La coerenza della maggioranza è insuperabile: si straccia le vesti denunciando l’ingerenza della magistratura bolscevica nella politica e poi, con un’interrogazione parlamentare urgente, chiede ispezioni e provvedimenti disciplinari contro i magistrati milanesi che si sono occupati della vicenda Ruby. Le uniche ingerenze evidenti sono quelle dei Governi Berlusconi nei confronti della Giustizia e della Costituzione: si contano quasi 40 leggi ad personamvarate dal 1994 ad oggi, che non solo rappresentano i tentativi, spesso riusciti, di soggiogare la democrazia alle esigenze del premier, ma comportano anche gravi conseguenze sul piano giuridico per tutti i cittadini.
Per questo non deve lasciare indifferenti l’iniziativa dei senatori del Pdl: si tratta, né più né meno, di una ritorsione nei confronti dell’autonomo ordine giudiziario e costituisce un avvertimento per chi volesse continuare a svolgere liberamente le indagini su ipotesi di reato, a prescindere da chi coinvolgono. Dalla maggioranza parte una controffensiva contro la stessa democrazia, che si regge sul principio di equilibrio tra i diversi poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
Se, con la politica dell’aggiungi un posto a tavola, l’esecutivo ha posto sotto le proprie dipendenze larga parte della funzione legislativa, con questa rappresaglia si tenta di soggiogare anche la magistratura. Non mancano d’altra parte i tentativi di porre sotto scacco lo stesso elettorato, con la legge-porcata, il conflitto di interessi, il boicottaggio dei referendum e le grandi promesse di un miracolo che non si avvera mai. Il berlusconismo, in ultima analisi, è la logica per cui se non si può ottenere democraticamente il consenso, lo si impone con veri e propri colpi di mano. Nel mirino della maggioranza non c’è solo la Procura di Milano, ma la stessa libertà di coscienza del sistema-Paese. E se gli atti di ispezione e gli eventuali provvedimenti disciplinari non dovessero bastare, è già pronta una norma per bloccare con legge il processo Ruby: ma la giustizia è amministrata in nome del popolo, perché siamo tutti noi ad aver bisogno di sapere se il premier ha commesso o meno i reati di concussione e prostituzione minorile di cui è accusato.
Per questo non siamo disposti a subire alcuna aggressione nei confronti della democrazia, a partire dalla legge sulla prescrizione breve che presto arriverà in Senato ci opporremo con ogni mezzo alla costante minaccia di una tirannia della peggiore classe sociale del Paese, che è precisamente il frutto di un rancore mai sopito verso la sovranità dei cittadini liberi, onesti e laboriosi.
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