crescita e imposizione del clan Basilischi. E per tali motivi aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare del Gip. Preventivamente Cossidente avrebbe chiesto l'adesione dei carcerati di Potenza, che facevano parte del gruppo dei Basilischi e poi di quelli del carcere di Matera, tra cui Antonio Mitidieri. Pertanto l'omicidio, sostiene la difesa, è stato programmato e ideato in carcere e il mandato ad uccidere determinato anche in due summit di due carceri diversi. In quel periodo il Riviezzi era in libertà e non faceva parte dei Basilischi, come afferma lo stesso Cossidente, per cui non ha dato alcun contributo. Per la fase esecutiva -si osserva ancora- è pacifico che abbia operato Alessandro D'Amato e che il fucile a canne mozze è stato fornito dal Cossidente, cosa che esclude la partecipazione del Riviezzi, ipotizzata calunniosamente da D'Amato. Non pare dunque fondata, secondo la difesa, la ricostruzione del Tribunale in ordine al fatto che il Riviezzi avrebbe partecipato alla fase ideativa dell'omicidio, perchè tanto è smentito decisamente dal Cossidente che precisa che la decisione è stata da lui presa nelle carceri sia di Matera che di Potenza con la partecipazione di altri detenuti mentre Riviezzi era fuori dal carcere. Nè è vero che ha partecipato alla fase organizzativa, perchè il tentativo di D'Amato di chiamare come partecipe il Riviezzi nella fase esecutiva con la fornitura di armi è miseramente fallito avendo Cossidente dimostrato che la seconda arma è stata da lui fornita. La presunta adesione di Riviezzi non ha alcuna rilevanza se, come ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione, "l'adesione per assumere rilevanza come forma di concorso deve essere espressa ed estrinsecarsi nel caldeggiamento o rafforzamento del proposito criminoso altrui". L'on. Nicola Cataldo ha dichiarato che rimane in fiduciosa attesa l'esito della Cassazione per dimostrare in maniera assoluta la completa innocenza di Saverio Riviezzi.

G. C.

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