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sabato 23 aprile 2011

ANLAC, l’ onorevole Antonio Di Pietro accoglie il monito degli agricoltori e allevatori italiani.


Durante l’ affollato incontro sul tema “Mercato, giustizia e sicurezza agro - alimentare. Il caso delle filiere cerealicola e cunicola” tenuto ieri a Matera, organizzato dall’ Anlac – Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli aderente ad Agci/Agrital – e Consorzio CAMPO, l’ Onorevole Antonio Di Pietro, a conclusione dei numerosi interventi, ha affermato: “mi impegno a comunicare da subito, a cominciare da martedì durante il mio intervento previsto alla trasmissione Ballaro’, le questioni irrisolte delle vostre filiere”.

Nella platea proveniente dal mezzogiorno d’ Italia erano presenti agricoltori e allevatori di numerosi movimenti della Sicilia, Puglia, Campania, Molise e Lazio, accaniti ad ascoltare l’Onorevole. Paolo Rubino, Coordinatore del Tavolo Verde ha detto: “i problemi dell’ agricoltura sono scomparsi dall’ agenda di governo, confidiamo nell’ azione dell’ On Di Pietro, unico rappresentante politico Nazionale che ha accettato un forte confronto e ci ha ascoltati”.

Di Pietro ha rimarcato: “sono onesto, per voi posso fare poco, continuero’ a sollecitare come voi l’Antitrust: la questione dei cartelli e’ molto diffusa in questo periodo di crisi nel paese, questa non e’ concorrenza sleale, ma delinquenza; faro’ ulteriori interventi in Parlamento, opposizione alla Camera, denunce televisive. Per me è estremamente importante avervi ascoltato. Ora il quadro in merito alla situazione cerealicola e cunicola è piu’ chiaro. La filiera dei conigli và assolutamente sostenuta e aiutata, urge l’ attuazione del piano di settore”.

Durante il dibattito non sono mancati riferimenti alla vita privata, per cui l’Onorevole ha mostrato la sua tessera di agricoltore. “Capisco i vostri problemi da agricoltore, io oggi posso farlo perché ho lo stipendio da Parlamentare. Anche io coltivo grano duro, producendo 20-22 quintali a ettaro, ma di alta qualita’ da quanto ho appreso questa sera”. Di Pietro, a margine dell’incontro a tema ha confessato: “mangio la carne di coniglio con piacere, da piccolo. Li abbiamo sempre allevati anche se in un numero ridotto. Ottimo la domenica ripieno, al sugo ma anche al forno, aiuta a togliere i problemi di stomaco”.

Purtroppo nel nostro mercato nazionale cunicolo – ha dichiarato nel suo intervento Saverio De Bonis presidente Nazionale Anlac – e’ sempre piu’ evidente l’ ipotesi di un cartello sui prezzi d’acquisto, segnalato dalla nostra associazione all’ Antitrust con prove documentali stringenti. Anche la Commissione esecutiva europea, a seguito di una petizione rimasta ancora aperta, ha rilevato in pubblica audizione che occorre indagare e che sarebbe utile e giusto intervenire in tempi più rapidi da parte dell’ Autorità antitrust italiana che da cinque mesi non ci ha ancora dato una risposta. Sembrerebbe che la legge non sia uguale per tutti nel nostro paese. In questa situazione è anche scandaloso che il Piano di settore non riesca ad essere varato; al suo interno tra le misure a costo zero vi sarebbe la riforma più importante: quella del sistema di rilevazione prezzi con l’attuazione di una commissione unica nazionale (cun) che renda piu’ trasparente il meccanismo e superi le attuali distorsioni che affliggono le borse merci. Un esigenza, questa, avvertita in tutte le filiere agricole che puo’ contribuire a risolvere il problema del reddito delle nostre aziende agricole”.

De Bonis conclude: “Inoltre il tema sicurezza nelle carni, derivante dall’ alimentazione dei nostri animali, e’ intimamente connesso alla filiera cerealicola. Cereali sani, privi di muffe (si e’ parlato in particolare della micotossina DON), come quelli prodotti nel mezzogiorno, oltre a non danneggiare il benessere dei nostri animali sono salutari anche per l’ uomo. Noi vogliamo garantire l’ assenza di queste sostanze sia negli animali che nell’ uomo, ma occorre che i limiti imposti dall’ Unione Europea vengano ridotti per aumentare la sicurezza verso i nostri consumatori. Gli agricoltori e i consumatori italiani, pur non essendo pregiudizialmente contrari agli scambi internazionali, esigono controlli serrati in Europa: non vogliono essere trattati peggio dei suini canadesi, per i quali i limiti di micotossine sono piu’ restrittivi che da noi “.
Durante il convegno sono state raccolte le prime 200 firme per una petizione lanciata da Matera all’ Unione europea, e sottoposta all’ On Di Pietro insieme a tutti gli altri firmatari del Comitato Anti Micotossine

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