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martedì 26 maggio 2015

CASTANICOLTORI CIA MELFI-VULTURE

UN’ANNATA DA DIMENTICARE, INTERVENIRE PER LA CAMPAGNA AUTUNNALE. L’annata 2014 per i castanicoltori di Melfi-Vulture è da dimenticare in fretta. I dati Istat di questi giorni confermano che le importazioni italiane di castagne e marroni hanno superato quota 38.000 tonnellate, con una spesa di circa 93 milioni di euro. Si tratta di livelli mai raggiunti in passato. l prezzo medio all'import si è attestato a 2,44 euro/kg, in aumento del 14% rispetto al 2013. Sempre rispetto al 2013 l'incremento in quantità è stato del 18%, mentre il confronto con il 2012, mostra che le importazioni sono più che raddoppiate (+116%). L'impennata delle importazioni è da imputare al crollo della produzione nazionale conseguente essenzialmente alla diffusione del cinipide galligeno del castagno che ha arrecato gravissimi danni ai castagneti italiani. Il prodotto importato dall'Italia proviene per i due terzi dai Paesi dell'Unione europea, in particolare da Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia, Francia e Bulgaria. Tra i Paesi extra Ue spiccano Turchia e Albania, che nel 2014 si sono piazzati rispettivamente al secondo e al quinto posto. Quanto alla produzione del Vulture-Melfese ha subito un calo sino al’80% di castagne pregiate (il marroncino igp di Melfi) a causa della cinipide. In previsione della nuova campagna autunnale la Cia di Melfi rinnova la richiesta un confronto con le istituzioni (Comune e Regione) al fine di individuare, per tempo, alcune soluzioni. Tra le proposte diventate purtroppo “storiche”: istituire una banca dati di castanicoltori; aprire un tavolo di confronto tra produttori, associazioni di categoria e di prodotto per trovare forme di sostegno ed arginare il mancato guadagno a causa della perdita di produzione che si protrarrà oltre un quinquennio; prevedere nel nuovo PSR forme di aiuto finalizzate alla manutenzione dei castagneti anche per non aggravare danni ambientali e paesaggistici; individuare forme organizzative per l’utilizzo degli scarti come fonti energetiiche attraverso enti come Sviluppo Basilicata con progetti sperimentali di biomasse da sottobosco; infine rinnovare l’ordinanza di divieto di accesso nell’area del Vulture ai non proprietari di castagneti per l’intero periodo di raccolta per stoppare forme di abusivismo. Purtroppo il Piano messo in campo dalla Regione Basilicata risulta inadeguato ed insufficiente con la previsione lo scorso anno di soli 5 lanci nel Vulture dell’antagonista naturale del cinipide, il Torymus Sinensis . E' necessario fare molto di più al fine di velocizzare la soluzione del problema che di certo durerà anni, sulla base dell'esperienza di altre Regioni di Italia. E’ il caso di ricordare che i Comuni di Melfi, Barile, Rapolla e Rionero hanno sostenuto il costo di altri lanci per intensificare la lotta al cinipide con il conseguente monitoraggio - anche per i prossimi anni - con l’auspicio che il settore della castanicoltura possa riprendersi velocemente. Non a caso – evidenzia la Cia di Melfi - la centralità della buona agricoltura è il tema centrale della nostra presenza ad Expo2015, così come risulta evidente che il modello italiano di agricoltura è oggi una proposta ineludibile per costruire davvero un futuro fondato sulla green economy. "Ecco perché -sottolinea ancora la Cia- siamo ancora più impegnati non solo a promuovere l'agricoltura biologica, ma un'agricoltura che fa del biologico il protocollo di coltivazione per garantire tutela ambientale e valorizzazione dei territori. E' il ruolo dell'agricoltore custode che da sempre andiamo rivendicando e che vorremo fosse il modello di riferimento almeno per l'Europa. E tuttavia, se siamo consapevoli che per avere un mondo più verde ci vuole più agricoltura, siamo anche di fronte alle troppe difficoltà che gli imprenditori agricoli ogni giorno devono affrontare. Per questo noi come Cia, che rappresentiamo in Italia e dunque in Europa il maggior numero di imprese che fanno coltivazione biologica e il maggior numero d'imprese che interpretano la multifunzionalità agricola come servizio alla società, vogliamo lanciare un patto con i cittadini: si riconosca il valore e il ruolo dell'impresa agricola come produttrice di cibo buono e custode dell'ambiente e della biodiversità in cambio dell'impegno degli agricoltori a operare all'interno di una piena sostenibilità per garantire a tutti un futuro migliore e un mondo pulito. Ma questo presuppone che all'impresa agricola sia assicurato il giusto reddito, che deriva non solo dalla produzione (che pure deve essere giustamente remunerata attraverso accordi di filiera), ma anche dal suo operare nell'interesse collettivo".

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