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sabato 12 settembre 2015

Andremo nei centri accoglienza per rifugiati. Detto fatto: ieri, Matera e Nova Siri



Andremo nei centri accoglienza per rifugiati. Detto fatto: ieri, Matera e Nova Siri
Lavevamo detto e lo abbiamo fatto: andremo nei centri di accoglienza per rifugiati a verificare di persona quale sono le reali condizioni di accoglienza in Basilicata partendo da quei posti dove vi sono state, nelle settimane scorse, proteste. Perché è facile dire 'raddoppiamo' se poi non sappiamo dove metterli e cosa fargli fare, tanto i disagi non sono di chi decide, ma di chi subisce queste decisioni, sia Lucani che migranti.

Ieri, siamo stati a Matera e Nova Siri, accompagnati dagli assistenti della Auxilium e della Senis Hospis che lavorano con i profughi in queste due Città a cui va un sentito ringraziamento. Così come ringraziamo i migranti che hanno passato la giornata con noi e ci hanno spiegato i motivi delle proteste inscenate nei giorni scorsi.
Quello che a loro interessa è ottenere l'asilo e poter lavorare. Tuttavia i migranti giunti in Basilicata non provengono da zone di guerra.
Come il centro di prima accoglienza di Sasso di Castalda, anche quello nel borgo La Martella di Matera è al completo. Ospita 133 profughi, di cui 3 donne. Anche loro hanno protestato, qualche tempo fa, per le lungaggini burocratiche cui lo Stato italiano li sottopone per ottenere lo status di rifugiato e godere dei relativi diritti. 40 di loro non hanno ancora una data di convocazione per laudizione in Commissione territoriale.
È vero però, anche, che questi ospiti, come quelli di Sasso, non provengono da zone di guerra ma da paesi poveri (Senegal, Nigeria e anche Pakistan), per questo 60 hanno già visto negarsi lo status e hanno fatto ricorso, che probabilmente verràrigettato.
La percentuale delle domande dei profughi che si trovano in Basilicata, che sono state accolte, è tra le più basse. Non sfiora neanche il 20%. Quasi tutti saranno destinati a rimanere clandestini. E poi? Poi andranno ad ingrassare le fila della clandestinità, mettendoli in una posizione debole che li renderà ricattabili. Insomma, lavoro nero, affitti in nero, zero istruzione, tutte piaghe che danneggiano non solo loro ma anche la nostra società.
Le proteste a Matera sono state un pòpiù ‘energiche, diciamo così, tanto che sono dovute intervenire le forze dellordine: muri sfondati, qualche furtarello (ci dicono) di contanti e anche qualche bici. Per raggiungere il centro città. Perché loro, i rifugiati, vogliono stare in centro, anche solo per fare una passeggiata. Hanno torto? No. Non si può tenerli isolati dal mondo. Altrimenti di che integrazione parla Pittella?
È evidente che labbonamento tv per vedere le partite, la rete wifi, la scheda telefonica, i corsi di italiano che i ragazzi del centro tengono per loro, il letti a castello che non usano, non bastano.
Vogliono anche il biglietto per lautobus ma i gestori del centro di accoglienza non possono garantire anche questa spesa.
A Nova Siri, la situazione è la medesima: su 36 migranti accolti, cinque hanno ottenuto la protezione umanitaria della durata di due anni, altri cinque, invece, hanno già fatto il ricorso in tribunale perché la commissione territoriale aveva respinto la loro richiesta. Tutti gli altri sono sempre in attesa di essere convocati.
Al centro di Nova Siri si sono attrezzati molto meglio. Fanno corsi di italiano e corsi serali per le scuole medie. Uno dei ragazzi ha anche trovato lavoro attraverso il progetto garanzia giovani e un altro, avendo imparato bene l'italiano, è stato assunto come mediatore culturale presso la stessa cooperativa.
Il sistema dell'accoglienza italiano, però, dimostra tutta la sua debolezza. Le lungaggini processuali della giustizia italiana e gli sbarchi incontrollati pregiudicano tutti gli sforzi sia dei reali immigrati che di chi li accoglie.
Su 36 immigrati di Nova Siri 2 lavorano, benissimo. Ma come mai dei 133 materani nessuno?


Forse perché i grandi numeri non aiutano la piccola Basilicata. I nostri Tribunali, pur essendo la Lucania poco popolosa hanno arretrati, pari, nelle debite proporzioni, a quelli delle grandi Città. Cosa accadrebbe se, come sembra, tutti i rifugiati facessero ricorso avverso il diniego della Commissione? Centinaia di ricorsi, oggi. Migliaia, domani. E i tempi della Giustizia si dilaterebbero ancora di più. 5 o 6 anni per vedere, magari, respinta la domanda di asilo.
Per questo siamo sempre più convinti che la direzione di sollecitare tramite Giorgia Meloni il Governo a prendere provvedimenti per accelerare l'iter dei richiedenti asilo sia la strada giusta.
Per questo riteniamo ancor di più che il raddoppio in Basilicata non sia fattibile: le strutture sono piene, il loro numero in proporzione alla popolazione lucana è già alto e, se già adesso ci sono segni di insofferenza, e non tra i Lucani, che sono popolo ospitale, ma tra i profughi stessi, cosa potrà accadere poi?
Se il Governatore imparasse che oltre gli slogan, oltre i buffet, ci sono esistenze che non possono essere trascorse solo a sopravvivere (e questo vale anche e soprattutto per i Lucani), magari si renderebbe conto che quella sul raddoppio è solo una grande operazione 'commerciale'. Altro umanità e solidarietà.
Potenza, 12 settembre 2015
Gianni Rosa, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale


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