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mercoledì 27 maggio 2015

ALBICOCCHE: CIA-AGIA METAPONTINO, TUTELARE I PRODUTTORI

Con una settimana di ritardo rispetto alla scorsa campagna ha avuto inizio negli areali precoci del Metapontino la raccolta dei primi quantitativi di albicocche in coltura protetta della varietà Ninfa. I primi stacchi hanno presentato un profilo qualitativo soddisfacente sia in termini di colorazione sia di calibro. L'offerta avviata sul circuito commerciale ha comunque risentito della presenza del prodotto spagnolo, pertanto i prezzi di esordio si sono attestati su valori inferiori a quelli registrati nella precedente campagna. Lo riferiscono in una nota congiunta Cia-Metapontino e Agia-Cia citando l’ Ismea che segnala, sui mercati interni, una forte pressione concorrenziale del prodotto spagnolo che sta appesantendo i listini anche delle varietà nazionale: puntuali come ogni anno sono infatti arrivate sui nostri mercati ortofrutticoli le albicocche dalla Spagna. Sono primizie di importazione, una “chicca” della distribuzione, grande e piccola, italiana e non. Vendute spesso in offerta, a volte anche sottocosto, per attirare consumatori impazienti alla ricerca della primizia a basso costo. Consumatori che diventano spesso vittime delle strategie commerciali basate su un prodotto “civetta” con il prezzo ribassato e sul ricarico di altri. In previsione della nuova sagra dell’albicocco a Rotondella (20-21giugno) Rudy Marranchelli a nome dei produttori della Cia fa il punto sulla campagna 2015: “quest'anno (come quello passato) il problema non è tanto sulla commercializzazione ma sulla mancanza di prodotto nel metapontino. Diventa sempre più necessario concentrare l’attenzione sul tema sulla produttività degli impianti e il cambiamento climatico, vale a dire mancano le ore di freddo necessarie in inverno, mentre il freddo è arrivato durante la fioritura che, insieme alle piogge, ha causato il fenomeno della “cascola”. Il destino delle albicocche è legato non solo a logiche di mercato. Le abbiamo provate tutte: dalle varietà “colorate” francesi e spagnole, a quelle che hanno permesso un calendario di maturazione sempre più ampio, con varietà molto precoci e molto tardive. Oggi l'innovazione sull'albicocco è importante per introdurre processi tecnologici e pratiche agronomiche in grado di mitigare i problemi climatici, contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 (l'università ha fatto molto in questo senso) e certificare le nostre produzioni. In sintesi importante l'aspetto varietale, che da solo si sta dimostrando non sufficiente a garantire il successo della coltivazione dell'albicocco. Altri fattori sono: materiale di propagazione certificato (sano e di varietà certa per evitare il diffondersi di "spiacevoli" situazioni "sharka e non solo" ); utilizzo di portinnesti idonei alle diverse condizioni pedoclimatiche; valorizzazione delle risorse genetiche locali; uso razionale della risorsa idrica; adozione di razionali pratiche. Infine, investire sulla territorialità e l'immagine di cultivar italiane da legare alla storia e alla cultura di un territorio. Serve una vera filiera del trasferimento delle conoscenze -conclude Marranchelli- in grado di concludere il proprio ciclo virtuoso migliorando le performance ambientali delle aziende agricole e capace di proporre strategie di comunicazione in ottica di ecodesign”. Sono per la Cia problematiche comuni a tutti i produttori di albicocche. Le regioni più importanti per la produzione sono l'Emilia-Romagna, la Campania e la Basilicata che rappresentano ognuna circa il 25% della produzione nazionale. La stima produttiva della campagna albicocche 2015 che vede per l'Italia un dato medio prossimo al -7% rispetto all'anno precedente, è il risultato di una situazione molto diversificata tra le varie regioni. In Italia se ne producono in annate normali dalle 200 alle 250mila tonnellate. L’Italia, per inciso, è il quinto produttore al mondo di albicocche, dopo Turchia, Iran, Uzbekistan e Algeria. Per la produzione 2015 noi stiamo ragionando sul 30-35% di produzione rispetto al 2014, per una serie di eventi negativi che sono iniziati lo scorso anno con l’estate fresca, poi proseguiti con la scarsa presenza di gelo, le piogge insistenti a fiore aperto in primavera e una scarsa impollinazione». In soldoni, pochi frutti. «Quindi, riassumendo: se ho pochi frutti, spero in prezzi migliori. Produrre un chilo di albicocche mi costa dai 60 agli 80 centesimi, dopo che ho risparmiato sui concimi e sui diradamenti. E adesso arrivano i grossisti a proporre 60 centesimi da corrispondere al produttore come lo scorso anno”. 

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