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mercoledì 16 luglio 2014

Con CONVIS la fotografia dell’emergenza abitativa a Taranto



Dall’housing sociale la possibile soluzione ai nuovi disagi abitativi.
Nel workshop è stata presentata una sintesi della nuova ricerca sulla emergenza abitativa a Taranto: 96 abitazioni con meno di 29 mq., tre abitate da famiglie di sei persone!
Al via la mappatura delle abitazioni “pubbliche” disponibili a Taranto e l’elaborazione di un innovativo modello di housing sociale per “dare una casa” alle fasce deboli della società
Molto note positive dal workshop di CONVIS, un progetto pilota a carattere sperimentale che Fondazione CON il Sud intende replicare in futuro in altre città meridionali
Se i problemi cambiano devono cambiare necessariamente le risposte per risolverli. 


E negli ultimi lustri è cambiato radicalmente lo scenario dell’emergenza abitativa: alle “tradizionali” fasce a basso reddito della popolazione, storiche destinatarie degli interventi di edilizia popolare, si è aggiunta una ampia e variegata fascia di popolazione di single e nuclei familiari che, pur avendo un reddito medio-basso, non riescono comunque ad accedere al mercato immobiliare: padri e madri separati, giovani precari, badanti straniere, cassintegrati storici, una vasta platea di persone che vivono un disagio abitativo. Questo è il quadro che emerge dalla della ricerca qualitativa e quantitativa realizzata su “La condizione socio-abitativa del Comune di Taranto”, un documento realizzato nell’ambito del progetto CONVIS (CON VIvere Solidale Taranto) che, grazie ai fondi stanziati dalla Fondazione CON il Sud, sta attivando sul nostro territorio un vero e proprio Laboratorio Provinciale per l’inclusione e l’abitare. 
La ricerca è stata presentata questa mattina 8 16 luglio 2014) durante il workshop “La condizione socio abitativa del Comune di Taranto: il quadro attuale e gli scenari futuri”, tenutosi presso il Palazzo degli Specchi di Palazzo di Città di Taranto. La ricerca contiene una serie impressionante di dati e, anche se la statistica è fatta di freddi numeri incasellati uno dopo l’altro, non bisogna dimenticare mai che dietro ognuno di questi numeri c’è un disagio e, purtroppo, in molti casi un autentico dramma, situazioni alle quali si deve cercare di dare una risposta per evitare che si trasformino in tragedie. E così accade che se questi numeri disegnano un quadro preoccupante dell’emergenza abitativa nella città di Taranto, l’apprensione lasci poi il posto alla speranza che possano essere individuate nuove soluzioni al disagio abitativo diffuso in città. 

In questo senso, oltre alla tradizionale “edilizia popolare” riservata a determinate fasce reddituali, da tempo si va diffondendo il cosiddetto “housing sociale”, ovvero l’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti destinati ai cittadini con reddito medio basso che non riescono a pagare un affitto o un mutuo sul mercato privato, ma che comunque non possono accedere ad un alloggio popolare. Ai lavori hanno partecipato i rappresentanti degli organismi che partecipano in partneriato al Progetto CONVIS, introdotti dalla moderatrice Catia Marinò della Cooperativa Edilizia Acli “Giovanni XIII”, che ha spiegato come «alla fine del suo percorso il progetto CONVIS intende attivare un sistema integrato di mediazione sociale dell’abitare, un vero e proprio sportello territoriale attraverso il quale promuovere percorsi reali di inclusione sociale ed abitativa delle fasce deboli, una iniziativa, in particolare, rivolta alle fasce giovanili di popolazione nonché a coppie, studenti, immigrati e diversamente abili». Il Progetto “CONVIS: CONVIvere Solidale a Taranto” è stato invece presentato da Anna Maria Marrino, presidente di “Consorzio Solidale”, il soggetto capofila del partneriato, che ha spiegato che «siamo partiti dall’analisi dei fabbisogni abitativi e delle criticità dell’incontro domanda/offerta sul nostro territorio, oggi presentiamo una sintesi della ricerca effettuata in questa prima fase, mentre già stiamo passando alla mappatura e alla ricognizione dei beni immobili disponibili, con particolare attenzione a quelli “pubblici”; l’ultimo step del progetto CONVIS prevede la creazione di una agenzia/laboratorio per far incontrare domanda e offerta e, infine, la sperimentazione di formule innovative dell’abitare». Alfredo Spalluto, consigliere comunale delegato al Progetto CONVIS, ha poi detto che «il Comune di Taranto partecipa a CONVIS perché la soluzione dell’emergenza abitativa nella nostra città è uno dei punti principali dell’agenda dell’Amministrazione Stefano che guarda con particolare attenzione ai cittadini che vivono un disagio, e siamo convinti che questo progetto possa rappresentare un utile strumento per contribuire a trovare soluzioni a questa problematica, ma non mi riferisco solo a chi vive un disagio socio-economico, ma anche a tanti giovani coppie e single precari che dobbiamo sostenere nel raggiungere una autonomia abitativa rispetto ai nuclei familiari d’origine che, purtroppo, sempre di più sono costretti a sostenere i figli non ancora autosufficienti in età matura». Su “La condizione socio-abitativa nel Comune di Taranto” ha poi relazionato Francesco Maiorano dell’Associazione Ploteus che ha presentato sinteticamente i dati della ricerca qualitativa e quantitativa realizzata da CONVIS su “La condizione socio-abitativa del Comune di Taranto: il quadro attuale e gli scenari futuri”: «L’area del disagio abitativo a Taranto comincia ad allargarsi in modo turbolento interessando oramai circa 10.000 famiglie, dislocate per la maggior parte nei quartieri densamente popolati come il Borgo Umbertino, la Salinella, i Tamburi e, in parte, Paolo VI. La Città Vecchia merita un discorso a parte: oggi vi vivono circa 2000 persone il cui stato di degrado è talmente generalizzato che è come se le 700 famiglie vivessero un “mondo a parte”». «Eppure il contesto di Taranto – ha continuato Francesco Maiorano – ha grandi potenzialità, in particolare per l’enorme patrimonio immobiliare comunale con oltre 3.000 locali abitativi di cui 1717 in uso e in discreto stato di manutenzione». Due dati emblematici: uno negativo, a Taranto vi sono 96 abitazioni (abitate) al di sotto dei 29 mq., in tre di queste abitano addirittura famiglie di sei persone, nonché 1.039 comprese tra i 30 e i 39 mq., e un dato positivo, a Taranto la superficie per abitante supera i 40 mq, maggiore della media provinciale (39,53 mq/a) e regionale (38,31 q/Ab). Francesco Maiorano ha poi spiegato che «le famiglie tarantine unifamiliari con un solo componente sono 20.300 rappresentando il 25%, mentre le famiglie con due componenti sono 21.630 rappresentando il 27%; le famiglie numerose con 5 componenti e oltre del nucleo familiare sono 4.737 pari al 6%, mentre 1.097 sono le famiglie con 6 componenti e più. La famiglia media tarantina è quindi oggi formata da 2,52 componenti. Rispetto alle famiglie vi sono poi 15.512 vedovi/e per l’80% donne e 3.519 separati/divorziati. Ovviamente molti vedovi/e sono le famiglie di pensionati unifamiliari». Le abitazioni complessive a carattere abitativo sono a Taranto oltre 82.000, quelle abitate dai residenti sono 78.547, occupano uno spazio pari a 7.982.898 mq. e  Abitazioni con meno di 29 mq, case minuscole dunque, eppure c’è chi una casa non ce l’ha proprio, e non sa dove andare a dormire, un argomento su cui è intervenuta l’architetto Fiorella Occhinegro dell’AbFO (Associazione benefica Fulvio Occhinegro), l’associazione impegnata nella lotta alla povertà e da quasi un decennio in prima linea nell'affrontare le differenti emergenze sociali presenti sul territorio di Taranto e provincia: «nell'ultimo anno abbiamo rilevato un significativo segnale di aumento delle nuove povertà, purtroppo in linea con il triste andamento nazionale che evidenzia un notevole incremento delle soglie di indigenza». «Solo nel 2013 l'AbFO, nel suo centro di accoglienza notturno, ha dato ospitalità – ha poi detto Fiorella Occhinegro - ad una media di 45-50 persone a notte, sino a picchi nel periodo invernale di circa 110 persone, per un totale (in difetto), di circa 15.000 alloggi notturni l'anno per un totale di più di 700 persone diverse ospitate. E' bene sottolineare che tale tipo di servizio, che in altri centri di accoglienza italiani rappresenta un notevole costo per la comunità (su cifre analoghe si parla di 400 mila, sino a 700mila euro annui), grazie alla collaborazione sinergica tra Comune e AbFO, ha avuto un costo pari a zero!». Gli interventi su “Prospettive e scenari futuri per l’housing sociale a Taranto” sono proseguiti con quello di Carlo Martello, presidente Confcooperative Taranto, che ha sottolineato che «lo Stato deve riuscire a dare risposte concrete anche alle esigenze abitative dei cittadini, come ha fatto per anni e anni finanziando l’edilizia popolare, anche se, in presenza di una forte riduzione dei budget dei bilanci pubblici, se oggi vogliamo dare veramente una soluzione ai problemi di questo settore è necessario che il “privato” e il “pubblico” facciano sistema collaborando sinergicamente».
Riprendendo proprio l’intervento di Carlo Martello, l’architetto Rocco Alberto Cerino dell’ARCA Jonica Taranto, ha lanciato un allarme «tra pochi anni si esauriranno i fondi per gli strumenti che per decenni hanno finanziato l’edilizia popolare italiana che, pur avendo creato in alcuni casi “quartieri dormitorio” e in altri le condizioni affinché poi si sviluppasse il degrado sociale, comunque per lustri e lustri ha dato una risposta concreta alle esigenze abitative della popolazione; per questo dobbiamo essere pronti a individuare nuove forme di sostegno alla politica abitativa, soprattutto a favore di quei giovani che sembrano destinati a rimanere precari per molti anni, e in tal senso l’housing sociale rappresenta una straordinaria opportunità per risolvere questa problematica avviando anche processi di inclusione e integrazione sociale». Massimo Prontera, presidente Ordine degli Architetti Taranto, si è invece soffermato sui beni demaniali la cui dismissione «rappresenta per la città di Taranto una straordinaria opportunità per sperimentare nuove forme di housing sociale, magari con innovative coabitazioni, che da un lato risolvono il problema abitativo dei soggetti coinvolti, e da un altro possono rappresentare una interessante strumento di integrazione e inclusione sociale innestando in determinati quartieri nuovi nuclei familiari di differente estrazione culturale e sociale». Le conclusioni sono state affidate ad Angela Barbanente, vicepresidente e assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia, che ha lodato il progetto CONVIS che «ha il grande merito di aver analizzato con questa ricerca, che oggi ho ascoltato con grande interesse, il fenomeno abitativo a Taranto anche sotto l’aspetto sociale fornendoci una chiara fotografia del disagio abitativo nel capoluogo jonico. La Regione Puglia intende valorizzare le esperienze di housing sociale che in Italia sono ancora poco praticate, non a caso si utilizza ancora un termine anglosassone per indicarle, ed è nostra ferma intenzione realizzare sul territorio una agenzia per il suo sviluppo. Il Progetto CONVIS va già in questa direzione prevedendo la creazione di uno sportello territoriale in grado di far incontrare l’offerta e la domanda abitative, anche applicando nuove forme di housing sociale che favoriranno le tanto auspicate inclusione e integrazione».

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