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giovedì 14 maggio 2015

Confesercenti: in Basilicata nel primo quadrimestre 262 negozi hanno abbassato la saracinesca

E’ decisamente negativo in Basilicata il saldo tra aperture e chiusure di imprese del commercio (al dettaglio in sede fissa). Al primo quadrimestre sono 98 le iscrizioni contro le 262 cessazioni con un saldo negativo di 164 unità e del 2,2 per cento in meno rispetto al primo quadrimestre 2014. Lo rende noto la Confesercenti di Potenza sulla base dei dati dell’Osservatorio confederale a conferma che la crescita “resta una scommessa impegnativa” tenuto conto che complessivamente il saldo negativo nel Paese, sempre ai primi quattro mesi 2015, è di 12.750 unità. Tra gennaio ed aprile – sottolinea Confesercenti - hanno abbassato la serranda circa 162 attività al giorno, per un totale di 19.550 negozi chiusi. Le nuove aperture sono state invece 8.896, per un saldo finale negativo di 10.654 imprese. Un dato purtroppo sostanzialmente in linea con il saldo del primo quadrimestre dello scorso anno (-10.945 imprese). La tendenza che si registra nella nostra regione – commenta Prospero Cassino, presidente Confesercenti Potenza – non va assolutamente sottovalutata perché in percentuale è la seconda “peggiore” subito dopo la Sicilia (-2,9%). E – aggiunge - quasi tutti i comparti mostrano difficoltà: particolarmente sofferente il settore moda, dove si registrano più di due chiusure ogni apertura. Non riescono a ripartire nemmeno i negozi specializzati in carne e ortofrutta. La crisi, invece, sembra quasi aver giovato al commercio ambulante, l’unico comparto a registrare una variazione positiva: nei primi quattro mesi del 2015 a livello nazionale sono nate quasi 42 imprese al giorno, per un totale che sfiora le cinquemila unità e che porta ad un saldo finale positivo di 880. In lieve crescita anche il numero di negozi online (+44).
Aprile è il quarto mese consecutivo in cui l’indice generale dei prezzi registra una flessione su base annua. L’Istat spiega che la causa è innanzitutto il “persistere dell’ampia diminuzione dei prezzi dei beni energetici” (-6,4% dopo il -6,5% di marzo). Inoltre, dati Istat sul Pil certificano l’uscita dalla recessione ed è decisamente una buona notizia, ma la crescita resta una scommessa impegnativa come dimostra il fatto che per ora nel 2015 la variazione acquisita è un debole 0,2%. Pil positivo, dunque, ma anche Pil lumaca rispetto ai Paesi dell’eurozona, alcuni dei quali registrano performance decisamente migliori. Per Confesercenti siamo sulla buona strada ma occorre accelerare le misure che diano respiro alla domanda interna per rivitalizzare consumi e per ridare forza alla gran parte delle imprese che producono e lavorano per il mercato interno. “E’ necessario metter mano rapidamente a misure che riducano la pressione fiscale”, commenta Confesercenti, “invertendo tangibilmente la tendenza di questi anni su Iva, Irpef e addizionali. Occorre altresì restituire potere d’acquisto ai redditi medio bassi ed in questo senso sarebbe importante intervenire, sia pur gradualmente sulle pensioni. Da sciogliere ancora il nodo del credito: nonostante gli interventi, i prestiti alle imprese continuano a diminuire. Bisogna agire con più forza per mettere in condizione le Banche ed i Confidi di lavorare meglio e con meno vincoli, o continuerà l’emorragia di imprese, soprattutto quelle senza dipendenti, che in Italia garantiscono quasi 6 milioni di posti di lavoro. Per questo chiediamo la creazione di un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda – fra gli interventi più urgenti – tassazione e contribuzione agevolata per i primi tre anni di attività delle nuove imprese, formazione continua per gli imprenditori, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato, e un particolare sostegno dell’imprenditoria giovanile e femminile, necessario per favorire l’avvio di attività in proprio da parte di lavoratori dipendenti espulsi dal mercato del lavoro”.

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