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mercoledì 1 maggio 2013

Letta, Giordano (Ugl): ”Serve equità”.

“Molti dicono che la situazione attuale nella Regione è stata determinata da problemi, più o meno grandi, dell´Italia. Certo è che al nostro territorio, hanno scippato la centralità della vecchia e della nuova collocazione nazionale, la produzione e persino i consumi si sono spostati in altre aree con il risultato che i lucani continuano a perdere guadagni e soprattutto posti di lavoro. Ora qualcuno vuole destabilizzare la Basilicata attaccando uno alla volta i partiti che fin ieri governavano non badando minimamente alla politica distruttiva nazionale. Nell’attimo in cui ci si accorge che l´Italia, statisticamente, a volte, tra i primi paesi al mondo, ha attuato da tempo una politica miope, divisionista, senza visione collettiva contribuendo massicciamente all’aumento del debito pubblico, ci si rende conto che oltre 1900 miliardi di euro rappresenta un nuovo Guinness world record con certe ipotetiche opposizioni politiche della Basilicata alle prese con un continuo e stucchevole litigio (oramai litigavano anche con se stessi) che non ha fatto altro che aggravare la situazione. Nessuno si preoccupa più del bene comune, dimenticando che è nostro e quindi a carico e a vantaggio di tutti. Ora chi paga?” E’ quanto dichiara il segretario regionale dell’Uglm Basilicata, Giuseppe Giordano il quale aggiunge che, “Il nuovo governo Letta è nato per cambiare le cose. Si segue il principio che le decisioni devono piacere al popolo altrimenti non ci siamo. I cittadini rimangono impotenti davanti alla televisione e tra le miriadi di scenari, politico-economico-sociale, guardano ad un solo risultato, ossia si interviene ora che si è sull´orlo del baratro ed è obbligo decidere con urgenza. Questa emergenza la paghiamo tutti ora, il Paese ha bisogno di soldi – prosegue il sindacalista Ugl, Giordano - . Ecco che anche i pensionati diventano importanti! E´ vero, tutti hanno ignorato i pensionati cercando di convincerli che sono solo un peso sociale, che tolgono risorse ai giovani, che non devono essere uniti tra di loro, che devono scegliere i loro rappresentanti solo all´interno del bipolarismo, che l´Inps è in perdita... Sempre, quando c´è bisogno di liquidità, il vero bancomat sono le pensioni, ma attenzione ora devono essere quelle oltre i 10.000 euro al mese, quelle multiple derivate da vari fondi pensione separati, quelle calcolate su brevi periodi di lavoro con un metodo retributivo. Il vero bancomat per il Paese e l’azienda Basilicata, non devono essere le pensioni sotto i 2000 euro! La verità – prosegue il segretario Ugl - è che in passato si è sottratta la meritata ricchezza ai pensionati anche se il sistema pensionistico è in equilibrio, perché lì si trova un borsa aperta e sicura da cui ricavare denaro immediato. L’UGL ritiene vero che in futuro l´allungamento dell´aspettativa di vita potrà compromettere questo equilibrio, ma le riforme devono prevedere e arginare questo problema e comunque a questo i pensionati non si possono opporre, ma possono però pretendere una pensione dignitosa e rivalutata ogni anno. Bisogna tener presente che le previsioni economiche ipotizzano una crescita della svalutazione. Per l’UGL è incomprensibile capire che oltre i 900 euro le pensioni non siano più indicizzate ed è ancor più difficile, soprattutto per coloro che percepiscono oltre 500 euro al mese, aprire un conto corrente bancario che costringe all’utilizzo (pensati i nostri novantenni) di una “carta di debito” dovendo rimettere anche le spese di commissione. Vista la necessità di tamponare, ora, bisogna intervenire, ma con la massima equità! Non deve essere più possibile pensare di tartassare pesantemente i pensionanti, molti dei quali contribuiscono alla drammatica situazione dei propri figli senza lavoro e senza prospettiva immediata. Si colpisce il bene casa, penalizzando duramente il lavoro, i sacrifici di tante famiglie, molte volte, di generazioni. Tasse e balzelli, ma ci si dimentica di varare una seria e dura patrimoniale per il grande capitale e per le rendite parassitarie. Manca – conclude Giordano - una chiara prospettiva di sviluppo economico ed occupazionale, una cura così dura, rischia di ‘uccidere’ l’ammalato: c’è il rischio di una recessione pesantissima, dal momento che diminuiranno i consumi e con essi la produzione ed il lavoro”.

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