Cari Amici,
la tv, come le cellule toto-potenti? Potremmo dirlo: è un acceleratore della liquidità quando il contenuto non esiste, ma sa rivelarsi invece un formidabile fissatore se l’evento si impone. E lo si vedrà ancora una volta alla fine della prossima settimana, quando andrà in scena la cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II. La tv oggi ha fame di liturgie forti, religiose o laiche; e quando la cronaca non ne offre, rimedia come può. Figurarsi dinanzi ad un evento nell’evento, quale si annuncia il prossimo 1° maggio. A chi è stato contemporaneo della vita di questo grandioso papa, capita in sorte di esserlo anche della sua glorificazione. L’enfasi si impone. Facile prevedere che non sarà agevole − un domani − custodire, nella memoria, il file dei funerali separato da quello dell a beatificazione.
La sovrapposizione eleverà a mito quest’uomo che pur non cercava lusinghe. Quando qualcuno infatti accennava − in sua presenza − al ruolo che egli aveva sulla scena internazionale o che aveva giocato nella caduta dei regimi dell’Est, irrimediabilmente rispondeva: «Siamo solo servi inutili». La coscienza di sé era il suo segreto meglio nascosto. Un giorno obiettò: «Cercano di spiegare dall’esterno la mia vita, ma il segreto è custodito nella mia anima». Il suo fascino e il magnetismo che esercitava sugli uomini del tempo erano annodati alla radice di sé. Salito sul soglio di Pietro nel momento in cui il papato appariva un’aporia della storia, una palla al piede della stessa esperienza cattolica, egli rilanciò la missione di Pietro, la riabilitò rendendola plausibile e necessaria agli occhi dei post-moderni. Uomo di fede, ha ridato cittadinanza alla fede stessa, contrastandone le dissolvenze, e dando a noi giovani della sua prima ora, come alla generazione successiva, la fierezza dell’essere credenti. La tv fu una sua formidabile alleata. Sembrò inventata per lui, per l’interpretazione che egli, dal primo momento, diede del pontificato romano. Testimonial di una tv che non scolorisce la vita. A tutti, anche ai lontani, disse: non temete l’oscurità, attraversatela e sarete luce. Nel preconio pasquale si canta: «O notte beata, tu solo hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi». No, nessuna paura: dalla finzione alla realtà, è la via dei santi.
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